dall’app Mosquito Alert agli indumenti ok

0
34


Fastidiose e irritanti, le zanzare sono le storiche compagne della bella stagione, che con il loro “zzzz” e le relative punture fanno da sottofondo alle tipiche serate estive. Ma gli strumenti per imparare a conoscerle e, di conseguenza, combatterle in maniera efficace non mancano.

Fra gli ultimi ritrovati c’è una app chiamata Mosquito Alert (gratis per iOS e Android), arrivata in Italia nel 2020 e che vede coinvolte diverse istituzioni, fra cui il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive di Sapienza Università di Roma (DSPMI). Come funziona? Oltre a darti informazioni sulle zanzare, ti coinvolge in un lavoro di monitoraggio. Basta aprire la app e inviare la segnalazione della puntura (indicando la parte del corpo aggredita dall’insetto), la foto della zanzara o di un focolaio larvale (tombino oppure un altro sito di riproduzione, come per esempio uno pneumatico che presenta residui d’acqua). Le immagini vengono poi validate da un team di esperti e le tue segnalazioni inserite nella sezione “i miei dati”, in modo da avere una mappa dei tuoi “interventi” pronta da consultare (disponibili anche sotto forma di lista). Un approccio innovativo, grazie al quale ognuno di noi può diventare parte della ricerca.

Intanto, però, l’estate ronza. E proprio per questo, è il momento di conoscere il nemico più da vicino e affilare le armi…

Che cosa dobbiamo aspettarci

«Negli ultimi anni siamo stati testimoni di un cambiamento sostanziale delle temperature, dovuto in grandissima parte ai mutamenti climatici. Perciò anche quest’estate ci potremmo aspettare un’abbondanza di zanzare, proprio come è capitato recentemente», avverte la dottoressa Eleonora Longo, laureata in scienze biologiche ed ecobiologa, Università di Trento.

Ma è presto per fare proclami: «Molto dipenderà da temperatura e umidità, due fattori fondamentali per lo sviluppo larvale di questi insetti e che purtroppo, oggi, non siamo nelle condizioni di prevedere in maniera precisa. Il clima di fine aprile, infatti, si è dimostrato particolarmente ballerino, ma se caldo e umidità dovessero prendere il sopravvento potremmo avere a che fare con numeri importanti. L’anno scorso la temperatura è stata gradevole fino a dicembre e nelle parti più calde d’Italia era possibile trovare le zanzare anche a novembre», rimarca il dottor Beniamino Caputo, professore e ricercatore presso la sezione di Parassitologia del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive di Sapienza Università di Roma.

Se però le incertezze delle previsioni meteo non ci permettono di valutare il rischio in fatto di numeri, più chiara è la situazione riguardo la loro pericolosità per la salute nel nostro Paese: «In Italia circolano già dei virus trasmessi dalle zanzare e abbiamo avuto delle epidemie in passato: due di chikungunya, una nel 2007, in Emilia-Romagna, e l’altra nel 2017, nel Lazio e in Calabria; altrettante sono state quelle di dengue, nel 2020 e nel 2023, con quest’ultima che ha colpito Roma e Lodi. Resta però molto difficile quantificare con esattezza il numero dei casi coinvolti, perché la maggior parte delle persone risulta asintomatica. Può capitare che ci siano pazienti con un sistema immunitario che risponde in maniera diversa, e quindi mostra segnali blandi. Così come è possibile che qualcuno sviluppi la malattia in una forma più aggressiva e, di conseguenza, deve essere ricoverato in ospedale», avverte Longo.

Zanzare, vecchi e nuovi nemici

In Italia ci sono circa 65 specie di zanzare. «Il più grande vettore di chikungunya e dengue nel nostro Paese è la zanzara tigre», continua l’esperta. «Segnalata per la prima volta nel 1991 a Genova, in circa dieci anni si è allargata in tutta la Nazione, grazie alla sua spiccata capacità di adattamento e al fatto di produrre uova resistenti all’essiccamento», ribatte Caputo.

Ma a fare capolino da qualche anno in Italia ci sono anche la zanzara giapponese (Aedes japonicus) e quella coreana (Aedes koreicus): «Sono due specie invasive giunte rispettivamente nel 2015 e nel 2011 in Italia, più adatte a climi freddi. I primi avvistamenti sono stati osservati nelle regioni più a est del nord Italia, come Friuli-Venezia Giulia e Veneto, ma in circa dieci anni abbiamo osservato che si stanno espandendo verso ovest, poiché ci sono stati avvistamenti in Lombardia e in Liguria. Per ora sembra che non riescano a spostarsi ancora verso sud, poco attratte dal clima», continua l’esperto.

Rischi per la salute? «Potrebbero essere potenzialmente pericolose. Diversi studi di laboratorio hanno infatti appurato come queste zanzare siano vettori competenti per diverse malattie, soprattutto le encefaliti, ma anche per l’infezione da West Nile, malattia trasmessa anche dalla zanzara comune, quella nativa del nostro paese», continua il dottor Caputo. Solitamente asintomatica, l’infezione da West Nile presenta i sintomi di un’influenza, che si manifestano soprattutto in chi ha un sistema immunitario compromesso oppure nelle persone anziane debilitate. E circa un paziente su 150 sviluppa una grave infezione che coinvolge il sistema nervoso centrale.

Come difendersi dalle zanzare

«Oltre, ovviamente, alle zanzariere, che devono essere in buono stato, i mezzi principali per difendersi dalle zanzare rimangono i classici repellenti ad uso personale, quindi spray che contengono sostanze come il Deet (dietiltoluamide) e l’icaridina, da utilizzare quando si va all’aperto in un posto che sappiamo essere infestato», spiega il dottor Caputo.

Possono comunque tornare utili anche le sostanze naturali: «Ci sono diversi studi al riguardo e quelle che sembrano funzionare meglio sono l’olio di eucalipto e la citronella. Le ricerche, però, sono ancora in corso e i pareri sembrano contrastanti», aggiunge la dottoressa Longo.

Importante anche il dress code: «È preferibile indossare indumenti lunghi, in modo da limitare la superficie di pelle esposta, meglio ancora se di colore chiaro, perché le tinte scure attirano le zanzare. Così come è consigliabile evitare quelle zone che sappiamo essere particolarmente infestate all’alba o al tramonto, quando questi insetti si fanno più aggressivi», continua l’esperta.

Attenzione poi ai luoghi comuni: mettere del rame nei sottovasi delle piante, per ostacolare la proliferazione delle uova potrebbe non essere una soluzione efficace: «A livello scientifico non è dimostrato che le larve muoiano. Sicuramente meglio, invece, svuotare periodicamente tutti i residui d’acqua, inclusi quelli nei sottovasi, ed evitare qualsiasi tipo di rifiuto che possa contenerla. Le zanzare tigre si sono adattate molto bene e vantano un sistema riproduttivo veloce ed efficiente: basta una bottiglietta d’acqua semivuota perché siano in grado riprodursi», aggiunge l’ecobiologa.

La tecnologia non sempre funziona

Nella lotta alle zanzare ormai tutto è lecito, anche il ricorso alle soluzioni hi-tech. Ed ecco che si fanno avanti pure le app da scaricare sullo smartphone che promettono di tenere alla larga i fastidiosi insetti grazie all’utilizzo di ultrasuoni. Ma funzionano? «Da scienziata direi di no, poiché gli ultrasuoni possono essere limitati dagli ostacoli dell’ambiente, come le pareti per esempio. Perciò non rappresentano una valida alternativa alla protezione personale», risponde Longo. «Esistono sistemi più efficienti, come le trappole dotate di ventola e luce ultravioletta, in grado di attirare diversi insetti, non solo zanzare adulte, per poi catturarli. O la classica “racchetta elettrica”», prosegue l’esperta.

Quest’ultima è anche traforata, proprio come i modelli classici. Cosa c’entra? Uno studio condotto dall’Università di Wageningen (Olanda) ha confrontato due tipi di scacciamosche, uno intero e l’altro bucherellato, scoprendo che il secondo è più efficace del primo. Il perché: la superficie traforata diminuisce lo spostamento d’aria generato dal colpo, che mette gli insetti in allarme. Perciò, se vuoi fare centro posa quella ciabatta e scegli uno strumento ad hoc.

Un aiuto dal tuo Comune

Un contributo fondamentale contro le zanzare arriva dalle campagne di disinfestazione: «Dal 2020 è in vigore un piano nazionale redatto dai massimi esperti, in collaborazione con il Ministero della Salute e vari organi del governo, che specifica come effettuare gli interventi di controllo e il monitoraggio di alcune malattie, fra cui l’infezione da West Nile. In Veneto ed Emilia-Romagna, per esempio, si utilizzano delle trappole per zanzare sulle quali vengono eseguite delle analisi per verificare la presenza del virus», afferma la dottoressa Longo. Il piano, recepito dalle Regioni dai circa ottomila comuni italiani, suggerisce caldamente l’utilizzo dei larvicidi rispetto agli adulticidi.

La differenza? «I primi utilizzano batteri molto efficaci contro le larve delle zanzare, oppure sostanze chimiche inserite direttamente nelle acque stagnanti o permanenti, come per esempio tombini, fontane o barili che non possono essere svuotati. I secondi, invece, sono soprattutto a base di piretro e vengono spruzzati su piante e bassa vegetazione, fisse. Le zanzare, però, sono insetti volatili e possono spostarsi anche di circa 200 metri, rendendo meno efficace quest’ultimo tipo di soluzione, indicato soprattutto quando serve un abbattimento rapido della popolazione di insetti o se nelle vicinanze abita una persona in cattive condizioni di salute», specifica Longo.

Fai la tua domanda ai nostri esperti





Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here