Regionali e referendum: Lega e M5S, la giornata dell’orgoglio e dell’identità per garantirsi il futuro – IL CIRIACO

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La giornata dell’orgoglio e dell’identità la terzultima della campagna elettorale. Una chiamata alle armi dai protagonisti del governo gialloverde che fu, ieri in Irpinia in corposa rappresentanza. Al mattino la corposa pattuglia di senatori della Lega arrivati in città per sostenere i candidati e fugare tutti i dubbi sul nuovo Dna del Carroccio, oramai interamente “nazionale”. Sono lontanissimi, a sentire i parlamentari, i tempi in cui si saltava e si cantava inneggiando al Vesuvio, al colera come armi di distruzione dell’odiato Sud e alla monnezza variamente intesa come tratto distintivo del Dna meridionale. La svolta salviniana, dettata dalla necessità di conquistare nel meridione i voti necessari a governare, è stata ribadita ad ogni piè sospinto anche perché le percentuali non sono più quelle delle europee del 2019 e il progetto della Lega di governo deve riprendere vigore anche passando della Campania. La ricetta proposta per aiutare il Sud, però, è quella dell’autonomia ovvero la stessa che hanno “preteso” le regioni del Nord con un atteggiamento di aperta sfida al governo nazionale che è arrivato fino ad un referendum. Anche il Sud, in pratica, dovrebbe provvedere a se stesso e non sarebbe nemmeno una bestemmia se soltanto gli esponenti della Lega si ricordassero la differenza delle condizioni di partenza. Gli esponenti del Carroccio sono davvero convinti che il Mezzogiorno sia in grado, adesso, di sostenere il peso della sfida federalista a fronte di una corposa riduzione di risorse assegnate a questo territorio? L’impressione è che si tratti di un salto nel buio e, nonostante le rassicurazioni del parlamentari, potrebbe paradossalmente acuire le distanze e dividere per davvero il paese in due. Anche su questo il partito di Salvini sarà giudicato nelle urne. Le stesse rassicurazioni sono quelle che Luigi Di Maio e i parlamentari del M5S hanno fornito prima ad Ariano e poi ad Avellino sul corretto, migliore e più economico funzionamento del parlamento se gli elettori diranno sì al taglio di 345 eletti nelle due camere. Una battaglia fortemente identitaria per il Movimento come quella sul reddito di cittadinanza (vinta) e quella su Tav e Tap (perse). Se vince il sì – – è il mantra dei pentastellati ad ogni livelli – avremo numeri in linea con quelli degli altri paesi d’Europa, una procedura di funzionamento più snella e, soprattutto, mezzo miliardo di euro che tornerà nelle tasche dei cittadini. E’ evidente come i vertici pentastellati abbiano bisogno di fidelizzare l’elettorato, provato dalla crisi (non ancora alle spalle) e incerto sul futuro come del resto lo è il governo nazionale che attende di conoscere i risultati di queste regionali per capire se e come si potrà andare avanti. Quella di ieri, in sostanza, è stata una riedizione, da parte di Lega e Cinque Stelle, del come eravamo e di come dobbiamo tornare ad essere o vorremmo tornare ad essere. Una chiamata alle armi, anzi alle urne per una partita decisiva per gli ex alleati e che va ben oltre il solo risultato della sfida in Campania.

 



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