Covid-19 e misure anti-contagio: festival di Venezia in totale sicurezza

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La Mostra del cinema è per definizione un luogo di assembramento eppure, sul posto, ci si sente estremamente al sicuro. Merito di una macchina organizzativa efficiente e ben orchestrata. Ecco le strategie anti-Covid messe in campo al Lido

Dall’Oms sono arrivati i complimenti all’Italia per come ha affrontato l’emergenza Coronavirus. «È stata uno dei primi Paesi a sperimentare una grande epidemia al di fuori della Cina» hanno detto i vertici di Ginevra. «È stata pioniera sotto molti aspetti; ha preso decisioni difficili basate sull’evidenzia scientifica e le ha mantenute, il che ha ridotto la trasmissione e salvato molte vite». 

Queste parole di lode risultano quanto più attuali ora che il Belpaese si sta ponendo di nuovo come pioniere, questa volta nella ripartenza post Covid-19 e nelle misure di sicurezza da adottare per convivere con il virus. Un modello da seguire viene dal Veneto: in laguna si sta svolgendo la Mostra del cinema di Venezia, primo grande evento internazionale in presenza in tempo di pandemia, e tutto sta filando per il meglio. Mi trovo sul posto, tra pubblico e divi in mascherina, e la sensazione predominante è quella di sicurezza: ci sentiamo tutti estremamente al sicuro, tutelati da una macchina organizzativa scrupolosa e ben orchestrata. L’attenzione è massima, non c’è tensione, e questo fa ben sperare per il futuro: sembra l’esempio giusto per tornare alla vita che ci piace. 

Vi racconto qui le strategie anti-Covid messe in campo al Lido di Venezia. 

238928Il box per la misurazione della febbre

Per accedere al festival, i controlli sono raddoppiati rispetto allo scorso anno. Innanzitutto, obbligo di mascherina, a qualsiasi ora.

Ogni volta che si entra nell’area della Mostra è indispensabile passare attraverso una sorta di box dove, dall’alto, un termometro a muro rileva la temperatura mentre si cammina. Chi ha più di 37.5 gradi viene bloccato all’ingresso. 

Quindi si passa il vaglio del controllo antiterrorismo.

238929Il red carpet è blindato

Arrivati davanti al Palazzo del Cinema, sopra al quale sventolano le bandiere internazionali, salta subito all’occhio la novità più dolorosa di questa edizione 77 della Mostra: il red carpet è blindato.

Per evitare assembramenti di fan e curiosi, la passerella delle star che porta alla Sala Grande è stata oscurata da paratie. Una sorta di muro, di forte impatto emotivo ma necessario.

Lo spettacolo di divi sul tappeto rosso che si vede da casa? È solo a favore di fotografi e cameraman, i pochi, in numero contingentato, con mascherina e a distanza, che hanno possibilità di presenziare alle sfilate.

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In sala obbligo di mascherina e posto fisso

Le biglietterie fisiche sono state abolite. Per vedere i film, è d’obbligo comprare i biglietti online o, per gli accreditati, prenotare gli ingressi online. A differenza degli altri anni, quando l’assegnazione del posto per gli accreditati era libero, ora il posto è sempre rigorosamente assegnato.

All’ingresso di ogni sala cinematografica ci sono dispenser di gel igienizzante sempre ben forniti. Durante le proiezioni, 238923 congiunti o meno, si è tutti a debita distanza: una poltroncina occupata e una no. Non è possibile abbassare il sedile delle poltroncine vietate, serrate da stringhe.

Durante la proiezione, è sempre obbligatorio tenere la mascherina. È rigorosamente vietato sedersi su una poltroncina diversa da quella assegnata, proprio per favorire il tracciamento dei contatti in caso di contagio. Siamo tutti tracciati, in ogni momento, a tutela personale e a tutela degli altri. 

Tracciati anche in sala stampa e alle conferenze

Il numero dei visitatori della Mostra, così come quello dei giornalisti ammessi (e disposti a venire), è ovviamente diminuito quest’anno. Ciononostante la sala stampa, dove si ritrovano i professionisti dell’informazione per lavorare, potrebbe diventare un altro luogo di assembramento a rischio. E invece anche qui ci si sente al sicuro. Come altrove, la mascherina è obbligatoria sempre.

238926Sono stati eliminati i computer fissi a disposizione di chiunque. Ogni ingresso in sala stampa è registrato: viene segnato codice identificativo di ogni giornalista, orario di ingresso, area prescelta per lavorare e viene rilasciato un foglietto «segnaposto» da riconsegnare poi all’uscita, quando sarà ugualmente segnato l’orario in cui si è lasciata la sala. Nei banconi comuni, tra una sedia e l’altra c’è sempre più di un metro di distanza.
Grazie a queste misure, nell’ipotetica segnalazione di un contagio, si risalirebbe a tutta la «filiera» dei contatti.

Appena un collega lascia lbera una postazione, scattano le pulizie: un addetto igienizza prontamente tavolo e sedia usati.

Per presenziare alle conferenze stampa, le misure sono simili a quelle delle proiezioni: prenotazione obbligatoria e posto assegnato.

Dappertutto, soprattutto nei luoghi chiusi, i controlli sono puntuali e rassicuranti. La mascherina è sotto il naso? Arriva uno degli addetti a chiedere gentilmente di alzarla. Uno spettatore cambia posto magari per avvicinarsi a un amico? Ecco che viene sollecitato a tornare alla sua poltroncina. Il tutto con collaborazione reciproca. 

La Mostra d’arte cinematografica di Venezia lancia un segnale importante: è questa la strada che porterà, piano piano, a una vita sempre più simile a quella di prima. 

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10 settembre 2020




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