La stampa lo ha semplicemente stimolato, in realtà Stefano Caldoro non vedeva l’ora di sfogarsi, qui in Irpinia ed ha approfittato dell’occasione per smontare punto per punto le affermazioni trionfalistiche del suo avversario sulle cose fatte nella nostra provincia. Certo, fa tutto parte del repertorio della campagna elettorale, De Luca ovviamente direbbe il contrario, e oltretutto Caldoro deve recuperare il gap, che resta abbastanza consistente, con il candidato del centrosinistra. E’ logico quindi che i toni siano abbastanza accesi tra i due protagonisti delle ultime tre sfide per la presidenza della Regione, ma non c’è dubbio che alcuni delle questioni affrontate da Caldoro siano state e sono ancora oggetto di forte scontro. La sanità su tutte. La vicenda della chiusura degli ospedali, colpa di Bassolino secondo il candidato del centrodestra, molto sentita qui in Irpinia, ha diviso l’opinione pubblica cosi come furono, all’epoca, quella dei rifiuti e, verso la fine della legislatura, la la diatriba sull’accelerazione della spesa che Caldoro rivendica a suo merito ma che fu criticata da qualche amministratore. Eppure va a finire che si batte sempre sullo stesso tasto: il patto di Marano e la scelta di Ciriaco De Mita di sostenere Vincenzo De Luca determinando di fatto l’elezione dell’ex sindaco di Salerno alla guida di Palazzo Santa Lucia. Caldoro, che lo ha avuto come alleato, alla inevitabile domanda non ha nascosto, come sempre, l’amarezza per quello che ha definito, senza mezzi termini, un tradimento. La ferita è ancora aperta, inutile girarci intorno, perché quell’accordo in piena notte nell’hinterland partenopeo orientò la competizione elettorale e i proietta ancora i suoi veleni nelle considerazioni di oggi. La coincidenza, poi, ha voluto che, seppure a distanza di poche ore, anche Ciriaco De Mita abbia partecipato ad una manifestazione pubblica avendo cosi l’occasione per rispondere a Caldoro. E l’ex premier lo ha fatto, come è nel suo stile: durissimo, sprezzante, distruttivo. Da una parte e dall’altra è emerso con nitidezza il fatto che quella notte ha cancellato cinque anni e ancora, quando se ne parla, divide profondamente i protagonisti. Forse sarebbe ora che tutti ci impegnassimo per consegnare la vicenda agli archivi: la Campania e l’Irpinia hanno bisogno di certezze sul futuro e non di sterili, stucchevoli e, a questo punto inutili, riavvolgimenti di nastro.