Regionali, è l’ora del silenzio sperando in un voto consapevole – IL CIRIACO

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Sara stata pure anomala per il periodo e le modalità di svolgimento, ma questo non vuol dire che gli elettori, dopo un mese, non abbiano tutti gli elementi per poter decidere, a partire da domattina alle 7, a chi affidare il governo della Campania e nelle mani di quali rappresentanti mettere il futuro della nostra provincia all’interno dello scacchiere regionale e nella più complessa e articolata dinamica che riguarda il Mezzogiorno. I programmi sono stati svelati, le promesse fatte, i temi su quali innestare le “mitiche” priorità sono arcinoti. Non si può dire, dunque, che questo sia un voto al buio, anzi è vero il contrario. Quello che dovrà, o dovrebbe, fare la differenza è la capacità di dare un voto consapevole, una preferenza espressa per chi si ritiene in grado di supportare la sfida del governo regionale (da chiunque sarà guidato) in un tempo difficile e certo decisivo per il rilancio di questo pezzo di Paese. Abbiamo avuto modo di mettere a confronto le proposte, cercare di soppesarne il valore e la fattibilità, abbiamo in sostanza, per quanto possibile, tentato di far venir fuori la credibilità dei candidati, andando oltre, laddove c’era, la storia politica di ognuno e riferendoci solo alle proposte messe in campo. Non sfugge a nessuno che, almeno per i partiti più grandi, questa due giorni di urne aperte costituisca solo il primo tempo di una partita che successivamente andrà giocata su un campo più “interno”. Non c’è, infatti, solo la sfida tra gli schieramenti e tra liste per la conquista dei quattro seggi assegnati all’Irpinia, ma anche la battaglia a colpi di preferenze all’interno delle liste stesse per misurarsi, contarsi e dimostrare di essere più forti. Ma sono questioni che riguardano gli addetti ai lavori, chi domani e lunedi si recherà alle urne (e speriamo siano tanti, il voto è la più grande opportunità offerta della democrazia) pretende un altro tipo di risposte, vuole una Campania ancora migliore, chiede la prospettiva di un futuro che non sia costruito sull’aria. Ma domani e lunedì c’è anche un altro appuntamento, confinato nell’angolo dalla concomitanza con le regionali, ma assolutamente decisivo per l’assetto della nostra democrazia: il referendum sul taglio dei parlamentari. Sono 345 le poltrone che salterebbero se vincessero i si con l’annesso risparmio di costi, una delle motivazioni preferite che vengono addotte da chi sponsorizza i sì. Dall’altra parte, invece, campeggia forte il pericolo di una grave riduzione degli spazi di rappresentanza e di un risparmio risibile a fronte di rischi non governabili. Anche questa, comunque, è materia che è stata abbastanza discussa, almeno a livello nazionale, e dunque ognuno può decidere liberamente. Adesso è il tempo di riflettere in silenzio, di parole ne abbiamo ascoltate fin troppe.



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