Acetone nei bambini: cos’è, sintomi, cause, trattamenti

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Non è una patologia, ma un disordine metabolico temporaneo. Colpisce soprattutto i bambini fino a 6-7 anni, per poi scomparire con la crescita, e può essere trattato con semplici accorgimenti

L’acetone (o in termini medici “chetosi”) è un problema tipicamente italiano. Significa che nel resto del mondo nessuno se ne fa un cruccio, perché viene considerato un fenomeno parafisiologico, cioè una situazione che non rientra nei parametri di normalità ma neppure rappresenta una patologia. 

«L’acetone riguarda prevalentemente i bambini fino a 6-7 anni e si manifesta sempre meno con l’avanzare dell’età», spiega il professor Riccardo Longhi, responsabile della Pediatra del Centro Diagnostico Italiano. «È un disturbo passeggero e benigno, che non porta a complicazioni. L’eventuale ricovero in ospedale è riservato solamente a casi sporadici di forte disidratazione e squilibrio elettrolitico, dovuti al perdurare di vomito e diarrea».

Quali sono le cause dell’acetone

Può accadere che il metabolismo del glucosio (utilizzato dalle cellule per produrre l’energia necessaria al loro funzionamento) sia molto accelerato: dopo aver bruciato tutto quello a disposizione, l’organismo comincia a usare i grassi come “carburante” alternativo e dal loro utilizzo derivano dei sottoprodotti, i cosiddetti corpi chetonici (acetone, acido aceto-acetico e acido β-idrossibutirrico), che aumentano nel sangue.

«Se negli adulti questo non comporta problemi, perché i corpi chetonici si accumulano più lentamente, nei bambini tutto è accelerato e appaiono i sintomi di malessere», ammette il professor Longhi.

Questo accade soprattutto a causa del digiuno, sia notturno sia prolungato: non a caso, è più frequente avere una crisi di acetone al mattino oppure a seguito di una qualsiasi condizione che impedisca il normale apporto di carboidrati, come una gastroenterite con vomito o diarrea, la febbre alta, l’influenza stagionale o altre patologie che “squilibrano” l’alimentazione.

«Anche un forte stress psicofisico può scatenare una crisi di acetone», precisa il pediatra. Perché alcuni bambini ne soffrono e altri no? C’è una predisposizione individuale, a cui si somma un’alimentazione troppo ricca di grassi: i più soggetti a chetosi sono i bambini magri, che hanno una minore massa muscolare e, quindi, minori scorte di glicogeno (la forma in cui si deposita il glucosio).


Quali sono i sintomi dell’acetone

Uno dei tre corpi chetonici, ovvero l’acetone, viene eliminato principalmente con il fiato: «Ecco perché questi bambini presentano un alito caratteristico, simile a quello della frutta molto matura», descrive il professor Longhi. «L’acido aceto-acetico e l’acido β-idrossibutirrico, invece, vengono espulsi con le urine, per cui è possibile misurarne la concentrazione con delle apposite strisce reattive acquistabili in farmacia, che si colorano diversamente in presenza di acetone».

Oltre a questi due segni, i bambini avvertono un senso di malessere generale a cui seguono vomito, dolori addominali, mal di testa e sonnolenza.

Cosa fare in caso di acetone

La chetosi non richiede alcun trattamento, perché si auto-risolve nell’arco di due o tre giorni senza grossi problemi. «Eventualmente, su consiglio del pediatra, si può ricorrere a un integratore alimentare a base di vitamine del gruppo B, che abbrevia la durata del disagio», suggerisce l’esperto.

Un classico rimedio della nonna consiste nel somministrare al bambino una bevanda fredda zuccherata o della semplice acqua e zucchero, da assumere ripetutamente, a piccoli sorsi: questo aiuterà la progressiva riduzione dei corpi chetonici e il miglioramento delle condizioni generali.

«Normalmente, il consumo di bevande zuccherate viene scoraggiato, ma in questo caso rappresenta un “rimedio d’emergenza” perché contengono glucosio», tiene a precisare il professor Longhi.

Nei giorni di crisi, è altrettanto importante non alimentare troppo i bambini: ai canonici tre pasti principali, meglio preferire 10-15 piccoli snack per non sovraccaricare lo stomaco, già irritato, in modo da evitare nuove crisi di vomito. «Per prevenire il problema, invece, è bene che il bambino segua un’alimentazione ricca di carboidrati complessi, come pasta, pane, riso e frutta, riducendo i cibi grassi, tra cui il latte intero, i fritti, le carni grasse, il cioccolato, i formaggi e gli insaccati», conclude l’esperto.

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