AVELLINO – La scenetta intercettata dai magistrati sarebbe questa: il pacchettino bianco con dentro le tangenti di tre imprenditori viene messo da Fabio Guerriero dentro il cassettino portaoggetti dell’auto dell’allora sindaco Gianluca Festa; si sente il rumore del cassettino che si apre e poi chiude; si sente la risata del sindaco; e si sente uno scambio di battute che oggi, letto nell’ambito della maxi inchiesta sugli appalti, suona macabro: “Almeno ci facciamo Natale” – direbbe Guerriero – “Penso di sì” – risponderebbe Festa. I due indagati, stando a quanto riportato dagli investigatori, si sarebbero detti proprio quelle parole. Se così fosse, sarebbe un po’ la scena simbolo di questa inchiesta bis a carico di Festa, del suo braccio destro, l’architetto Guerriero, e degli imprenditori irpini raggiunti questa mattina all’alba dalle ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari.
In questo caso si trattava di oltre 5mila euro, ma stando alla Procura l’obiettivo dell’ex sindaco sarebbe stato quello di racimolare un totale di 200mila euro. Questa volta l’accusa che colpisce Festa è forse ancora più grave di quelle che fecero scattare i primi domiciliari dei mesi scorsi: questa volta gli investigatori lo accusano di aver intascato tangenti usando il potere che gli derivava dalla sua funzione di sindaco, e cioé quello di influenzare l’assegnazione degli appalti pubblici.