Cirrosi epatica: cos’è, sintomi, cause, soluzioni

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Il fegato può ammalarsi per molte cause e la cirrosi epatica ne rappresenta l’evoluzione finale: le cellule epatiche muoiono e vengono sostituite da un tessuto rigido, fibroso, che altera struttura e funzioni di questo organo così importante. Non solo l’abuso di alcol, ma spesso anche malattie virali (epatite HBV o HCV), patologie autoimmuni, cattive abitudini alimentari, uso improprio di farmaci o erbe officinali rappresentano singolarmente, ma più spesso in associazione, la patogenesi della malattia.

«Il fegato viene spesso descritto come un grande laboratorio del corpo umano per le sue numerose e complesse funzioni metaboliche», spiega la dottoressa Rosa Maria Iemmolo, specialista in Gastroenterologia e Scienza della Alimentazione e Dietetica presso il Poliambulatorio Chirurgico Modenese di Modena.

«La sua attività è talmente ampia che, attualmente, non esiste un organo artificiale capace di emularlo. Attraverso la dialisi possiamo sostituire la funzione dei reni danneggiati, con la circolazione extra-corporea possiamo vicariare per brevi periodi l’azione di pompa del cuore e quella di ventilazione dei polmoni, mentre non esiste uno strumento capace di uguagliare il fegato».

Sono stati compiuti numerosi tentativi per svilupparne una versione bio-artificiale, che potrebbe essere salva-vita in caso di grave disfunzione epatica, soprattutto acuta, nei pazienti in attesa di trapianto: al momento, però, non esiste nulla di simile nel lungo termine. «Ecco perché, quando la cirrosi epatica determina il tipico sovvertimento strutturale del fegato, compaiono complicazioni a carico di tutti gli organi, che possono condurre anche a un esito infausto», ammette l’esperta.

Quali sono i sintomi della cirrosi epatica

Per lungo tempo, addirittura per decenni, la cirrosi epatica può essere silente o limitarsi a sintomi molto generici, come stanchezza, crampi muscolari, mancanza di appetito, edemi declivi (accumuli di liquido che si verificano in determinate aree del corpo, solitamente nelle parti più basse, come piedi e gambe), spesso associati ad alterazioni anche modeste degli indici di funzionalità epatica, che spesso vengono sottovalutati.

Così, ci si rivolge al medico tardivamente e la diagnosi arriva quando la struttura del fegato è già sovvertita. Di solito,iniziano a preoccupare i segni clinici più evidenti della patologia, come l’ittero (cioè la colorazione giallastra di pelle, sclere e mucose), la presenza di edema (gonfiore localizzato, soprattutto a livello delle gambe) e i versamenti di liquido nell’addome (ascite) o nella cavità pleurica.

«Non bisogna mai sottovalutare nulla», raccomanda la dottoressa Iemmolo. «Anche in condizioni di apparente benessere, ad accendere un campanello d’allarme deve essere anche solo un piccolo aumento delle transaminasi nei tradizionali esami del sangue, che potrebbe indicare un’infiammazione o un danno alle cellule del fegato. Talvolta un lieve rialzo di questo valore può essere dovuto a una ipertransaminasemia transitoria, causata per esempio da un’infezione virale in corso oppure dall’abuso di alcuni farmaci, come antinfiammatori o antibiotici. Il medico potrebbe valutare la necessità di avviare ulteriori accertamenti».

Quali sono i pericoli della cirrosi epatica

Fra le complicanze più temute ci sono i sanguinamenti interni al tubo digerente: «La cirrosi, infatti, ostacola lo scorrimento del sangue attraverso il fegato e stimola la formazione di varici esofagee, che possono rompersi e determinare emorragie digestive di varia entità, talvolta fatali», avverte la dottoressa Iemmolo.

Un’altra conseguenza tipica è l’encefalopatia epatica, che si manifesta attraverso alcuni segnali spia, come difficoltà nei ragionamenti, confusione, perdita di memoria, agitazione, disorientamento spaziale e temporale, forti cambiamenti di personalità, movimenti rallentati. La causa sta nel fatto che il fegato cirrotico perde la naturale capacità di depurare il sangue dalle sostanze tossiche (come l’ammonio prodotto dalla digestione delle proteine), che possono così raggiungere il cervello e alterare la funzionalità dei neuroni.

«Ma le complicanze della cirrosi sono tante e conducono al decesso almeno 10 mila italiani ogni anno, senza contare il fatto che la cirrosi epatica apre facilmente la strada all’epatocarcinoma, una delle neoplasie più aggressive», riferisce l’esperta.

 
Quali sono le cause della cirrosi epatica

Le cause della cirrosi epatica sono cambiate nel corso degli anni. «Fino a 25-30 anni fa, la sua patogenesi era legata soprattutto alle malattie virali, in particolare alle infezioni croniche da virus dell’epatite B e C», ricorda la dottoressa Iemmolo. «Questi agenti virali, che si trasmettono attraverso il contatto con sangue infetto, causano un’infiammazione cronica del fegato, che può progredire verso la fibrosi e, infine, la cirrosi. Per fortuna, oggi disponiamo di farmaci molto efficaci: nel caso dell’epatite C sono capaci di eradicare completamente l’infezione, mentre nell’epatite B si limitano a controllare la malattia e vanno assunti a vita».

Oggi, invece, preoccupano soprattutto l’abuso di alcol e la steatosi epatica, il famoso “fegato grasso”, che spesso si associa alla sindrome metabolica, un insieme di condizioni (obesità, dislipidemia, ipertensione arteriosa, glicemia alta) capaci di aumentare il rischio di sviluppare malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2. «Basti pensare che dal 50% al 90% dei pazienti con diabete di tipo 2 sono presenti steatosi o steatoepatite, una forma più grave di steatosi epatica in cui l’accumulo di grasso è accompagnato da infiammazione e danno alle cellule del fegato», riporta la dottoressa Iemmolo.

Ovviamente, alla base di una malattia cronica di fegato possono esserci anche altre cause, come i danni iatrogeni da farmaci, integratori o prodotti erboristici che possono danneggiare il fegato e perpetuare un danno.

 
Come si diagnostica la cirrosi epatica

Se lo sguardo attento di uno specialista è in grado di riconoscere un quadro di cirrosi, la conferma richiede alcuni esami di laboratorio e strumentali. Nel sangue, ad esempio, si possono osservare un innalzamento della bilirubina e delle transaminasi, così come una riduzione dei fattori della coagulazione, dei livelli di albumina e del numero di piastrine. Un valido strumento è l’ecografia addominale, che però non rivela gli stadi intermedi di malattia ma consente comunque di visualizzare una variazione morfologica del fegato, cioè un cambiamento di forma, consistenza e dimensioni.

«Molto utile è poi l’elastografia epatica, che sfrutta un apparecchio in grado di calcolare la velocità con cui le vibrazioni di particolari onde a ultrasuoni raggiungono il fegato per poi tradurle in un numero: più il fegato è fibrotico, e quindi meno elastico, più il numero registrato aumenta», racconta Iemmolo.

 
Come si  cura la cirrosi epatica

Ad oggi, l’unica terapia definitiva per la cirrosi è rappresentata dal trapianto di fegato, ma si tratta di una soluzione riservata a una quota ridotta di pazienti sia in termini di indicazioni, controindicazioni e disponibilità degli organi. Abbiamo però a disposizione terapie farmacologiche e procedure interventistiche in grado sia di prevenire che controllare le complicanze.

Da dieci anni a questa parte, la sopravvivenza dei malati è aumentata grazie ai numerosi protocolli terapeutici di tipo farmacologico, endoscopico, chirurgico e radiologico ben consolidati, sempre da personalizzare a seconda del quadro clinico. Rimane invece importante la diagnosi precoce, che consente di intervenire sull’eventuale causa di cirrosi prima che il fegato si deteriori gravemente.

«Ma soprattutto è importante correggere i comportamenti a rischio, l’unica vera prevenzione possibile, conducendo uno stile di vita corretto che preveda una limitazione o una totale abolizione dell’alcol, il rispetto di un’alimentazione sana e il mantenimento di un giusto peso forma, soprattutto se in famiglia sono presenti condizioni come ipertensione, obesità, glicemia alta, diabete di tipo 2 e dislipidemia», conclude l’esperta.

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