Metapneumovirus umano: cos’è, cause, sintomi, soluzioni

0
5






Un nuovo allarme sanitario dietro l’angolo? La paura nasce dall’aumento dei contagi dovuti al metapneumovirus umano (hMPV), che si sta diffondendo in alcuni Paesi asiatici, tra cui Cina, India e Kazakhstan. Ma gli esperti tranquillizzano.

«Il metapneumovirus umano non è una nuova minaccia, perché si tratta di una “vecchia” conoscenza», spiega il professor Massimiliano Galdiero, professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica all’Università della Campania “L. Vanvitelli” e segretario della Società Italiana di Virologia.

«È stato identificato per la prima volta nei Paesi Bassi nel 2001 da un gruppo di ricercatori, guidati dal professor Albert Osterhaus: oggi viene considerato una delle principali cause di infezione respiratoria acuta ed è diffuso in tutto il mondo, per cui la popolazione globale dispone ormai di un certo grado di immunità».

Cos’è il metapneumovirus umano

Nello specifico, si tratta di un virus respiratorio con RNA a singolo filamento, che può determinare sintomi molto simili a quelli dell’influenza e del raffreddore: febbre, tosse, congestione nasale e difficoltà respiratorie.

«Come qualsiasi altro virus respiratorio, si trasmette per droplet, cioè attraverso quelle goccioline di saliva più grandi che si emettono starnutendo, tossendo o semplicemente parlando», descrive l’esperto. «Pur avendo una limitata sopravvivenza ambientale, può anche essere trasmesso attraverso il contatto con le superfici contaminate e attualmente figura tra le cause più comuni di malattia respiratoria nei bambini di età inferiore ai 5 anni, dopo il virus respiratorio sinciziale».

Proprio insieme a quest’ultimo appartiene alla famiglia virale Pneumoviridae, precedentemente sottofamiglia dei Paramixoviridae, di cui invece fanno parte i Morbillivirus (morbillo), i Respirovirus (virus della parainfluenza tipo 1 e 3) e i Rubulavirus (parotite e parainfluenza tipo 2 e 4).

«La famiglia Pneumoviridae è composta da due generi: gli Orthopneumovirus, i cui membri infettano i mammiferi e nel caso degli esseri umani abbiamo il virus respiratorio sinciziale, e i Metapneumovirus che infettano sia i mammiferi sia gli uccelli, e per quanto riguarda l’uomo l’hMPV», specifica Galdiero. «Il virus in questione è strettamente correlato per omologia di sequenza al Metapneumovirus aviario, patogeno del pollame. Analisi di genetica evolutiva suggeriscono che l’hMPV si sia differenziato dallo pneumovirus aviario alcune centinaia di anni fa e che, da allora, sia stabilmente diventato un patogeno umano».

Metapneumovirus umano, chi è a rischio

L’infezione da hMPV colpisce prevalentemente durante l’infanzia: alcuni studi hanno mostrato che, virtualmente, tutti i bambini hanno già contratto l’infezione al compimento del quinto-decimo anno di età.

«Ecco perché i piccoli di casa rappresentano la classe di età più suscettibile all’infezione, insieme ai soggetti anziani o immunodepressi, perché si tratta delle categorie più fragili», tiene a precisare il professor Galdiero.

Perché il metapneumovirus umano può variare

Vista l’esperienza del Covid, quello che si teme di più è che il metapneumovirus umano possa mutare e creare varianti. Ma non è necessario allarmarsi. «Per sopravvivere nel corso dei millenni, la maggior parte delle specie viventi ha seguito una legge semplice ed efficace: adattarsi alle mutevoli caratteristiche dell’ambiente circostante», racconta l’esperto. «Nel caso dei virus, le varianti consentono loro di eludere le difese dell’organismo, di resistere ai trattamenti terapeutici, di infettare individui diversi e così via. È come se, periodicamente, i patogeni cambiassero “aspetto” in alcune componenti strutturali, in modo da sfuggire anche al sistema immunitario di chi si è già ammalato oppure è protetto in qualche modo».

I virus con genoma a RNA, come l’hMPV, mutano velocemente per due fondamentali ragioni: la loro rapidità di replicazione nell’organismo infettato e l’incapacità dell’RNA polimerasi, per la replicazione del genoma, di “correggere le bozze” durante la fase di sintesi degli acidi nucleici. «Sebbene l’hMPV muti e cambi nel tempo con l’emergere di nuovi ceppi, non è un virus con un reale potenziale pandemico, proprio perché nel tempo il virus ha conservato in buona parte la sua sequenza genomica, mantenendo la propria specificità», riferisce l’esperto.


Netapneumovirus umano, nessun allarme

Tra l’altro, stando all’Organizzazione mondiale della sanità, l’aumento dei patogeni respiratori rilevati in Cina “rientra nell’intervallo previsto durante l’inverno dell’emisfero settentrionale”. Significa che i numeri sono perfettamente in linea con i dati stagionali, non sono emerse segnalazioni di focolai insoliti e non sono state attivate dichiarazioni di emergenza.

«Probabilmente, l’aumento di casi è dovuto solo a un debito immunitario causato dalle restrizioni per il Covid-19, che hanno interrotto la circolazione dell’hMPV per quasi due anni e ha ridotto l’immunità nella popolazione, soprattutto quella pediatrica», riflette il professor Galdiero.

C’è una sorveglianza attiva

In Italia, è attiva la sorveglianza RespiVirNet, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità con il sostegno del Ministero della Salute, che produce un rapporto settimanale epidemiologico e uno virologico sulla base dei dati provenienti da medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e laboratori di riferimento regionale per i virus respiratori.

«Questo deve ulteriormente tranquillizzarci, perché il controllo sui virus stagionali è davvero capillare», conclude l’esperto.

Fai la tua domanda ai nostri esperti


















Source link

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here