alcune materie non possono essere delgate – Corriere dell’Irpinia

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Nuova bocciatura per l’autonomia differenziata da parte della Consulta. Energia, trasporti, passando per la scuola: alcune materie non possono essere trasferite alle Regioni. E’ quanto scritto nelle motivazioni della sentenza 192. La Cassazione si è espressa sulle questioni di costituzionalità sollevate dalle quattro Regioni guidate dal centrosinistra.

Sette i profili della riforma Calderoli su cui arriva lo stop della Corte: dai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) alle aliquote sui tributi.  I giudici hanno ritenuto “non fondata” la questione di costituzionalità dell’intera riforma, posta dai governatori.

Nel dispositivo di oltre 160 pagine la Consulta sostiene che ci sono delle materie “alle quali afferiscono funzioni il cui trasferimento è, in linea di massima, difficilmente giustificabile secondo il principio di sussidiarietà – scrivono i giudici – . Vi sono, infatti, motivi di ordine sia giuridico che tecnico o economico, che ne precludono il trasferimento”.

In tal senso la Corte fa riferimento a materie in cui “predominano le regolamentazioni dell’Unione europea” come la politica commerciale comune, la tutela dell’ambiente, la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia e le grandi reti di trasporto, ma anche le “norme generali sull’istruzione” che hanno una “valenza necessariamente generale ed unitaria” – le funzioni relative alla materia sulle “professioni” e i sistemi di comunicazione.

Inoltre l’Autonomia differenziata “deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini, in attuazione del principio di sussidiarietà“.

Il trasferimento della funzione non dovrebbe aumentare la spesa pubblica ma dovrebbe o ridurla o mantenerla inalterata” e dall’altro “il criterio da seguire per finanziare le funzioni trasferite dovrebbe considerare il costo depurato dalle inefficienze“.

Intanto, il presidente della Consulta, Augusto Barbera, ha ricordato oggi che dei referendum “se ne deve occupare l’ufficio centrale referendum, la Cassazione”, a cui è stato “trasmesso il testo perché devono verificare se ci sono le condizioni o meno per la consultazione referendaria”.

Per il ministro delle Autonomie Roberto Calderoli “la Corte ha dichiarato l’illegittimità di specifiche disposizioni con una sentenza additiva, che non richiede ulteriori interventi se non per la parte relativa ai Lep. Su questi e sui relativi costi e fabbisogni standard – annuncia – siamo al lavoro per una soluzione da condividere in Parlamento. Sulle funzioni non Lep, riprenderemo il cammino dei negoziati”.

Il centrosinistra, da Avs al Pd fino ai Cinque Stelle afferma che la Consulta “demolisce” la riforma e mette “una pietra tombale sul progetto di spaccare l’unitarietà del sistema scolastico nazionale”. Il presidente Veneto, Luca Zaia, considera le motivazioni dei giudici “quasi un’istruzione per l’uso e quindi – dice – potremmo assolutamente fare anche velocemente”. E il governatore della Puglia, Michele Emiliano, parla di “una sentenza che chiude definitivamente la partita”.

 



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