Un anno difficile tra crisi e desiderio – Corriere dell’Irpinia

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Di Gianni Festa

Un anno trascorso in chiaroscuro, difficile, con tante contraddizioni e qualche barlume di luce. Guerre vissute tra abitudine e indifferenza mentre donne, uomini e soprattutto bambini hanno perso la vita. Un anno difficile perché vissuto tra il desiderio di fare e l’impegno mancato, come nel pianeta sanità, l’ambiente sempre più degradato, la corruzione in crescita come la povertà dilagante. Molti avvenimenti sono figli di un populismo esasperato che passando per la vittoria di Trump negli Stati uniti è giunto fino al nostro paese dove il governo di centrodestra si inorgoglisce per la legge SpaccaItalia che ancora una volta tenta di rinnegare il Risorgimento e l’unità d’Italia. E’ la svolta dell’anticultura che ha riportato sulla scena l’arroganza del potere contro il bene comune, costituito da merito, competenza professionalità. E’ stato un anno in cui stancamente giustizia e politica se le sono date senza riserve, con la crisi dell’informazione a cui si è tentato di mettere il bavaglio. La crisi della politica e dei partiti ha generato discutibili interventi, a cominciare da una apparente stabilità di un governo che ha fatto della bandiera Caivano un modello inattuato per l’intero Mezzogiorno che per rinascere avrebbe necessità di una nuova classe dirigente. Tutto nero? No. L’orgoglio di avere un Presidente, Sergio Mattarella, presidio di garanzia e di libertà. E ’ “nell’inverno del nostro scontento ” che dobbiamo costruire la speranza. Lo facciamo a partire dal racconto del 2024 in questo servizio che snocciola mese per mese, attraverso anche immagini, il meglio e il peggio dell’anno che ci lascia.

COMMENTANDO Le guerre. Le atrocità. La corruzione. La politica senza etica. La povertà che dilaga. Il populismo che divide. E potrei continuare se guardando all’anno che ci lascia non fossi preso da un pessimismo cosmico che potrebbe essere inteso come una vita senza speranza. E invece no. Proprio da questi aspetti negativi che bisogna ri – partire per guardare al futuro, al 2025, con ottimismo. Perché il male non può, non deve, durare. Spetta a ciascuno di noi fare in modo che le cose migliorino. Le singole voci di testimonianza non producono risultati. Occorre una generale presa di coscienza.

IL PIANETA DELLE GUERRE Come deve avvenire contro le guerre che insanguinano il pianeta. Non solo Ucraina e Medio Oriente, dove la carneficina è ancora in atto, con centinaia di bambini uccisi e dove Hamas tiene uomini e donne ancora in ostaggio in una Palestina che rivendica il diritto ad avere un proprio Stato che gli viene negato da Israele. Altre guerre, in particolare nel mondo africano, meno note nell’informazione, allungano la lista dei conflitti. Resta il fatto che tutte le guerre sono non giuste, perché mancano il dialogo, il confronto, la capacità di mediare. Alla fine c ’è un solo vincitore: l ’industria delle armi e i trafficanti che fanno affari d’oro. Occorre andare ben oltre le temporanee tregue e definire una volta per tutte un nuovo ordine mondiale in cui arroganze e prepotenze non trovino più spazio. Non solo. In molti Paesi è in gioco la libertà, bene supremo per la convivenza civile. Quella libertà negata, come nella Siria di Assad, dove i corpi di migliaia di oppositori al regime sono stati scovati negli scantinati dell’orrore.

IL RITORNO DI TRUMP L’anno che si apre nasce sotto il segno di Trump che si insedierà nel prossimo gennaio. Il ritorno del tycoon segna la vittoria del populismo, la sconfitta dell’etica da parte del potere economico, l ’ampliamento della base della povertà rispetto al – la ricchezza posseduta da pochi. Tra le componenti che hanno segnato la vittoria di Donald c’è chi fa riferimento all’atten – tato subito durante un suo comizio. Ci sta anche, ma è davvero poco. In conto bisogna mettere il ritardo delle dimissioni di Biden e il risorgere del razzismo nei confronti di Harris. I

FEMMINICIDI Il 2024 è stato un anno terribile per i femminicidi. Tanti, troppi, figli di un patriarcato che stenta a morire. Gli amori tossici hanno spezzato giovani vite, come quella di Giulia Cecchettin e di tante altre donne che si sono rifiutate di sottostare alla prepotenza di uomini sconfitti nel loro animo. La lotta delle donne per denunciare le violenze ha conosciuto nell’an – no una grande mobilitazione. Anche le istituzioni sono scese in campo. Dentro questo dramma c’è la mancanza di una cultura che tarda ad imporsi.

VIOLENZA MINORILE Nell’anno che va via è esplosa più che mai la violenza giovanile con la crescita delle baby gang, di ragazzini con la pistola, che hanno insanguinato le strade dei quartieri dove l’ama – rezza della vita di periferia genera l’emulazione dei boss sempre pronti al regolamento dei conti. Famiglie distrutte, gio – ventù bruciata, futuro dal buio pesto. Ci si interroga sul perché ragazzini girino armati di col – telli e finanche di pistole, e si de – nuncia il fallimento di quelle agenzie sociali, famiglia, scuola, e l’attuazione di strumenti idonei alla formazione che non danno risposte positive.

LE MORTI SUL LAVORO E I NAUFRAGI MIGRANTI Si è registrata una catena di vite spezzate per mancanza di un piano di sicurezza che potesse garantire, in molti casi, la sicurezza sui cantieri. I controlli si registrano al minimo, sia per la mancanza di personale specializzato, sia perché la logica del profitto supera quella necessaria responsabilità di chi opera nei cantieri. Durante l ’anno è continuata la drammatica piaga dei morti in mare di migranti fuggiti dai lo – ro paesi in cerca di lavoro e lontani dalle guerre. Il Mediterraneo si conferma la grande tomba di giovani vite, donne e bambini. Le carceri sono sempre più affollate e i suicidi dietro le sbarre si sono verificati in misura preoccupante.

CRISI DELLA POLITICA L’anno che si chiude ha accentuato quella crisi della politica che aveva fatto non pochi danni già nel passato. La crisi dei partiti esplosa nei tempi della tangentopoli italiana si è trasformata in epidemia irreversibile. A destra come a sinistra, mentre resiste l’alibi della costruzione di un Centro che non c’è. Come sono lontani i tempi in cui Berlinguer denunciava la politica senza etica e, semmai, si incontrava in segreto con Almirante per far fronte al – le difficoltà del Paese. Nei partiti e tra i partiti, anche se non del tutto apparente, si è insinuata la logica dello scontro. Non solo Schlein contro Meloni e viceversa, ma nella maggioranza di governo si sono verificate tempeste di potere come per la legge sull’Autonomia differenziata regionale o sul premierato che potrebbe rivoluzionare la forma dello Stato. La stessa Costituzione che è stata dal dopo guerra riferimento di democrazia e di libertà nell’anno che va via è stata messa a dura prova. Ora più che mai l’anno che viene ci impegna a Resistere.

IL CROLLO STELLANTIS L’automotive ha attraversato difficili momenti. La crisi del gruppo Stellantis ha determinato momenti di forte tensione a causa dei licenziamenti avvenuti, poi ritirati, negli stabilimenti italiani del gruppo. Si è dimesso inseguito da forti accuse l’amministratore Tavares, mentre Elkann ha tentato una mediazione facendo presentare un piano di sviluppo dell’intero gruppo con la salvaguardia dei posti di lavoro. Rimane sospeso il futuro dell’intero settore dell’automotive.

IL CLIMA FRAGILE La questione ambientale ha avuto grande spazio nel dibattito sociale ed economico del Paese. Si è detto molto sul possibile cambiamento delle stagioni, ma a livello scientifico le risposte non sono state rilevanti. In realtà, la fragilità del suolo ha avuto momenti di notevole preoccupazione. Specie nella regione Emilia-Romagna dove si sono registrati danni notevoli alle imprese con conseguente crollo dei prodotti tipici locali. Il tema del clima è stato a lungo discusso nelle conferenze internazionali e in Europa dove sono state gettate le basi per un diverso impegno nella gestione delle risorse per migliorare l’ambiente.

LO SPORT Spettacolari le Olimpiadi di Parigi dove gli atleti italiani hanno fatto incetta di medaglie in tutte le discipline. Il tennis ha conosciuto traguardi straordinari grazie alle prestazioni di Sinner, dio della racchetta, che si è aggiudicato i trofei più importanti nel mondo. Tante altre storie e vicende hanno segnato l’anno che va via. Tra cui il grande impegno di Papa Francesco contro le guerre, e la rinomina a capo assoluto della Russia del nuovo zar Putin.

IL FUTURO Io ci credo. Sono convinto che il prossimo anno sarà diverso e migliore. Nel quale la consapevolezza della coralità d’impegno dovrà risorgere per sconfiggere il male e costruire il bene. E’ con questo auspicio che auguriamo a tutti un felice 2025: di buona salute, di grandi successi, di pacifica convivenza, di impegno per il bene comune. E che le armi tacciano per sempre.

Ha collaborato Antonio Picariello



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