Estetica dell’Aglianico, la poesia del vino, la bellezza senza degustazione

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Mino Mastromarino

Ascoltare parole di enoica poesia significa ascoltare la musica della terra. Parlare di vino genera
sempre il desiderio sinestetico di berlo. Sommamente meritorio è perciò il premio “Vino, Amore e
Poesia” istituito dal Comune di Castelfranci in provincia di Avellino. Giunto alla seconda
edizione, si svolgerà oggi 5 ottobre 2024 alle ore 17.00 presso la sala consiliare del municipio .
Nell’occasione verranno consegnati anche i riconoscimenti alla carriera a Nicola Prebenna per
l’Opera poetica, a Francesco D’Episcopo per la Critica letteraria, a Franco Genzale per il
Giornalismo e ad Emanuela Sica per la Narrativa e la Divulgazione culturale .
Il vino non è stato mai considerato (solo) un prodotto chimico, né una mera bevanda, bensì – spesso
inconsapevolmente – un oggetto estetico, cioè un oggetto dotato di bellezza sensibile, derivante
dalle percezioni visive, olfattive, gustative, tattili, che da esso promanano. Al pari di un’opera
d’arte.
Se il vino è ormai assurto a principale veicolo di promozione del territorio irpino, non se ne può più
parlare soltanto come un prodotto commerciale, sia pure di valore.
Esso è in grado di raccontare tutti i profumi e gli umori della terra, e della comunità che li alimenta
e li abita. Come le poesie. Infatti, vino e poesia sono la stessa cosa, condividendo genesi e finalità.
Vinificare e poetare non sono attività naturali, perché non esistono in natura, ma sublimi e
controintuitivi artifici umani, prerogative esclusive della creatività dell’uomo. Poesia – si sa –
origina da un verbo greco che significa letteralmente < creare>; e l’ebbrezza è un paradiso
artificiale.
Il bere vino, nelle sue variegate forme, è un atto di conoscenza e di responsabilità: ci introduce
nelle viscere socio-culturali-ambientali di un territorio; al contempo, ci impone di rispettare i
valori che lo stesso esprime.
Il vino, specialmente nella declinazione dell’Aglianico, integra dunque un fenomeno ed
un’esperienza etico-estetica. Nell’opinione generale, si è finalmente compiuta la transizione dal
bevitore-consumatore al bevitore-esteta.
L’Aglianico del magnifico triangolo enogenetico Montemarano-Castelfranci-Paternopoli (areale del
Taurasi ) non solo si giova delle speciali caratteristiche di ubicazione, esposizione, conformazione
chimico-fisica dei vigneti e della terra su cui questi ultimi sorgono; ma fa tutt’uno con l’ inquietante
spirito dionisiaco che pervade l’intera zona. Basti pensare alla Tarantella Montemaranese ed al
fatto che il Patrono di Montemarano, San Giovanni, è diventato santo per aver trasformato l’acqua
in vino.
Perciò, all’Aglianico non ci si accosta con la tecnica raffinata ma limitata – quasi inestetica – della
semplice de-gustazione. E’ stato felicemente detto che «non in ogni godimento del vino, c’è una
valutazione del vino». Possiamo aggiungere che il piacere enoico viene prima della valutazione del
vino che si beve, e anche in assenza di giudizio sullo stesso.
Occorrono quella spregiudicatezza e quel coraggio esaltati da Baudelaire nei famosi versi de <
l’anima del vino >: accettare la sfida con il vino, e con l’aglianico in particolare, presuppone un
animo sfrontatamente giovane ! L’Aglianico mal si concilia con la degustazione. Questa, intesa
come ricerca e fruizione del flusso estetico, viene distinta solitamente come fenomeno emotivo,
volto al puro godimento, e come esercizio valutativo e conoscitivo del valore del vino.
Quel prefisso de- ci fa irrimediabilmente pensare ad una sottrazione, ad una mancanza. Esprime
un valore privativo (Serianni lo ha definito sottrattivo) o, peggio, reversativo, quando cioè – come
nel caso della degustazione– addirittura è di ostacolo al gusto.
L’Aglianico, alla stregua della poesia, è pienezza, luminosità, seduzione ! Per questo ogni poesia
o Festa del Vino ambiscono ( devono ambire) ad essere un inno alla Gioventù, ed alla acerba
capacità estetica da cui questa è connotata. Infatti: << Forse la giovinezza è solo questo eterno
amare i sensi, e non pentirsi. Il vino è la giovinezza che siamo stati e che saremo >>.



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