Si intitola Suoni Magi la rassegna di Zampogne e Suoni Antichi in programma a Capocastello che parte martedì 26 dicembre e prevede una serie di appuntamenti fino al 6 gennaio.
La Rassegna è stata concepita per affascinare ed incuriosire i visitatori, alla magia ed alla sacralità dei suoni tradizionali delle zampogne e delle ciaramelle saranno affiancati sperimentazioni ed elaborazioni di musica contemporanea.
Gli zampognari appartengono ad una tradizione antichissima. Sono conosciuti in primis per la zampogna, lo strumento che suonano e da cui deriva anche il loro nome. Ma anche per essere diventati un simbolo del Natale.
È dalla zampogna che nascono gli zampognari, pastori delle montagne che con pantaloni corti e un mantello scuro, ogni Natale, sogliono vagare per le vie del centro e deliziare con armonia le giornate di dicembre.
La storia degli zampognari così come li conosciamo oggi è riconducibile al XVIII secolo, quando Sant’Alfonso de Liguori, teologo e dottore della chiesa napoletana, compose il noto canto “Tu scendi dalle stelle”, adattando la melodia a quelle udite dalle zampogne suonate dai pastori in Abruzzo.
È pertanto auspicabile che sia proprio l’Abruzzo la regione madre degli zampognari, dove la transumanza e i pascoli sono un simbolo locale.
La zampogna inizialmente era utilizzata in Italia dai pastori che durante la transumanza richiamavano a loro le greggi, quindi nel nostro Paese diventò uno strumento caratteristico per il richiamo dei pascoli.
Le origini della zampogna affondano le loro radici nella cultura ellenica. Nella mitologia greca infatti era il dio Pan ad essere rappresentato con l’omonimo flauto.
Lo strumento musicale somigliava più ad una zampogna, simbolo che raffigurava, in senso metaforico, l’unione tra due distinti elementi che si attraggono: il femminile e il maschile.
La divinità delle montagne e della vita agreste, sotto forma di fauno con corna aguzze e zampe caprine, simboleggiava il protettore dei pascoli e degli animali domestici.
Lo strumento, ricavato da canne ottenute da legno di olivo o di bosso, venne innestato in una sacca di pelle, ovvero una camera d’aria per l’insufflazione. In questo modo ebbe origine la zampogna che viene ritrovata anche durante l’impero romano e nel mondo dei latini sotto il nome di utricularis.
Giunse dall’oriente e conquistò l’antica Roma, a tal punto da convincere l’imperatore Nerone a imparare a suonarlo. Secondo una leggenda fu proprio l’imperatore a diventare tra i primi zampognari d’Italia.
Sebbene possano sembrare identici, in realtà la zampogna e la cornamusa sono strumenti differenti. Oggi per le strade è possibile vedere zampognari che suonano anche le cornamuse, ma in origine non era così.
Contrariamente alla cornamusa, la zampogna è munita di due canne melodiche, le quali al loro interno possono avere un’ancia singola o doppia. Le due canne sono impiegate con due mani differenti. L’unica canna melodica nella cornamusa invece è suonata con due mani. Entrambi gli strumenti hanno canne innestate in una sacca di pelle di pecora.