Piena libertà di movimento per tutte e tutti, condanna del genocidio in Palestina e la rivendicazione di una società più giusta, che riduca le disuguaglianze come precondizione alla sicurezza sociale e al benessere collettivo. Sono i temi al centro della mobilitazione unitaria che vedrà protagonista il 4 ottobre Avellino per protestare contro le parole d’ordine del G7 dei ministri dell’interno che contemporaneamente si concluderà a Mirabella Eclano.
Dalle 17:30 a Piazza Libertà il Social Forum Irpino – che vede la partecipazione di associazioni, sindacati e partiti – si muoverà in corteo attraversando tutto il corso e consegnando alla prefettura un manifesto di rivendicazioni elaborato in questi mesi di confronto. Dalla denuncia della deriva securitaria e neofascista di molti governi alla condanna della politica di chiusura delle frontiere e della criminalizzazione delle migrazioni, fino ad arrivare alla messa a fuoco del contesto politico e sociale delle aree interne desertificate e dimenticate.
“L’appello alla mobilitazione – si legge nelle note di presentazione del corteo – è aperto a tutti quelli che non si riconoscono in un governo reazionario rappresentato da un ministro, delle cui origini irpine non bisognerebbe andare fieri, che definisce “carichi residuali” centinaia di persone disperate alla deriva su imbarcazioni di fortuna. Adulti e bambini con la sola colpa di essere in fuga da condizioni di vita terribili e alla ricerca di una vita felice. Un corteo che chiama a raccolta tutti quelli che ritengono che maggiore sicurezza non voglia dire maggiore repressione, aumento delle misure penali e di carcerazione come previsto dal recente ddl sicurezza, apertura di nuove carceri, ritorno della leva militare e magari l’autorizzazione a qualche ronda di cittadini per strada contro immigrati e indigenti. Chiediamo a chi pensa si possa costruire un mondo migliore, a partire dalla solidarietà e dai legami delle comunità con i territori e l’ambiente, di mobilitarsi con noi. Di far sentire la propria voce, di mettere ancora una volta in evidenza quanto la solitudine delle stanze del potere sia lontana dagli interessi della popolazione reale”.