Parte da Atripalda la costruzione del nuovo Pd firmato Maurizio Petracca. O meglio, come ci tiene a sottolineare più volte il neo eletto consigliere regionale, del “gruppo di iscritti, simpatizzanti, amministratori del Pd e fuori dal Pd” che lo hanno sostenuto e che hanno, usa sempre il plurale Petracca, portato a casa “quasi 15mila preferenze”. Un incontro, quello promosso nella mattinata, che ha visto la partecipazione di amministratori del Baianese, della Valle Ufita, della Bassa e dell’Alta Irpinia, passando per la città fino ad arrivare alla fascia del Partenio. Tutti pronti, dopo aver sostenuto Petracca alle regionali, ad investirlo della responsabilità politica di riorganizzare il Pd irpino.
A delineare il percorso è l’ex capogruppo Pd al comune di Avellino Enza Ambrosone. «Abbiamo iniziato questa avventura pur sapendo che sarebbe stata difficile. Abbiamo attraversato in lungo e in largo l’Irpinia perché la politica è fatta di rapporto umano, al di là della rappresentazione grottesca che si dà sulla stampa. Oggi- dice Ambrosone- c’è un dato politico da cui non si può prescindere: Maurizio ha ottenuto un grande risultato. Nonostante la frammentazione di liste della coalizione, è riuscito a dare il contributo decisivo affinché il Pd restasse comunque e nonostante tutto il primo partito. Ma chi ha votato Petracca lo ha fatto con uno scopo preciso: aprire un percorso nuovo nel Pd, basato su cose concrete, idee, proposte di soluzioni possibili per i nostri territori. Un percorso nuovo che si costruisce intorno ad una persona sul piano amministrativo e politico, tenendo sempre presente che il Pd resta l’unico partito in cui si può esercitare ancora la partecipazione democratica. La responsabilità di cui oggi investiamo Petracca è quella di organizzare nella pace interna al partito, il percorso di crescita della nostra comunità». Un compito che viene affidato all’unico consigliere comunale eletto anche dal sindaco di Cairano, l’ex demitiano Luigi D’Angelis, dalla consigliera comunale di Avella Chiara Cacace che dice di essersi riavvicinata al Pd proprio in occasione delle regionali, dalla candidata Antonella Meninno (l’unica presente, assenti D’Amelio e Ciarcia così come il commissario provinciale Cennamo), da Virginia Pascucci assessore a Grottaminarda, da chi come Nancy Palladino, consigliera comunale di Atripalda, era tra i papabili candidati alle regionali. Ed è lei stessa a confermarlo e a spiegare, seppur implicitamente, i motivi della rottura con il suo gruppo di appartenenza, Areadem. «La militanza è fatica e sacrificio e chi non è disposto a questo, è meglio si dedichi ad altro perché – commenta- poi non sempre le cose gli vanno bene. Avrei potuto essere candidata, è vero ma questa cosa ha scatenato l’inferno e allora ben venga quello che è accaduto, l’elezione di Petracca, e quello che accadrà nel Pd». Partito a cui guardano anche sindaci che non hanno la tessera dem in tasca, ma che pretendono una riorganizzazione in grado di dare risposte ai territori. E’ il caso di Pasquale Giuditta, sindaco di Summonte: «il risultato del Pd e di Maurizio è frutto di tanti che, come me, stanno nel centro sinistra e guardano al Pd ma non si sono iscritti perché stanchi di liturgie interne che hanno allontanato cittadini e amministratori. Oggi, invece, si può rimettere in piedi una strategia, lanciare una sfida: non il nuovismo generazionale, ma un metodo rinnovato». E non usa troppi giri di parole il collega sindaco di Sperone Marco Alaia: «da grandi risultati derivano grandi responsabilità. Quella principale che ha Petracca è di farsi promotore di una concezione del partito diversa. Per questo auspico si possa riaprire il tesseramento e che si possa celebrare un congresso che sia finalmente inclusivo». Una sfida che, il diretto interessato, accetta ma non senza condizioni. «Abbiamo affrontato una battaglia complessa perché qualcuno, più di uno, non gradiva la mia elezione. E sono intellettualmente onesto- dice Petracca- mi aspettavo di farcela, ma non con queste proporzioni. Lo specchio del risultato è il lavoro svolto in cinque anni, ma il dato numerico, circa 15mila preferenze, ha nomi e cognomi e solo una parte minoritaria è ascrivibile al Pd. Tanti di quelli che mi hanno votato vogliono iscriversi al Pd e hanno votato per il partito e per me perché vogliono partecipare alla costruzione di un nuovo percorso politico». Utilizza specularmente il dialogo con i cronisti presenti per parlare, in realtà, ai suoi compagni di partito già pronti a serrare le fila in vista del prossimo congresso. «L’approccio non è quello di assi, correnti e di inutili prove muscolari. La costruzione dei processi non si fa su alleanze e sui numeri. Lo dico con chiarezza- continua Petracca- non utilizzerò il risultato elettorale per forzature interne al partito, perché la responsabilità di cui oggi vengo investito non è del singolo, ma collettiva. L’adesione ad un partito non può limitarsi ad una tessera, è militanza, proposta adesione al progetto. Da oggi in poi mi dedicherò alla costruzione del Pd, ma partendo dal basso, dalle sezioni per costruire una piattaforma programmatica da portare al congresso che dovrà celebrarsi certamente, ma non sono d’accordo sull’accelerazione che si sta imprimendo in questi giorni. Non ci sarà l’area Petracca, ma costruiremo un processo di crescita del partito rispetto al quale il congresso sarà solo il momento di sintesi».
Un congresso a cui guarda anche una delle controparti in campo, quella che fa capo al sindaco di Avellino Gianluca Festa e al neoeletto consigliere regionale tra le fila di “Davvero” Livio Petitto: «chi abbandona il partito perché legittimamente vuole candidarsi altrove, può farlo ma non può dirsi del Pd. Allo stesso modo Festa non può essere ritenuto un sindaco del Pd: noi al Comune di Avellino siamo all’opposizione. La credibilità del Pd parte da quella dei suoi amministratori e ad Avellino si sorride molto, ma in un anno non si è fatto nulla se non qualche video di cabaret lontano anni luce da quello che dovrebbe essere il comportamento di un uomo delle istituzioni. Il percorso di partecipazione collettiva che vogliamo costruire è esattamente diametralmente opposto a quello di Festa». Ed è proprio sull’amministrazione cittadina che Petracca alza i toni: «Festa si occupi di tutto ciò che non va, su Palazzo di Città c’è più di un’ombra. Guardi alla condizione del Comune e a ciò che accade intorno, invece che guardare in casa d’altri». Infine una risposta al suo ex padre politico Ciriaco De Mita che ieri, nel commentare la sua elezione, lo aveva definito un politico più legato ad interessi che al perseguimento di obiettivi. «Questa storia è diventata noiosa, ad ogni appuntamento devo rispondere a De Mita. Ognuno ha la sua storia, e quella è lo specchio attraverso il quale le persone ci valutano. La gente mi ha premiato per il lavoro svolto in cinque anni» chiosa Petracca.