È arrivato in punta di piedi, dopo una straordinaria stagione a Taranto, senza fare rumore. L’acquisto di Patrick Enrici è uno di quelli che si capisce con il tempo, che si apprezza con il passare delle giornate e quando le partite contano un po’ di più. Il difensore di Cuneo, nella sua carriera, non è mai stato abbagliato dalle luci dei flash, ma con lo scorrere del campionato, poco alla volta, sta dimostrando che queste luci le può sostenere. Patrick, che ha sempre lavorato in sordina, si è preso l’Avellino sulle spalle sorreggendo il reparto difensivo con dedizione e sacrificio. Un impatto devastante ad Avellino ed ora l’ambiente biancoverde si coccola il proprio leader difensivo.
Enrici, una storia che inizia da lontano
Gli inizi
La storia del difensore cuneese, però, inizia da lontano. All’età di dieci anni, la carriera di Patrick cambia radicalmente: Valter e Paolo Quirico, dopo il passaggio al Cuneo, decidono di renderlo difensore. Al giovane Enrici quel ruolo calza a pennello: “Capii che mi piaceva molto di più difendere la porta che attaccarla” – dirà in un’intervista a LGI. Nel 2017, il suo passaggio al Torino: l’impressione agli addetti ai lavori dei granata è subito eccellente. Federico Coppitelli, allenatore della squadra, parlando di lui dice: “Difensore di altri tempi: è uno dei pochi marcatori in circolazione. Ragazzo serio ed efficace, dotato di una straordinaria cultura del lavoro; una sorta di marines”. Una caratteristica che lo accompagna da sempre: la voglia di lavorare; di curare i dettagli, le stesse caratteristiche che lo stanno rendendo un pilastro per l’Avellino, che vede in lui un patrimonio del club.
Le difficoltà di Torino e l’incontro con Zironelli
Nel corso della sua carriera, tuttavia, Patrick è incappato in un momento di grande difficoltà, che è utile a comprendere il valore dell’uomo e del calciatore. La sua voglia di dare il massimo e far bene, senza piegarsi a dinamiche che gli farebbero distogliere l’attenzione sulla sua più grande passione: il calcio. Patrick lo racconta così a La Giovane Italia: “Un procuratore venne a trovarmi […]. Io lo ringraziai per le belle parole, ma gli risposi che preferivo non avere un procuratore. Guardando a mia madre come esempio, avevo capito che nella vita bisogna cercare di essere indipendenti: si fa quello che si può con le proprie risorse e le proprie doti, spingendosi fin dove è possibile [..]. Non servono aiutini. Il lavoro quotidiano e il talento ti fanno arrivare dove meriti.” Quel rifiuto, però, il difensore non lo dimenticherà mai: “Non so se avesse legami con il Torino, ma da quel momento: giocai solo 3 partite da titolare; collezionai una decina di panchine e andai, diverse volte, in tribuna”. La svolta per Enrici arriva nella stagione 2020-2021, la prima tra i grandi, alla Sambenedettese con Mauro Zironelli: l’allenatore che gli “consentì di crescere dal punto di vista tecnico-tattico”.
Lecco, Taranto e, ora, Avellino: umiltà, rispetto e sacrificio
Poi Lecco (con cui vinse i play-off nel 2023), Taranto e, ora, Avellino. Il cammino di Enrici è stato lungo, ricco di esperienze che gli hanno scolpito il carattere e che lo hanno reso il calciatore che è adesso. Un percorso di crescita basato sugli ideali che Patrick tiene a cuore: umiltà, rispetto e sacrificio. Quelli che il difensore ha imparato a tenere come capisaldi per non perdere mai quella voglia di lottare e raggiungere gli obiettivi prefissati. Sul campo, il gioiello dell’Avellino li incarna alla perfezione. Perché quando la tecnica è presente, e qui non manca, serve anche il carattere a dargli supporto.
Un fattore per mister Biancolino: Patrick Enrici
Puntando gli occhi sul campo, quello che si nota è l’attitudine al duello. Enrici è perfetto in marcatura, perché se Patrick è a uomo, l’avversario difficilmente respira. Un combattente che non getta mai la spugna. Abile negli anticipi, la sua abilità migliore, una caratteristica molto utile alle trame tattiche di mister Raffaele Biancolino. Questa capacità lo porta a difendere alto, altissimo. A queste doti difensive, Enrici aggiunge anche quelle da costruttore: abile nei passaggi, anche lunghi, in campionato viaggia ad una media del 90% di passaggi riusciti. In più: l’abilità aerea, che gli ha consentito, dall’altro lato del campo di competenza, di siglare la rete della vittoria a Caserta. La stessa che, inoltre, riesce ad attuare con efficacia in difesa: in stagione, il difensore, ha vinto il 54% dei duelli aerei.

Avellino, dunque, si gode il proprio difensore e lo fa consapevole di quello che il calciatore stia dando, già da adesso, (e potrà dare) alla maglia biancoverde. Conscio, inoltre, della maturità caratteriale e calcistica del ragazzo, che a soli 23 anni è già un veterano. Perché Patrick, riprendendo le parole di Coppitelli, è “una sorta di marines” prestato al calcio.