Chiesa San Nicola dei Greci, la battaglia di Legambiente e Archeoclub non si ferma: si convochi il proprietario negli Uffici comunali per discutere dell’acquisizione

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“Salvare la chiesa di San Nicola dei Greci”. E’ l’imperativo rilanciato con forza da Archeoclub e Legambiente nel corso del confronto tenutosi questa mattina al caffè solidale Hope. Un confronto per riaccendere i riflettori su un antico luogo di culto che è parte integrante della storia della città. E’ Antonio Dello Iaco di Legambiente a ribadire la volontà di “portare avanti la nostra battaglia sulla scorta delle ricerche di Montefusco. In questi anni abbiamo cercato di sollevare l’attenzione dei cittadini sullo stato di incuria in cui versa la chiesa, oggi in mano a un privato che ha sempre manifestato, però, la disponibilità a dialogare con l’amministrazione comunale. Un dialogo che non è stato possibile con la precedente amministrazione. Fin dal suo insediamento, abbiamo incontrato più volte il sindaco Nargi e, a seguito di richiesta formale che sarà inviata da Legambiente, ci auguriamo che il proprietario venga convocato ufficialmente negli uffici comunali e si discuta dell’acquisizione che è il vero nodo e della riqualificazione del bene. Il ministro Franceschini che avevamo contattato per salvare il bene aveva parlato di una somma dai 3 ai 5 milioni di euro per restituire l’edificio alla città, sottolineando la possibilità di destinare alla chiesa di San Nicola una parte dei fondi del Pnrr. Un’opportunità andata sprecata. E’ chiaro che la Sovrintendenza, che in questi tre anni non ha risposto alle nostre sollecitazioni, rivolte anche ai ministri Franceschini e Sangiuliano, dovrà collaborare a questo tavolo. Sappiamo che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo insieme all’assessore all’urbanistica Illiano, speriamo si possa cominciare a dialogare anche con loro”. Sottolinea l’importanza del lavoro di ricerca portato avanti da Armando Montefusco “Senza la sua passione per la memoria questa battaglia non sarebbe mai partita. E’ stato lui a invitarmi a casa e a farmi conoscere la storia di questa chiesa e il degrado in cui versava. E’ stato lui a ricostruire la storia di questo luogo”. Non nasconde la propria amarezza per l’assenza di un assessore alla cultura “Questioni di tale importanza come quella legata alla chiesa di San Nicola dei Greci avrebbero bisogno di un delegato alla cultura, l’assessore all’urbanistica ha tante questioni di cui preoccuparsi”.

La professoressa Ilenia D’Oria pone l’accento sull’impegno dell’Archeoclub perchè si raggiunga l’obiettivo di restituire questa chiesa alla città “Si tratta di un edificio risalente al X secolo e testimonianza della comunità greca presente sul territorio,  Non possiamo voltarci dall’altra parte e abbandonarla nell’incuria, accontentandoci di ricordi, vogliamo che torni ad essere parte del tessuto urbano della città, di qui la necessità di sensibilizzare e far conoscere quello che ha rappresentato per la storia di Avellino”. E’ Mirella Napodano, presidente di Amica Sofia, a ribadire il valore della memoria e a consegnare l’attenta ricostruzione della storia della chiesa curata da Armando Montefusco “La prima attestazione risale al 1090 ma la chiesa fu certamente costruita nel X secolo. Rappresentava il centro di aggregazione della comunità greca, presente nella parte orientale della città, nella zona di Rampa Tofara. Una presenza che si spiega con la osmosi di etnie che caratterizzava il Mezzogiorno con i bizantini che occuparono numerose città della Puglia. Nel secolo XVI fu sconsacrata ma riedificata nel ‘700 da un benefattore Antonio Nigro per poi essere resa inagibile dal terremoto del 1932 ed essere adibita a civile abitazione. Dopo il terremoto dell’80 comincerà il lento processo di incuria”.

Toccante la testimonianza di Gerardo Borriello,  82 anni, ex funzionario Inps, tra gli ultimi abitanti dell’edificio che ospitava la chiesa di San Nicola “Sono nato nel 1942, sono rimasto lì fino all’età di 7 anni quando mamma, avendo già 14 figli, ha portato me e mio fratello in un orfanotrofio. E’ stato un’infanzia segnata da amore ma anche dagli stenti, erano gli anni del dopoguerra, si faceva fatica ad andare avanti. Insieme a noi vivevamo in quell’edificio anche le famiglie Festa e De Vito e una donna di nome Lucia. Dell’antica chiesa conservava l’imponente portone con una statua che pensavamo raffigurasse San Benedetto. Sarebbe una gioia per me veder rinascere l’antica chiesa”. Di forte suggestione la proiezione del video curato da Armando Montefusco e Geppino Del Sorbo che ricostruisce la storia di Avellino, a partire dalla chiesa di San Nicola dei Greci. Tante le testimonianze consegnate, da quella di Michele Martucci – Coordinatore regionale Archeoclub, che lancia l’idea di una crowdfunding per riqualificare la chiesa, a quella di Paolo Matarazzo che sottolinea l’incapacità da parte delle amministrazioni di valorizzare appieno la storia di Avellino, distinguendo tra ciò che resta delle diverse dominazioni, da quella romana riconducibile a via Tedesco a quella normanna con il castello, da quella bizantina con Rampa Tofara a quella spagnola a cui sono riconducibili tutte le chiese di Avellino. A sottolineare il valore di incontri come questi, in cui ci si confronta sul patrimonio della città, Giovanni Iannaccone – vicepresidente Pro Loco Avellino ed Elvira Napoletano di Eps per il mondo, che gestiscono con passione il caffè solidale Hope, Nunziante De Maio – S.I. Protezione beni culturali ed  Emilia Bonaventura – presidente Associazione Eraion che sottolinea la bella risposta dei visitatori agli itinerari alla scoperta della memoria cittadina. A moderare il confronto Gianluca Amatucci,






 



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