“Allarme qualità della vita, serve una strategia di sviluppo” – Corriere dell’Irpinia

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“La classifica sulla qualità della vita per generazioni, stilata dal Sole 24 ore, tra qualche luce e molte ombre per l’Irpinia, rappresenta una sollecitazione alla classe politica e dirigente del territorio ad impegnarsi seriamente per imprimere una svolta positiva”: così Giuseppe Marinelli, presidente provinciale di Confesercenti Avellino.

“La nostra provincia – dice – si colloca infatti a metà classifica e precisamente al 50° posto per quel che riguarda l’infanzia, prima in Campania, nettamente davanti alle città costiere, all’86° posto per la fascia giovanile, dai 18 ai 35 anni, e al 65° per la condizione degli anziani ultrasesssantacinquenni, davanti agli altri comprensori regionali”.

“Al di là del valore relativo di ogni graduatoria e dei risultati, che confermano in molti casi disparità strutturali, ormai note ed evidenti, tra aree geografiche del Paese, con il Mezzogiorno tendenzialmente fanalino di coda, anche se non mancano dati in controtendenza, con le zone interne in vantaggio per costo della vita, sicurezza e verde pubblico rispetto alle aree metropolitane, alcuni dettagli dell’indagine rappresentano sicuramente uno spunto su cui riflettere”.

“Emerge così, che tra i dati positivi sulla vivibilità per la generazione dei bambini e ragazzi fino a 12 anni, ci sono oltre al basso numero di delitti a loro danno denunciati, la disponibilità di giardini scolastici, lo spazio abitativo, ma anche i progetti Pnrr per l’istruzione (che addirittura ci pongono al 16° posto nella specifica classifica nazionale), anche se poi il dato peggiore in assoluto è quello inerente i servizi comunali dedicati all’infanzia, voce che ci fa sprofondare al 96° posto in Italia o l’indice “sport e bambini”, che ci colloca al 75°”.

“Peggiore la situazione per i giovani, a cominciare dal dato dello spopolamento, per il quale siamo al 90° posto nel Paese. Un fenomeno le cui dinamiche sono chiaramente tracciate da altri parametri: il tasso di disoccupazione giovanile dove risultiamo al 96° posto, tra le ultime province italiane, una notevole percentuale di precarietà contrattuale ed un’età media delle madri al parto tra le più alte. Di contro, però, il quoziente di nuzialità è nella media del Paese, come pure il numero di laureati, mentre l’imprenditoria giovanile risulta protagonista, tanto da collocarsi al 22° posto in Italia e sulla stessa linea la percentuale di amministratori pubblici al di sotto dei 40 anni, dato per il quale l’Irpinia è al 35° posto”.

“Tra i risultati dell’indagine, sul fronte della fascia oltre i 65 anni, preoccupa non poco la conferma dell’andamento negativo in Campania dell’aspettativa di vita, con la provincia di Avellino all’83° posto, seguita da Benevento all’84°, Salerno al 94° e Napoli e Caserta, rispettivamente al penultimo ed ultimo posto (106° e 107°). Tra le criticità vanno segnalate anche lo scarso spazio di partecipazione civile degli anziani, l’elevato consumo di farmaci per malattie croniche (mentre è tra i più bassi d’Italia quello di medicinali per la depressione), il ridotto numero di utenti assistiti dai servizi sociali comunali e quello dei posti letto nelle Rsa. Positivo invece il numero di geriatri e infermieri rispetto alla popolazione, così come il numero di orti urbani, che ci collocano nella prima metà della classifica”.

“La provincia di Avellino, infine, conquista un 12° posto per le biblioteche ed un 15° per il problema degli anziani che vivono in solitudine, una delle poche voci nelle quali la Campnia si distingue in positivo, però, con le aree urbane costiere avanti a quelle più interne, dove evidentemente in parte pesano distanze e spopolamento”.

“Tirando le somme – conclude Marinelli – non solo risulta chiaro il nesso tra la condizione economica e quella sociale, ma anche la necessità di una strategia di sviluppo per la realizzazione di infrastrutture materiali ed immateriali, con l’obiettivo di rompere l’isolamento, creare una rete produttiva moderna, moltiplicando l’occupazione, e migliorare i servizi alle persone e alle imprese. Se il nodo delle risorse resta centrale, va detto che non è sufficiente l’ideazione di progetti, ma serve una lucida programmazione degli interventi. Allo stesso modo, il rinnovamento anagrafico degli attori istituzionali non garantisce di per sé un reale cambiamento”.



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