Michele Zarrella
Ci sono delle emissioni di gas serra che pur essendo quotidiane non consideriamo sufficientemente perché non le vediamo o perché ignoriamo il problema. Sono tutte le operazioni digitali che oggigiorno facciamo inviando per il mondo milioni di dati senza pensarci. Inviare il selfi della nostra bollente pizza che ci apprestiamo a mangiare, connettersi a un social network, inviare un messaggio, accedere a un qualsiasi servizio con strumenti digitali ha effetti sull’ambiente in termini di emissioni inquinanti. Per tutte queste operazioni occorrono banche dati e autostrade digitali che hanno un costo in termini energetici ed economici e di conseguenza si traducono in costi ambientali.
Si stima che la domanda di energia dei data center e delle infrastrutture digitali connesse crescerà del 160% entro i prossimi cinque anni. L’impatto ambientale delle infrastrutture di elaborazione come le telecomunicazione, Internet e i data center, necessarie per il flusso di dati per ogni operazione, hanno un impatto di emissioni inquinanti che hanno raggiunto il 4% del totale globale. Se fosse uno stato sarebbe il quarto stato dopo gli Stati Uniti, Cina e India. Pertanto occorre riflettere su come alimentare tali infrastrutture e sulla necessità di considerare una maggiore sostenibilità ambientale come requisito vincolante di ogni sistema digitale.
Il primo passo fondamentale è quello di alimentarle con energie rinnovabili. Poi utilizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare le risorse. Il terzo passo lo devono fare gli utenti con un uso consapevole e sobrio degli strumenti digitali. Si tratterà di fare solo quello che è necessario abolendo tutto quello che non ci serve. È errato pensare che quel servizio non lo paghiamo perché è gratis. Se qualcosa non lo paghiamo noi lo paga l’ambiente. E l’ambiente è la nostra casa. Ed è la casa che lasciamo ai nostri figli e nipoti.