Piantedosi difende Arianna Meloni, e frena sullo ius scholae: incentivo alle partenze irregolari

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“Conosco Arianna Meloni e non mi sfiora neanche l’idea che possa essere accusata di qualsivoglia scorrettezza o reato”. Lo dice il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in una intervista rilasciata a Il Giornale rispondendo a una domanda sulla sorella della premier, Giorgia Meloni.

“Il tema delle presunte ingerenze delle indagini giudiziarie sulla politica è un problema su cui si discute da anni”, afferma Piantedosi.

“In molti casi si sono rovinate carriere per accuse rivelatesi successivamente infondate e forzate. Io credo che converrebbe a tutti, ma soprattutto alla magistratura, lavorare per fugare ogni dubbio su questo”, aggiunge il ministro.

“La dialettica interna alla maggioranza – osserva Piantedosi – è un valore e non un rischio per la stabilità: succede così nei Paesi democratici. Rilevo tra l’altro che questo confronto interno alla maggioranza di governo viene spesso drammatizzato dalle stesse voci che accusano il centrodestra di attuare una svolta autoritaria nel Paese: un controsenso”.

E ancora: “Ho premesso che il Parlamento è sovrano e ogni dibattito pubblico sul tema è pienamente legittimo. Qualsiasi riflessione per migliorare l’integrazione nella nostra società è utile. Detto questo – sottolinea Piantedosi – l’Italia è il Paese che ha concesso il numero maggiore di cittadinanze a livello europeo negli ultimi 10 anni, molto più di Paesi che alcuni indicano come un modello da seguire. Rappresentare, pertanto, il nostro Paese come inospitale, chiuso o retrogrado è falso e inaccettabile: ed è quella discussione intrisa di pregiudizi da rimuovere a cui ho fatto riferimento”.

In Europa “i Paesi che prevedono una sorta di ius soli lo adottano in maniera molto temperata, legando la cittadinanza anche al fatto che il genitore del minore sia entrato legalmente. Rispetto a questi Paesi, noi abbiamo un sistema già adesso molto più generoso. Peraltro la legge attuale è in vigore da anni e nessun governo precedente ha prodotto sforzi concreti per cambiarla”, prosegue il titolare del Viminale.

Secondo il ministro, insomma, “discutere di tutto è legittimo ma va considerato attentamente il rischio di soluzioni che possano diventare un fattore di sostanziale incentivo alle partenze irregolari”.

La spiegazione è che “in molti potrebbero essere incoraggiati dai trafficanti ad arrivare da noi con traversate molto pericolose nel miraggio di poter ottenere la cittadinanza con solo pochi anni di frequenza scolastica dei propri bambini perché questo renderebbe inespellibili anche i loro genitori. Sarebbe un sostanziale cambiamento delle principali regole di ingresso sul territorio nazionale”, conclude.



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