E’ nella forte attualità dello studio di Marciano Di Leo e nella sua capacità di definire l’identità del territorio la cifra distintiva del volume “L’abitazione degli uomini è la Terra. Le Memorie Storiche Topografiche e la cartografia del Principato Ultra in un manoscritto inedito di Marciano Di Leo”, edito da Terebinto, presentato questo pomeriggio al Circolo della stampa di Avellino. A confrontarsi, moderati dal dirigente scolastico Franco Di Cecilia, Nunzio Cignarella del Centro di ricerca Guido Dorso, Carmine Pinto, docente dell’Università di Salerno, Carmine Ciullo, sindaco di Frigento e il professore Francesco Barra. E’ Franco Di Cecilia a sottolineare il valore della riscoperta delle radici “Marciano è stato certamente una personalità poliedrica, un geografo, uno storico, un letterato con una grande sensibilità verso l’ambiente, attento alla valorizzazione del territorio. Mi sono chiesto quale sarebbe stata la sua reazione a progettualità come quelle dell’alta velocità”. Impreziosita da più di 60 carte topografiche, il saggio anticipa concetti moderni di gestione territoriale, offrendo una mappatura precisa di luoghi come Avellino, Ariano e Sant’Angelo dei Lombardi. Tra il 1809, quando fu istituita l’Officina di statistica presso il Ministero dell’Interno, e il 1810, il sacerdote irpino fu impegnato ad elaborare e a redigere il Prospetto storico-politico-topografico della Provincia del Principato Ulteriore del Regno di Napoli. L’opera, manoscritta ed incompiuta, dimostrava un’ampia conoscenza della letteratura e delle fonti nel campo dell’economia, dell’agricoltura e della statistica, da appassionato cultore anche dei temi più strettamente scientifici. E’ lo storico Francesco Barra a spiegare come “Gli davamo la caccia da venti anni. Poi la scoperta del manoscritto all’Archivio di Stato di Napoli che consegna un documento prezioso per comprendere il territorio del Principato Ultra. Marciano Di Leo è stato un poeta,, geografo ante litteram del territorio con uno sguardo lungo che abbraccia le diverse discipline e gli consente di ricostruire la realtà del territorio: Il suo merito è stato quello di aver veicolato contenuti scientifici attraverso la poesia”. Spiega come Di Leo abbia vissuto un periodo travagliato del riformismo borbonico “Pur aderendo all’illuminismo, resta fedele alla tradizione cattolica, schierandosi nel 1799 con i sanfedisti e aderendo al regime borbonico. Al tempo stesso parteciperà alla lotta politica paesana”. Sottolinea come il manoscritto “dalla lunga gestione si fa espressione della sua storia intellettuale ed umana”. Ed evidenzia la consonanza ideale del poeta con Di Leo”che restituisce a Di Leo un posto di rilievo nell’intellettualità meridionale”. Nunzio Cignarella parla di un’opera che risulta leggibile anche ad un lettore del nostro tempo “Questo libro s fa monito a mantenere viva la memoria che dà un senso alla nostra vita. Basti pensare alle pagine su Avellino, dal castello alla dogana”. Pinto sottolinea come la produzione di Di Leo ci aiuta a capire un mondo lontano, cercando di spezzare le catene dell’ambientein cui è confinato, cercando di incidere sull’organizzazione sociale e sull’idetntità de territorio, motore dell’unicità di una regione”Michele Sisto parla di “Una fortunata scoperta che si deve al professore Barra. E’ stato lui a chiedermi di commentare e trascrivere il manoscritto di Di Leo. Questo studio dimostra la vastità di interessi di Di Leo ma anche il fervore culturale e scientifico della provincia nel ‘700. Dà voce al mondo passato, sofferamdnsoi sulla storia, sui probòemi trecnici, descrivendo religioni, fiumi e valli”. Il sindaco Carmine Ciullo sottolinea la volontà del Comune di mantenerne viva la memoria, attraverso la valorizzazione del palazzo appartenente alla sua famiglia.