Il 9 aprile, Vincenzo De Luca che fa? Decide di appoggiare comunque il centrosinistra, suggerisce il buon senso. A prescindere dalla sentenza della Consulta che si pronuncerà il 9 aprile sulla legge regionale sul terzo mandato. Potrebbe essere sfavorevole a De Luca, forse lo sarà.
E comunque per il governatore non è la cosa migliore da fare correre da solo: potrebbe far perdere il centrosinistra, e anche creare imbarazzo agli aspiranti ricandidati consiglieri regionali, in particolare ai deluchiani.
In particolare a chi fa parte di un partito di centrosinistra e non potrebbe seguire De Luca nella corsa in solitaria. Se il governatore non si ricandidasse a presidente, se non rompesse con gli alleati di sempre allora nessun problema. Tutti nel Campo largo, il gioco è fatto.
Diversamente, chi sta in un partito di centrosinistra, ma è più o meno fieramente deluchiano, chi ha un legame politico imprescindibile e vitale con De Luca, che cosa farebbe se il governatore volesse andare in un modo o nell’altro per conto suo?
Dovrebbe andare con De Luca e lasciare il partito? Non sarebbe cosa buona e giusta, bella: non sarebbe facile da spiegare e sarebbe rischioso.
Insomma le smanie di grandezza di De Luca sono per alcuni un bel problema. Ci sono esponenti del Pd che hanno un legame politico inscindibile con il governatore, che li ha sempre valorizzati come meritavano. Certo, il loro apporto di voti in molti casi non è stato affatto trascurabile, anzi. Il numero uno della Regione è stato comunque in questi anni di legislatura a Santa Lucia il loro punto di riferimento.
In Irpinia, ci sono deluchiani che sul territorio di appartenenza sono esponenti di spicco dei rispettivi partiti, che rappresentano buona parte dei partiti in cui militano.
Ad esempio il consigliere regionale Maurizio Petracca, che è uno degli sponsor maggiori della segreteria provinciale di Avellino guidata da Nello Pizza. Checché ne dica De Luca, Petracca non può svestire la maglia del suo partito. Il consigliere regionale alle Politiche non è stato eletto all’uninominale per una manciata di voti ma ha trascinato il partito ad un risultato importante.
E che dire del consigliere regionale Enzo Alaia? Senza di lui Italia Viva in Irpinia sarebbe poca cosa. Nello stesso tempo, Alaia è indissolubile dal governatore, che gli ha affidato la presidenza della commissione sanità. Ma non ci sono solo i consiglieri regionali, c’è tutta una schiera di amministratori, sindaci, consiglieri e presidenti di enti di ogni tipo che debbono la loro elezione o nomina a De Luca, che sono del Pd o di un altro partito ma nello stesso rispondono al governatore.
Ed anche è chiaro che il Pd della Campania, oggi commissariato dalla segretaria nazionale Elly Schlein sotto l’attenta vigilanza del senatore Antonio Misiani, è stato eterodiretto quasi esclusivamente per anni da De Luca. Così come tanti leader “moderati”, dai renziani agli “azionisti” di Carlo Calenda – è stato il consigliere regionale di Azione, Giuseppe Sommese a presentare la proposta di legge sul terzo mandato – hanno sempre goduto dell’appoggio del governatore, a lui devono la loro fortuna politica, sono suoi sponsor importanti.
E forse, De Luca, alle prossime regionali non vuole metterli difficoltà, non avanzerà nei loro confronti nessuna proposta irricevibile. Sarà almeno questa volta magnanimo: non sfascerà il centrosinistra e i partiti, non creerà problemi ai deluchiani per assecondare il suo egotismo politico, il suo attaccamento alla poltrona, un personalismo che non è comprensibile neppure tenendo in debita considerazioni le qualità di amministratore e di politico di De Luca. O no?