Al Centro Dorso “Donne che salvano libri”, un manifesto etico per il nostro tempo. Oggi il pericolo è la cultura venga sommersa dall’indifferenza

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di Rosa Bianco

Nella cornice suggestiva della Sala Muscetta, oggi pomeriggio, presso il Centro di Ricerca Guido Dorso di Avellino, si è tenuta una celebrazione del pensiero e della memoria collettiva: la presentazione del volume “Donne che salvano i libri”. Scritto da Silvia Corsi, Lucia D’Alessandro e Léa Vagner, il testo si fa non solo narrazione storica, ma anche manifesto etico, in cui la salvaguardia del sapere diviene atto di resistenza contro l’oblio.

L’evento, promosso dall’Associazione Progetto Sophia-Donne verso la Bellezza in collaborazione con il Centro Dorso, ha offerto una riflessione profonda sulla custodia della conoscenza, sulla precarietà della memoria e sul ruolo imprescindibile delle donne nella sua tutela. Come le antiche vestali alimentavano il fuoco sacro della città, così le protagoniste di questo libro hanno preservato, contro le avversità della storia e dell’indifferenza, il fuoco vivo della cultura.

Il tempo come dialogo: tra passato e presente

 L’incontro ha avuto inizio con gli interventi del Prof. Nunzio Cignarella, vicepresidente del Centro Dorso, e della Dott.ssa Giuliana Freda, segretaria generale del Centro. Le loro parole hanno richiamato la necessità di difendere la cultura non come mero accumulo di nozioni, ma come tessuto connettivo di un’identità collettiva, ringraziando il Rettore Dirigente Prof. Attilio Lieto del Convitto Nazionale “Pietro Colletta” di Avellino, per aver aderito prontamente all’iniziativa di grande valore culturale.

Silvia Corsi e Léa Vagner hanno poi intessuto un dialogo fecondo con le studentesse del Convitto Nazionale “Pietro Colletta”, che avevano studiato precedentemente il testo, guidate dai docenti Pellegrino Caruso e Anna Caramico. In questa conversazione tra generazioni si è riflesso un principio storico fondamentale: la memoria non è solo un deposito del passato, ma una forza attiva, una tensione che plasma il presente e orienta il futuro.

Donne e Conoscenza: un’eredità di Resistenza

 Il libro si articola in due sezioni: la prima rievoca le vicende di Guerriera Guerrieri e Maria Giuseppina Castellano Lanzara, bibliotecarie che, durante i bombardamenti di Napoli del 1943, hanno sfidato la distruzione per proteggere il sapere custodito nelle biblioteche cittadine. Accanto a loro, Maria Bakunin, intellettuale e scienziata, ha incarnato un altro volto della resistenza culturale: la difesa del pensiero critico, in un tempo in cui il silenzio era imposto come unica forma di sopravvivenza.

Queste figure non erano semplici testimoni della Storia, ma agenti del cambiamento, consapevoli che il sapere non è un dato immobile, bensì un’eredità da difendere e tramandare. La loro lotta non era solo per i libri, ma per il diritto stesso all’esistenza della cultura come forma di libertà.

Le Biblioteche oggi: l’oblio come nuova minaccia

La seconda parte del libro si concentra sul presente, raccogliendo le testimonianze di quattro donne che, oggi, dirigono alcune delle biblioteche più importanti di Napoli: Maria Iannotti, ex direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli, Silvia Iovane, direttrice della Biblioteca Universitaria, Antonella Cucciniello, direttrice della Biblioteca Statale oratoriana dei Girolamini, e Francesca Russo, funzionaria della biblioteca di Storia dell’Arte Bruno Molajoli.

Le loro testimonianze disegnano un panorama inquietante: se nel passato il pericolo era la distruzione fisica, oggi il rischio è più subdolo, ma non meno letale. La carenza di fondi, la burocrazia soffocante, il disinteresse crescente minano la vitalità delle biblioteche, trasformandole in luoghi di silenziosa agonia.

Ciò che oggi minaccia la cultura non è la censura violenta, ma la lenta erosione dell’attenzione, la distrazione permanente di una società che smarrisce la propria memoria. Il pericolo non è più il rogo dei libri, ma il loro progressivo svanire nell’indifferenza.

La Cultura come atto di Resistenza

L’evento si è concluso con un dibattito acceso tra il pubblico, segno che la questione della salvaguardia del sapere è più attuale che mai.

Più di una semplice raccolta di storie, “Donne che salvano i libri” è un manifesto etico per il nostro tempo. Esso richiama ognuno di noi a farsi custode della conoscenza, a non cedere all’indifferenza, a comprendere che ogni libro salvato è un frammento di cultura sottratto al nulla.

Come scriveva Umberto Eco, “chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni.” In queste parole si condensa il senso ultimo del libro: salvare un volume significa garantire alle generazioni future il diritto di attingere all’esperienza dei secoli, di dialogare con il passato per costruire un futuro consapevole.

Perché la cultura non è solo contemplazione, ma azione. E difendere i libri significa difendere l’anima stessa dell’umanità.



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