Carceri, il garante provinciale dei detenuti : “Avellino e Ariano a rischio. Il Governo non interviene”

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La situazione nel carcere di Avellino e nelle case circondariali della provincia  irpina restano drammatiche. A lanciare l’allarme il garante provinciale dei detenuti Carlo Mele, con una conferenza stampa che si è tenuta questa mattina presso l’ex Caserma Litto. Ad affiancarlo nell’ennesimo appello rivolto alle istituzioni, a cominciare dal Governo centrale, affinché si affronti l’emergenza una volta per tutte ponendo fine a un continuo scaricabarile di responsabilità l’avvocato Giovanna Perna, responsabile dell’Osservatorio Carcere Campania.

“Indecorose per un Paese civile qual è e deve essere l’Italia. Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza, non va trasformato in palestra criminale. Vi sono in atto alcune proficue e importanti attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo. Subito, ovunque” ha detto il presidente della Repubblica alla cerimonia del “Ventaglio” lo scorso 24 luglio. Parole che, ovviamente, non sono passate inosservate a Carlo Mele il quale ha citato Mattarella proprio questa mattina in conferenza stampa.

“”Siamo preoccupati per l’emergenza idrica, il sovraffollamento, il personale di polizia non è in grado, a volte, di sostenere neanche i turni perché mancano gli agenti. Si evidenzia l’assenza di figure psicologiche, mancanza che aggrava il dramma della salute nel carcere. Non siamo mai riusciti a trovare un modo per alleggerire questa pesantezza, la malattia psichiatrica è ancora molto presente. Fuori dal carcere, la situazione è simile, ma lì dentro se non interviene l’ASL con i suoi medici è un deserto” ha affermato il garante provincia

“Ogni volta che entro in un carcere – ha raccontato – il direttore, gli agenti e gli stessi detenuti lamentano una situazione sanitaria che non è lodevole. Ma prima di parlare di carcere dovremmo riflettere sulla questione della giustizia, capire quali possono essere i processi alternativi alla detenzione. Chi fa misure alternative non ritorna al 95% in carcere, ma c’è questa grossa piaga: il Governo dice da mesi di voler intervenire, ma di fatto non lo fa. A questo punto, se vogliamo cambiare l’articolo 27, cambiamolo. Il Governo ha la maggioranza per farlo”.

In Irpinia, a destare più preoccupazione sono il carcere di Bellizzi e quello di Ariano. “Avellino ha una popolazione di oltre 600 detenuti con una capienza di 500: 100 persone in più. In una stanza di 24-25 metri quadri convivono 6-7 persone. Ad Ariano, dove sono stato 10 giorni fa, si registrano malattie infettive per le quali ho scritto all’ASL. Una profilassi va fatta per quello che è possibile. Ognuno scarica le proprie responsabilità sugli altri. Vorrei sapere a chi ci si deve rivolgere per risolvere questi problemi”.

“Ogni volta che entro in un carcere – ha raccontato – il direttore, gli agenti e gli stessi detenuti lamentano una situazione sanitaria che non è lodevole. Ma prima di parlare di carcere dovremmo riflettere sulla questione della giustizia, capire quali possono essere i processi alternativi alla detenzione. Chi fa misure alternative non ritorna al 95% in carcere, ma c’è questa grossa piaga: il Governo dice da mesi di voler intervenire, ma di fatto non lo fa. A questo punto, se vogliamo cambiare l’articolo 27, cambiamolo. Il Governo ha la maggioranza per farlo”.

 



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