Avellino – Una conferenza dei capigruppo per affrontare la vicenda che riguarda il Presidente del Consiglio Comunale. A convocarla è stato proprio Ugo Maggio, la riunione, fissata per lunedì, avrà come unico argomento “dichiarazioni del presidente del consiglio comunale”. E sul tavolo potrebbero arrivare le dimissioni di Maggio. L’ipotesi circola con insistenza tra i corridoi di Palazzo di Città e confermerebbe questa convocazione arrivata all’improvviso. Il primo cittadino, Gianluca Festa, però è pronto a far dissuadere il Presidente dal suo intento, sia per la continua fiducia nella sua persona che non perde occasione di confermare, sia perché le dimissioni aprirebbero le danze alla sua successione con conseguenti problemi nella sua maggioranza.
La candidatura di Maggio alle ultime elezioni regionali nella lista “Caldoro Presidente – Udc” ha alimentato una serie di polemiche all’interno del Consiglio Comunale. Maggio, un anno fa, venne eletto tra le fila di “Davvero”, lista ispirata dal primo cittadino Gianluca Festa, ma la sua candidatura a sostegno del candidato del centrodestra, Stefano Caldoro, è finita al centro delle critiche.
L’opposizione, nel corso di questo primo anno di consiliatura, ha più volte puntato il dito contro Maggio accusandolo di non garantire l’intero consiglio comunale. Accuse più volte rispedite al mittente dal Presidente. Ora la partita è pronta a riaprirsi. La minoranza chiede le sue dimissioni e Maggio sarebbe pronto a presentarle lunedì mattina, a meno che il sindaco non riesca a fargli cambiare idea. Se ciò dovesse avvenire, il Presidente rimarrebbe al suo posto anche perché la strada verso una mozione di sfiducia è in salita e quasi impraticabile. Innanzitutto «la revoca del Presidente del Consiglio comunale può essere richiesta con proposta motivata, indirizzata al Consiglio Comunale e presentata al Segretario Generale, sottoscritta dalla maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati» così come recita l’articolo 39 dello Statuto comunale. Ma non basta, perché poi «la proposta di revoca deve essere approvata dalla maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati», come recita sempre l’articolo 39.
Al momento i numeri mancano sia nel primo caso che, soprattutto, nel secondo. La minoranza può contare su dieci consiglieri comunali certi, su un totale di 33 (sindaco e presidente del consiglio compresi). Quindi non ci sarebbero i margini per presentare una sfiducia a Maggio, a meno che non si accodasse qualche gruppo di maggioranza, ma, esclusi “Davvero” e “Viva la libertà” ispirati da Festa, potrebbero farlo solo “Vera”, lista ispirata da D’Agostino, e “Ora Avellino”, ispirata da Livio Petitto. La cosa appare al momento improbabile, nonostante esponenti dei due gruppi guardino con attenzione alla Presidenza. La sottoscrizione della mozione da parte dei consiglieri di questi due gruppi aprirebbe inevitabilmente una crisi in maggioranza. E al momento non sembra una strada praticabile soprattutto dopo che l’asse Festa-D’Agostino-Petitto ha centrato l’elezione in Regione di quest’ultimo, rafforzando ancora di più l’intesa.
Anche per questo motivo si registra il pressing di Festa su Maggio per fargli cambiare idea. L’ipotesi di una conta in maggioranza per l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio non entusiasma il primo cittadino, che vuole evitare quella guerra interna che diventerebbe inevitabile laddove le ambizioni di qualche consigliere comunale non ottenessero il consenso da parte di tutti i colleghi di maggioranza. A quel punto si aprirebbe una crisi interna che farebbe sgretolare quella maggioranza granitica su cui ha potuto fare affidamento finora il primo cittadino, portandolo ad approvare sempre in prima convocazione tutti gli atti, anche quelli decisivi, come i bilanci. Inoltre, una faida interna, metterebbe a rischio l’asse Petitto-Festa-D’Agostino e nessuno dei tre vuole che accada in questo momento, anche perché all’orizzonte ci sono, oltre alle pratiche varie della Giunta, anche le Provinciali. E in un orizzonte più lontano, ma nemmeno molto, ci sono le elezioni Politiche a cui guarda D’Agostino, come ha ammesso stesso lui.