I greci antichi parlavano di Panacea riferendosi alla dea associata alla guarigione, la quale era in possesso di un “rimedio universale” capace di guarire tutti i mali. Ma se una pillola che guarisce “tutto” appartiene ancora al mondo dell’immaginario, esempi di farmaci che da soli possano curare più malattie, apparentemente molto lontane e diverse fra loro non solo esistono, ma rappresentano uno dei risultati più avanzati della ricerca scientifica moderna. Si parla in questi casi di “Pipeline in a Product”, ovvero tante indicazioni terapeutiche di utilizzo per la stessa molecola.
Un solo tipo di infiammazione per più malattie
Questa rivoluzione si sta compiendo nel campo delle malattie infiammatorie immunomediate, un gruppo di ben 100 patologie legate al funzionamento del sistema immunitario, che danno sintomi anche gravi e durano tutta la vita. Quella che si chiama “immunologia”, che studia appunto il complesso sistema di difesa dell’organismo, ha trovato infatti il comun denominatore anche di molti disturbi nell’infiammazione, che è la risposta immunitaria presente in ogni individuo e che si scatena quando il nostro organismo entra in contatto con parassiti o allergeni, attivando delle cellule immunitarie per combatterli.
Si origina così un processo infiammatorio che serve proprio a difendere il corpo umano dai patogeni: il problema è che, in certe persone, il sistema scatta anche se non c’è una minaccia reale. In questi casi si parla di infiammazione di tipo 2, una reazione immunitaria iperattiva alla base di diverse affezioni come la dermatite atopica, l’asma, la rinosinusite cronica con poliposi nasale, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), la prurigo nodularis, l’esofagite eosinofila, l’orticaria cronica spontanea e altre condizioni immuno-mediate o allergiche, tutte condizioni che hanno un impatto notevole sulla qualità di vita delle persone.
Un solo tipo di infiammazione per più malattie dunque: e se la causa scatenante è la stessa, poter spegnere questo incendio significa poter tenere sotto controllo non una, ma più condizioni che dipendono da esso allo stesso tempo.
«Grazie alla ricerca e alla conoscenza del fattore comune dietro queste patologie è oggi possibile agire sui meccanismi alla base dell’infiammazione, ottenendo un controllo a lungo termine, anziché agire sull’organo bersaglio o sul sintomo della malattia con terapie generiche, come cortisonici o immunosoppressori, che possono offrire sollievo nel breve termine ma il cui uso continuo e prolungato è altamente sconsigliato», ha dichiarato il professor Stefano Del Giacco, ordinario di Medicina Interna, direttore della Scuola di specializzazione in allergologia e immunologia clinica dell’Università di Cagliari.
L’anticorpo monoclonale dupilumab
Le patologie infiammatorie di tipo 2 sono spesso diagnosticate per la prima volta durante l’infanzia, ma possono svilupparsi a qualsiasi età e avere un impatto sulle persone per anni o addirittura per tutta la vita. Fattori genetici, ambientali (esercizio fisico, condizioni atmosferiche, agenti inquinanti) e psicologici (come lo stress) possono essere fattori scatenanti.
Un significativo passo avanti nel trattamento di queste malattie è stato fatto con lo sviluppo di dupilumab, un anticorpo monoclonale completamente umano (cioè, costruito con biotecnologie e piattaforme cellulari che esprimono solo geni umani e quindi riducono il rischio di reazioni avverse) che agisce inibendo le vie di segnalazione dell’infiammazione mediate da due citochine, l’interleuchina 4 e la 13.
Non è quindi un immunosoppressore (con il rischio di effetti collaterali quali, per esempio, una maggiore esposizione alle infezioni), non richiede controlli continui e ha dimostrato efficacia a lungo termine su numerose patologie. Fra queste malattie di origine infiammatoria gli esperti ultimamente ne segnalano due in particolare, in parte perché non ancora ben conosciute (con i relativi problemi di diagnosi tardiva), e poi per l’invasività dei sintomi associati: sono l’esofagite eosinofila e la prurigo nodularis.
Esofagite eosinofila, un boccone che non va giù
L’esofagite eosinofila (EoE) è una malattia cronica che colpisce soprattutto l’esofago, causandone la fibrosi e provocando un restringimento dell’organo. I sintomi sono difficoltà nella deglutizione (disfagia, anche con piccole quantità di cibo), riduzione dell’appetito, vomito e dolore addominale. I bambini, in particolare, possono avere una crescita rallentata, dovuta al rifiuto del cibo. Il problema è che viene spesso confusa con il comune reflusso gastroesofageo o con altri disturbi intestinali e, se non viene adeguatamente controllata, i sintomi possono peggiorare nel tempo, con l’esofago che viene sempre più danneggiato.
«L’EoE colpisce oggi circa 50mila adulti e adolescenti in Europa. Le statistiche registrano tuttavia un significativo aumento del numero di casi. È importante sapere che in assenza di terapie mirate ed efficaci nel lungo periodo i pazienti che ne soffrono spesso adottano meccanismi compensatori, come modificare l’alimentazione, estendere gli orari dei pasti ed evitare certi tipi di cibo, fatti che influiscono anche sui tempi della diagnosi. Mettendoli in atto, i pazienti si autoconvincono di poter convivere con l’esofagite eosinofila e a volte ne minimizzano l’impatto, ritardando il confronto con uno specialista», ha dichiarato il professor Antonio di Sabatino, ordinario di Medicina Interna, direttore UOC Medicina Interna 1, Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, e Direttore Scuola di Specializzazione in Medicina Interna, Università di Pavia.
«Patologie come l’EoE trasformano il piacere del cibo in ansia e paura. Le persone che ne sono affette sperimentano spesso crisi di soffocamento durante i pasti che comportano paura, dolore e disagio. I pazienti arrivano alla diagnosi con anni di ritardo. Tutto questo può compromettere seriamente la qualità di vita, portare a impatti psicofisici, isolamento sociale e rischio di arrivare alla diagnosi in condizioni gravemente compromesse», ha dichiarato Roberta Giodice, presidente ESEO Italia – Associazione di famiglie contro l’Esofagite eosinofila e le patologie gastrointestinali eosinofile.
Fino a ieri l’esofagite eosinofila veniva trattata in modo prolungato con farmaci sintomatici non curativi e non privi di effetti collaterali, e prevedeva diete rigide e restrittive. La svolta è rappresentata dai farmaci biologici – di cui è pioniere dupilumab, primo trattamento biologico mirato ad essere autorizzato e rimborsato dal SSN in adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni con un peso di almeno 40 kg – che consentono il miglioramento nella capacità di deglutire e, in molti casi, la remissione della malattia. Per ulteriori informazioni sull’esofagite eosinofila: www.chiamalaesofagite.it.
Prurigo nodularis, un prurito irrefrenabile
La prurigo nodularis (PN) è invece una malattia cronica caratterizzata da un intenso prurito (molto più forte di quello legato alla dermatite atopica e all’orticaria), accompagnato dalla formazione, sulla pelle, di noduli e papule conseguenti allo sfregamento e alle ferite che i pazienti si provocano nel tentativo di placare il disagio tramite grattamento.
Molti pazienti soffrono anche di bruciori e dolori pungenti nelle parti colpite. In Europa si hanno 32,7 casi di PN per 100mila abitanti. Anche per la PN, i trattamenti fino a ieri consistevano in terapie topiche e orali con corticosteroidi, fototerapie e immunosoppressori, con alto rischio di eventi avversi e frequenti ricadute.
Gli studi dimostrano che il nuovo anticorpo monoclonale in questi casi riduce significativamente il prurito e le lesioni cutanee, riducendo il dolore cutaneo e i sintomi di ansia e depressione che non di rado accompagnano l’evolversi della malattia. Per maggiori info: dermatopia.it/prurigo-nodularis.
Abbiamo detto di due patologie gravi e poco conosciute, ma l’anticorpo monoclonale ha ottenuto la rimborsabilità anche per la dermatite atopica grave nei bambini fra i 6 mesi e i 5 anni (ma l’indicazione all’uso esisteva già per adulti e adolescenti) e per l’asma grave nei bambini tra i 6 e i 12 anni (con indicazione per adolescenti e adulti già precedente). Infine, l’uso è autorizzato e rimborsato anche in Italia per la rinosinusite cronica con poliposi nasale grave negli adulti.
infiammazione cronica.