Diventa l’occasione per una riflessione a tutto campo sul ruolo della donna nella società di oggi la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Lo sottolinea Italia D’Acierno, segretaria provinciale Cgil “Sono tempi difficili nel mondo, nei rapporti sociali e nel lavoro. Come sindacato, come Cgil, ne siamo consapevoli poiché lo viviamo quotidianamente dentro e fuori i luoghi di lavoro, ed è proprio per questo che pensiamo sia importante far crescere la forza e la consapevolezza di vedere come la discriminazione di genere si collega ad altre diseguaglianze sociali per dare vita ad un percorso di cambiamento collettivo non escludente”.
Ricorda come “Circa 90 donne sono state uccise da chi “diceva di amarle” dal novembre 2023,per qualche giorno i loro nomi sono stati ripetuti nei talk show,e scritti sui giornali ….poi dimenticati tra le pagine di cronaca. La parola “patriarcato” viene criminalizzata e spesso svuotata del suo senso più vero mentre il suo essere si ramifica e consolida nel lessico, nelle relazioni e non solo. Le parole hanno un potere, abbiamo delle responsabilità nei loro confronti, delle storie che esse sono capaci di raccontare, della memoria che si portano addosso. Cambiare lessico, le parole violente, denigratorie, sessiste che le lavoratrici talvolta si sentono rivolgere sul luogo di lavoro sono sempre e comunque frequenti. Da sempre ci raccontano attraverso le parole che l’uomo deve sempre essere l’eroe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro….e la donna la “sua costola” nei tempi e nei modi che il tempo vissuto ci educa a vivere. Il modo assurdo in cui il mondo ci classifica, ci etichetta, ci ubriaca con continui slogan che esortano a combattere tutto ciò che non conosciamo mediante una politica linguistica di potere, aggressiva e violenta”
D’Acierno spiega come “Non dobbiamo dimenticare mai che le parole non descrivono ciò che esiste, lo creano. Il contrasto alla violenza di genere ha sede nei rapporti di disparità di potere tra uomini e donne, un potere tanto istituzionale che economico, un potere che vieta alle donne di decidere per se stesse, di porre fine a una relazione senza conseguenze, di andare avanti con la propria vita, di essere persone liberi di scegliere senza chiedere il permesso,di Disobbedire. La libertà di scelta delle donne fa paura e il femminicidio di Giulia Cecchettin ne è la dimostrazione. Tendiamo a considerare la violenza un fatto privato, ma essa ha a che fare con il contesto politico e sociale che abitiamo. Soltanto nel collettivo possiamo creare una crepa nella cultura patriarcale partendo da noi stessi poiché il cambiamento ha sede in noi. Per questo domani presenteremo lo spettacolo “Malafemmena:L’Ammore” spettacolo realizzato dalla scuola di danza In punta di piedi di Deborah Graziano presso Palazzo della Cultura- Sezione ragazzi presso Museo provinciale Corso Europa 251, Avellino”