“Il tempo dei ‘burocrati’ immuni e scevri dal peccato è scaduto, la politica recuperi il suo Primato e riparta dal Municipio” – Corriere dell’Irpinia

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La macchina burocratica dei piccoli Comuni è praticamente ferma ed in migliaia di realtà locali è praticamente spenta. – Così Virgilio Caivano, Portavoce del Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani, commenta la missione della Bassanini nei Comuni delle aree interne e della corona alpina. – La finta autonomia in materia di pubblica amministrazione, autonomia scolastica è ormai chiara a tutti.

L’idea di moralizzare la politica sull’onda lunga di “mani pulite” il disastro sociale italiano porta marchiato a fuoco quei giorni tristi e sconsiderati, ha prodotto solo un coacervo di situazioni paradossali e nocive ai piccoli comuni italiani. La divisione dei “poteri” istituzionali con ruoli di indirizzo ai Consigli Comunali, scarsi poteri ai Sindaci ed alle Giunte Comunali con ampio margine di operatività alle strutture burocratiche ha creato nuovi centri di potere, soprattutto, senza il consenso popolare.

Quasi trent’anni dalla legge Bassanini i risultati della riforma sono sul tappeto in tutta la loro virulente fallacia. Piante organiche vuote di contenuti, non rinnovate e sopratutto prive di funzioni e competenze utili per affrontare e vincere la sfida europea nella sua complessità. La L.59/1997 pomposamente attribuiva la delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni, agli Enti Locali, per la Riforma della Pubblica Amministrazione e e per la semplificazione amministrativa. L’art. 21 della Bassanini recita in materia di pubblica istruzione: “Le istituzioni scolastiche sono autonomi e funzionali alla definizione e alla realizzazione dell’offerta formativa. A tal fine interagiscono tra loro e con le comunità locali promuovendo il raccordo e la sintonia tra le esigenze e le potenzialità individuali e gli obiettivi nazionali del sistema di istruzione”.

Per migliaia di piccoli Comuni italiani la Pubblica Amministrazione è una piaga , un freno, un incentivo alla fuga dalla montagna , dalla collina, dalle aree interne, dall’Appennino. Per i 10 milioni di cittadini che vivono nei piccoli Comuni italiani la lotta impari con l’assenza di semplificazioni amministrative, di risposte concrete e coerenti con i tempi della rete veloce un tappo terribile.

Il sistema scolastico appenninico è afono, non c’è nessuna sintonia dal basso e l’offerta formativa è davvero ai mini termini. Urgente la “legislazione differenziata” che guardi nel concreto ai luoghi, alle opportunità, alle necessità di chi vive l’Appennino e non le grandi aree urbane. La riforma del sistema delle autonomie locali ed una nuova “governance” del Sindaco con i suoi poteri e le sue chiare e trasparenti responsabilità in materia di appalti , lavori pubblici, programmazione e realizzazione del programma elettorale sottoposto algiudizio elettorale. Il tempo dei “burocrati” immuni e scevri dal peccato è scaduto, la politica recuperi il suo Primato e riparte dal Municipio, il luogo della partecipazione democratica e della risposta alle legittime attese dei cittadini.



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