Dopo la magia calviniana degli “Amori difficili” portata in scena da Isabella Ragonese e Rodrigo D’Erasmo, l’ottava stagione della rassegna curata da Fabrizio Gifuni e Natalia Di Iorio “PrimaVera al Garibaldi” promuove mercoledì 7 agosto alle 21.30 (ingresso alle 21), in prima regionale pugliese, all’Anfiteatro Augusteo di Lucera, lo spettacolo-concerto _È stato un tempo il mondo_, con la poesia intensa di Franco Arminio e la canzone popolare di Ginevra Di Marco. La sua voce inconfondibile, una delle interpreti più raffinate della musica italiana, si unisce a quella di Franco Arminio, lo scrittore dei paesi, il cantore dei borghi sul limite della sparizione, che è stato definito da Roberto Saviano “uno dei poeti più importanti di questo paese, il migliore che abbia mai raccontato il terremoto e ciò che ha generato”.
Il titolo dello spettacolo _È stato un tempo il mondo_ è ispirato a un verso di una canzone dei CSI – storica formazione guidata da Giovanni
Lindo Ferretti – di cui hanno fatto parte sia Ginevra Di Marco che Francesco Magnelli, ideatore della messa in scena, presente sul palco
insieme ad Andrea Salvadori ad eseguire le musiche dal vivo. Il fruttodella composita formazione, che unisce il mondo poetico con quello delle note, è uno spettacolo-concerto in cui l’incontro e lo sguardo etico di questi due artisti (Arminio e Di Marco) genera un viaggio
introspettivo per ricordarci cosa è stato il mondo e cosa sta diventando, attraverso canzoni popolari, poesia popolare, canzoni
d’autore, momenti intimisti e di festa. Bellezza e ferite, passato e presente, incanto e disincanto, risuoneranno in un luogo unico e carico
di storia come l’Anfiteatro augusteo di Lucera.
“Siamo vicini nello sguardo sulla vita, l’essere sensibili al silenzio, ai margini, al non clamore, alla bellezza dei paesi abbandonati, al sacro che ci sta intorno e che la nostra vita frenetica non contempla più, visioni che invece sentiamo essere motivo e scopo,
tra gli altri, della nostra musica” appunta sotto lo spettacolo prodotto da IMARTS_ _Ginevra di Marco. Fiorentina, cantante elegante,
nel suo percorso artistico incrocia volti, suoni, memorie, fa suoi canti in lingue diverse, si confronta con artisti italiani e internazionali in
un scambio musicale e umano. Ginevra Di Marco appare nel 1993 quando partecipa come ospite in _Ko de mondo_, primo disco dei CSI. Le sue qualità vocali la fanno subito notare, e già dal seguente album _Inquiete_, registrato dal vivo, la si può considerare prima voce al
fianco di Giovanni Lindo Ferretti, cantante del gruppo. Con il Consorzio Suonatori Indipendenti resterà per i dieci anni successivi,
condividendo tutti gli album in studio e i tour. Arriviamo al 2020, l’anno della pandemia, il settore delle arti viene travolto e si
ferma. Ginevra Di Marco decide, con i suoi collaboratori, di produrre unnuovo disco che affonda le radici nello spettacolo dal vivo e nei
concerti realizzati tra il 2018 e il 2019 in cui fu riletto ilrepertorio di Luigi Tenco con uno sguardo trasversale tra musica
classica e moderna. Nasce il disco _Quello che conta_. Nell’album Di Marco fa sue le canzoni di Tenco, vestendole con un nuovo abito
musicale: un delicato equilibrio che non tradisce lo spirito originale ma le rinnova, permettendo sempre alla loro essenza più profonda di
affiorare.
Franco Arminio è nato e vive a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente. Ha pubblicato molti libri, che hanno raggiunto decine di migliaia di
lettori. Ha guidato azioni contro lo spopolamento dell’Italia interna e ha ideato la Casa della paesologia a Bisaccia e il festival “La
luna e i calanchi” ad Aliano, in Basilicata. Nel 2009, con _Vento forte tra Lacedonia e Candela. Esercizi di paesologia_ (Laterza) ha
vinto il Premio Stephen Dedalus per la sezione “Altre scritture”. Nel 2011, con _Cartoline dai morti_ (Nottetempo) ha vinto per la seconda
volta il Premio Stephen Dedalus per la sezione “Altre scritture”. Con lasua ultima opera letteraria, edita da Bompiani, _Canti della
gratitudine_, Arminio consegna il frutto di anni di ascolto di se stesso e del mondo, la summa di ciò che ha imparato nel suo cammino attraverso città e paesi: la parola poetica dispiega la sua forza trasformativa, da esperienza intima si fa comunitaria e ci chiede di essere pronunciatacome sfida all’indifferenza, come forma di resistenza, come il più
salvifico dei contagi.