“L’idea da cui siamo partiti non era quella di riscrivere la storia ma di raccontare un percorso di disvelamento. E’ il processo che caratterizza le figure di Luigi XVI e Maria Antonietta, li vediamo perdere la loro identità di simboli per rivelarsi come esseri umani”. A sottolinearlo Giuseppe Trepiccione, ospite dello Zia Lidia Social Club in occasione della proiezione al Movieplex di “Le deluge. Gli ultimi giorni di Maria Antonietta”. Il film segue i giorni di prigionia di Luigi XVI e Maria Antonietta e della loro famiglia alla Tour du Temple prima dell’esecuzione del sovrano, mostrando le complesse vicende umane e storiche che hanno accompagnato questo periodo.“Gli stessi rivoluzionari – spiega Trepiccione – sono messi di fronte alle loro responsabilità, ai lati oscuri che contraddistinguono ogni rivoluzione. Ad emergere è la violenza intrinseca al gesto rivoluzionario, fino a trascendere le intenzioni dei rivoluzionari stessi. La sfida è quella di rovesciare il punto di vista, consegnandoci un uomo e una donna che fino ad ora hanno vissuto in una dimensione divina e che invece si ritrovano sprofondati in una condizione umana, fatta di carne e sangue. Una delle scene più significative è quella in cui il giovane procuratore si confronta con Luigi XVI e si trova al cospetto di un uomo a cui deve annunciare che sarà ucciso e scopre quanto sia difficile guardare negli occhi l’oggetto sacrificale”.
Pone l’accento sulla capacità del film di parlare al nostro tempo “Non lo fa in maniera diretta e certamente si propone di non scadere in facili richiami allegorici ma è inevitabile avvertire, nelle scene del film, gli echi del momento di grande confusione che vivono l’Europa e il mondo occidentale”. Spiega di aver collaborato con Jodice sin dalle prime fasi della sceneggiatura, contraddistinta da una differenza di linguaggio e di contenuti tra i tre atti. Con il montaggio ho cercato di mantenermi in equilibrio su un filo sottile. Sarebbe stata una sconfitta se ‘Le deluge’ fosse passato per un film reazionario, perchè non lo è, ma soprattutto sarebbe stata un’occasione sprecata”. Non ha dubbi Trepiccione “Il cinema può contribuire a una visione altra delle cose, può diventare una speciale lente d’ingrandimento che permette di osservare le cose da un punto di vista non convenzionale, insistendo su aspetti poco noti fino a esplorarne la complessità”. Un legame forte, quello di Trepiccione con lo Zia Lidia “Il cinema d’autore sopravvive grazie al lavoro di associazioni come lo Zia Lidia, di giovani appassionati come Michela Mancusi e Roberto Gaita che consentono di mantenere viva l’attenzione sul cinema non commerciale, a partire dal confronto con gli autori. Io stesso mi sono formato in un cineclub come lo Zia Lidia, il cineclub Vittoria a Caserta. Andavo a guardare i film e ho capito che io stesso potevo fare cinema quando mi sono confrontato con registi che non erano così diversi da me”. nSottolinea come “è un momento in cui il cinema, anche a causa della mancanza di fondi e della competizione con piattaforme, sta cercando di recuperare spettatori ma anche complessità nell’analisi”