Era il 7 Marzo quando, a poche ore dalla decisione del governo di indire il lockdown su tutto il suolo nazionale, la Scandone disputava il suo ultimo match, perdendo in casa contro Nardò. Da allora, sebbene siano passati più di 5 mesi, sostanzialmente non ci sono novità per quanto riguarda la società biancoverde.
Ed oggi, con Agosto che giunge ormai a conclusione, l’ansia circa la nuova stagione inizia a farsi largo. Ma non è smania di vedere di nuovo in campo la Scandone, è preoccupazione per quanto sta accadendo: nulla.
Riavvolgiamo il nastro.
Quando la pandemia è scoppiata, il basket è stato tra i primi sport a fermare la stagione cancellando immediatamente le speranze di una ripartenza. Era il 2 Aprile quando Gianni Petrucci annunciò la chiusura dell’attività e iniziò a dettare la linea per il nuovo anno.
Incassata la salvezza, ottenuta grazie al congelamento delle classifiche, è ripartito il tran tran legato al destino societario. Ma se la pandemia ha chiuso anzitempo il campionato, ha anche rallentato l’inchiesta Sidigas. In questo clima di incertezza, però, il primo cittadino Gianluca Festa aveva rilanciato le ambizioni del club con il quale aveva militato in A2 (era il 12 Maggio), iscrivendolo alla corsa al titolo di Roseto (una gara alla quale si era interessata anche La Pallacanestro Irpina, tirandosi poi fuori quando la Scandone ha fatto capolino nella trattativa).
“Al di là delle vicende societarie della proprietà, che ricordo essere ancora in capo alla Sidigas, al momento la Scandone sarebbe la più accreditata ad acquisire un titolo, perché ha storia, struttura e capacità di investimento”. Queste le parole del Sindaco in quei giorni. Un vero e proprio capovolgimento di fronte rispetto all’atteggiamento forzatamente sommesso che la vicenda Sidigas aveva imposto nei mesi precedenti.
Festa, comunque, aveva anche ribadito la volontà di conquistare sul campo la seconda serie.
La doccia fredda, comunque, non ci ha messo molto ad arrivare: “Quella della Scandone è sicuramente una di queste (offerte sul tavolo) ma è legata alla volontà e ai tempi del tribunale. Tutto questo rende molto difficile la trattativa. […] A me dispiace per la situazione che si sta vivendo ad Avellino ma noi abbiamo bisogno di certezze”. Così il presidente di Roseto, Antonio Norante, si era espresso sulle righe della nostra testata a proposito della trattativa il 27 Maggio scorso. Un gentile, ma comunque abbastanza chiaro, invito a lasciar perdere.
Ed infatti, il giorno dopo, nell’ambito dell’incontro tra i sindacati e Sidigas, Dario Scalella aveva detto che “Nella situazione economica attuale dire che si possa prendere un titolo di A2 è difficile. La situazione economica al momento non lo permette”.
E ancora una volta aveva investito il primo cittadino dell’onore/onere di trovare una soluzione, laddove possibile “Se il sindaco ha messo insieme un gruppo di imprenditori che possa fare questa cosa ben venga”.
Sostanzialmente una investitura quasi ufficiale che, però, il 19 giugno, a margine dell’incontro con la Sandro Abate per risolvere il problema palazzetto e portare la squadra ad Avellino, Festa aveva sostanzialmente rimandato al mittente, facendo un chiaro passo indietro rispetto alle dichiarazioni di un mese prima. “Al momento si sta lavorando ad un campionato di serie B. Potenzialmente ci sono possibilità di ripescaggio o di acquisizione di titoli di A2, ma fino a che non sarà risolta la vicenda debitoria qualsiasi valutazione dovrà essere rimandata. Ad oggi si lavora ad una serie B di vertice”.
Il primo cittadino, poi, aveva anche chiarito che “Al momento c’è Basile. In seguito vedremo se succederà qualcosa, come magari l’acquisizione del club da parte di qualcuno interessato”, rilanciando sostanzialmente il problema della struttura societaria, non ancora definita.
Criticità, questa, confermata candidamente da Gennaro Canonico il 27 giugno: “La questione è molto semplice: fino a che non ci sarà l’ufficialità che saremo noi a continuare (con la gestione sportiva) non possiamo dare certezze. Di certo stiamo continuando a lavorare ma bisognerà risolvere prima la questione. Fino ad allora creare aspettative può solo generare malumori”. Insomma, in 45 giorni si è passati dall’euforia per il grande salto all’incertezza più totale. Un pericoloso segnale di poca lucidità, o quantomeno di impossibilità concreta di progettare con tranquillità il futuro.
L’azione della dirigenza, in ogni caso, è continuata sottotraccia, con il completamento dell’iter di iscrizione e i tentativi di allacciare rapporti con eventuali innesti e di rimpinguare anche l’assetto societario, ricevendo però un due di picche da Sergio Mastroianni, impegnato in altri settori professionali.
Finito luglio, però, è arrivata l’ennesima bastonata (volendo considerare come “passabile” la querelle legata al lodo Sabatino che dovrebbe portare un ulteriore punto di penalizzazione il prossimo anno): il 4 agosto la società biancoverde è tornata nei libri neri del Tribunale Arbitrale della Pallacanestro a causa delle vertenze di Jason Rich e dei sui agenti Dan Tobin e Vittorio Ferracini, ritrovandosi di nuovo con il mercato bloccato.
Da allora fondamentalmente la Scandone è rimasta immobile, pur concludendo l’iscrizione delle squadre giovanili, altra fattispecie importante per tenere viva la fiamma della speranza di una normale partecipazione al prossimo campionato di B.
Il motivo dello stop è chiaro ed è stato palesemente ripetuto anche dai protagonisti della vicenda in questi mesi: serve che la Sidigas si accolli l’onere di far fronte ai problemi legati alla sua gestione, lasciando la società libera di gestirsi solo dal punto di vista sportivo ed evitando di dover essere chiamati a ulteriori sforzi in corso d’opera per rimediare a lodi e BAT che indubbiamente arriveranno. Come ha confermato nella sua ultima uscita il 18 Agosto il sindaco che aveva affermato che “C’è una partita molto importante che non riguarda solo la vicenda sportiva del parquet, ma c’è quella relativa alla società. Si sta provando a svincolare la Scandone dalla parte debitoria, mi auguro che si possa arrivare!“.
La situazione è intricata, poco chiara e di difficile risoluzione, dato che i tempi tecnici del procedimento Sidigas continuano a non rispecchiare quelli sportivi della Scandone che, suo malgrado rimane in stand-by e rischia di ritrovarsi a dover fare tutto di fretta anche quest’anno.
Le contraddizioni, poi, risultano evidenti, con lo stesso Primo cittadino che ha cambiato la mira più volte nell’arco di 90 giorni, portando alla luce più di una incongruenza e insinuando il dubbio sulla reale fattibilità dell’impresa nella quale solo un anno fa si è lanciato.
Inoltre, ma non ultimo, il vero dubbio risiede nella reale possibilità di Sidigas, impegnata come già detto in una difficile contrattazione, di poter ottemperare ai debiti sportivi, stante l’esistenza di quelli verso lo Stato, sicuramente da considerarsi primari. L’impressione, dunque, è che senza un aiuto esterno, fra l’altro invocato dallo stesso Scalella nell’unico episodio in cui si è concesso alla stampa, sia necessario.
Purtroppo, però, al momento sembra non ci siano le condizioni perché qualcuno possa realmente esporsi, affidandosi all’ennesimo difficile (visto il passato) gentlemen’s agreement e rischiando così di trovarsi nella posizione di dover fronteggiare spese extra-sportive dovendo trovare un modo di pagare i debiti pregressi del club.