Un Leopardi capace di apprezzare la bellezza di Napoli ma mai intriso di napoletanità. A sottolinearlo Michele Ruggiano nel presentare il suo volume “Leopardi napoletano, il poeta della social catena” nella cornice della Biblioteca Provinciale di Avellino. A confrontarsi con l’autore, nel corso dell’incontro promosso dalla sezione avellinese dell’Archeoclub d’Italia e moderato da Gianluca Amatucci, Ilenia D’Oria docente e presidente dell’Archeoclub d’Italia Avellino, Giuseppe Patrevita, dirigente scolastico e docente, Mirella Napodano, dirigente scolastico e presidente Comunità Laudato si. Ruggiano si sofferma sullo sguardo strabico di Leopardi su Napoli, se da un lato è conquistato dalle suggestioni della città, dall’altro esprime un giudizio non positivo sui suoi abitanti. “Numerose le critiche che gli pioveranno addosso, oggetto di incomprensioni, poichè strenuo difensore di valori come verità e libertà, e poco incline a quello che oggi definiremmo politically correct”.
Quindi ricorda come la cifra distintiva della sua poetica “sia quella della catena sociale, di cui si fa emblema la Ginestra, della fusione tra esseri viventi, dell’amore che si fa compassione, strumento capace di unire gli uomini nella lotta contro la natura. Nessun dubbio che sia stato un grande poeta lirico ma anche un filosofo”. E’ la professoressa Napodano a soffermarsi sulla solitudine interiore dell’autore che va a morire a Napoli e lì patisce l’ultima sua grande delusione sentimentale. Una solitudine che non potrà essere colmata dalla presenza di amici come Ranieri. Mentre Ilenia D’Oria parla di “uno sguardo aurorale sui luoghi, capace di scardinare schemi consolidati, passando dalla solitarietà alla solidarietà”
Ad impreziosire l’incontro i brani interpretati da Paolo De Vito, accompagnato dalla musicista Elsa Nigro. Particolarmente apprezzata anche l’opera dedicata a Sofia Loren da Dorotea Virtuoso, capace di raccontare come poche la forza dell’universo femminile.