Tagliaferri: quelle sliding doors nella vita di ciascuno di noi. Dall’incontro con Carmelo Bene a ‘Un posto al sole”

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Dalle sliding doors della vita che l’hanno condotta sul palcoscenico agli incontri con Vittorio Gassman e Carmelo Bene. E’ un viaggio nella magia dell’universo teatrale quello che consegna Marina Tagliaferri nel presentare, all’Angolo delle storie, il suo libro “Un posto in scena”, Giannini editore, nel corso di un confronto con la scrittrice Emilia Cirillo e l’editore Giulia Giannini. “Tutto quello che abbiamo vissuto merita di essere raccontato. Raccontare – spiega – è una delle cose più belle che esistano ed è quello che fa anche l’attore, autentico mediatore tra chi scrive di sentimenti e chi ne beneficia, tra autori e spettatori. Il metodo Stanislavskij ci insegna che tutto dovrebbe essere vero a teatro ma non è possibile. Tuttavia, è come se fosse vero, a partire dal dolore, solo che non c’è la causa del dolore. Quando salgo sul palco vivo ciò che voglio far vivere al pubblico. ”.

Ricorda l’incontro con Carmelo Bene nella messa in scena dell’Amleto “I miei genitori vollero andare a conoscerlo, convinte che, dato quel nome, non potesse che essere una brava persona.”. E spiega il difficile processo di preparazione degli spettacoli “Bene appariva timido ma rifuggiva da qualsiasi tenerezza. Voleva che intuissimo come recitare, senza alcuna spiegazione. A un certo punto mi indicò come esempio di chi, tra gli attori, aveva capito la sua lezione. Ma io non avevo capito nulla, semplicemente ero cambiata”. Ricorda come la scelta di fare l’attrice sia scaturita da un’illuminazione “Dovevo decidere se frequentare l’Università e avevo valutato la possibilità di iscrivermi all’Isef. Intanto, mi ero avvicinata alla recitazione poichè mi piaceva un giovane appassionato di regia. Quando ero ormai certa della mia scelta dell’Isef, fu una mia amica a farmi notare che finivo sempre per parlare di teatro. Così confidai a mio padre che volevo iscrivermi all’Accademia d’arte Silvio D’Amico. Mi diede della pazza, sperava non superassi il test di ammissione. Alla fine scoprii che da giovane anche lui aveva fatto teatro”. Confessa di essere “un’accumulatrice di ricordi, ho sempre avuto con me un’agenda nella quale annotavo ciò che accadeva”.

Sottolinea come “Oggi il teatro vive un momento difficile, tanti i teatri costretti a chiudere anche in una città come Roma, è chiaro che c’è bisogno che il governo ne comprenda l’importanza e torni a investire ma sono sicura che il teatro non morirà”. Bellissimi i ricordi legati a Paola Borboni “La prima cosa che ci disse, nel vederci, era che non ci rendevamo conto che eravamo giovani e belle. Una volta pensammo che si fosse sentita male, chiamammo il dottore, poi mi disse che il dottore aveva piacere a vedermi a pranzo l’indomani”. Fino a un giovane Massimo Ghini che la corteggiava e a cui Marina fece scoprire il teatro.

“Ho scritto questo libro perché volevo riflettere sulle responsabilità dell’essere attore e sulla centralità del sè. lL recitazione è uno dei pochi modi per entrare in connessione con la parte più profonda di noi, il nostro “Sé”. In questo Sé in realtà, c’è tutto quello di cui avremmo veramente bisogno. Può curarci il corpo e l’anima.  Molto spesso noi attori non ci rendiamo conto del potere che abbiamo di trasformare la vita degli spettatori. Una donna, vittima di violenze, confidò di essersi rivolta ad un assistente sociale perchè aveva visto Giulia, il personaggio che interpreto in un Posto al sole, occuparsi di casi di violenza, Perciò aveva pensato che c’era speranza anche per lei”. Spiega come esista un prima e un dopo ‘Un posto al sole’ nella sua carriera, raccontando come non volesse neppure accettare la partecipazione alla soap “Mi chiamarono con insistenza. Ero decisa a rifiutare, poi parlai con la mia amica critica teatrale Emilia Costantini che mi disse di non esitare. E così feci. Poi, seppi che a volermi era stato un produttore australiano che aveva visto alcune immagini da me inviate per un altro progetto”. A sottolineare il valore del libro Emilia Cirillo che spiega come “Questi racconti abbiano il sapore di favole, sono scritti con semplicità e verità come un’amica che fa confidenze”. Ad impreziosire l’incontro le letture di Puck Teatrè



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