E’ nel Pd con la sua storia e la passione della militanza, ma non ha alcuna intenzione di rivendicare ruoli. Lo dice chiaramente Enza Ambrosone perché nessuno equivochi, proprio adesso che il Pd si sta rimettendo in marcia dopo l’ottimo risultato delle regionali e ci sono scadenze importanti da affrontare nei prossimi mesi. «Sono una semplice iscritta che non reclama ruoli», dice, eppure con un passato da vicesindaco e capogruppo sembra difficile non pensare che ci sia anche lei nelle scelte che dovranno essere fatte in futuro. Per ora si riparte dal successo, indubbio e forse inatteso nelle proporzioni, delle regionali.
Ambrosone, si aspettava queste percentuali del Pd?
«Beh, diciamo che il risultato lusinghiero del Partito Democratico è maturato anche grazie al contesto di grande frammentazione nel centrosinistra, ma il fatto che in Irpinia e in città il Pd abbia fatto registrare la percentuale più alta di tutta la regione non può che riempirci di soddisfazione…».
Però qui in Irpinia il Pd è spaccato e non da oggi. Il consigliere Petracca ha auspicato la celebrazione di un congresso unitario, ma ci sono davvero le condizioni perché questa unità, se mai ci dovesse essere, poggi su basi di condivisione politica e rispetto reciproco?
«Il Pd è un partito che ha al suo interno sensibilità diverse. Se c’è stata una lezione che è venuta fuori dalle urne è che l’elettorato premia il partito che si presenta con una proposta forte, coese e dimostrando responsabilità. Certo, questo risultato carica anche di ulteriori responsabilità la classe dirigente del Pd. Noi veniamo da anni di commissariamento nel corso dei quali abbiamo registrato una pluralità di posizioni spinta anche all’eccesso, ma questa volta l’elettorato ci ha indicato una strada ed è il Pd che ora ha l’onere della guida e la responsabilità di indicare un percorso».
Si fronteggiano due modi diversi di intendere l’appartenenza ad un partito e il senso di responsabilità dovrebbe essere reciproco. Vi aspettate un segnale da quella parte del partito che pure annovera il sindaco del capoluogo, un consigliere regionale ed il parlamentare?
«Sono convinta che abbiamo il dovere di superare questa fase nella chiarezza delle posizioni, l’insegnamento che ci è arrivato dalla tornata elettorale è chiaro: è stata premiata una proposta chiara, responsabile e coesa pur nella pluralità delle posizioni».
Il successo di De Luca è stato indubbio, ma non c’è il rischio che possa “condizionare” il ruolo del Pd?
«Il successo di De Luca è sotto gli occhi di tutti, il risultato ha premiato la sua azione di governo, ma dentro il suo successo c’è anche il suo partito, il Pd, a cui spetta il compito di elaborare una proposta politica mentre a lui tocca quello di governare».
A proposito di governo, la polemica sull’assenza degli irpini in giunta è francamente un po’ paesana, ma non è anche la conseguenza di una scarsa autorevolezza della nostra classe dirigente? Il Sannio, ad esempio, in giunta è rappresentato…
«Guardi, reputo De Luca una persona molto intelligente per immiserire il dibattito fino a questo punto. In realtà credo che le zone interne possano trarre beneficio dalla capacità di rappresentanza che riusciranno a dimostrare gli eletti ai quali formulo i miei auguri di buon lavoro».
Tra gli eletti c’è Petracca, da lei sostenuto, che ha ottenuto un risultato per certi aspetti clamoroso: cosa si aspetta da lui nei prossimi cinque anni di impegno in consiglio regionale?
«Petracca, eletto nella lista Pd con un risultato straordinario, ha sicuramente portato nuova linfa all’interno del Pd e mi aspetto che porti avanti, cosi come gli altri, lo stesso canovaccio dei cinque anni precedenti, caratterizzato da un forte radicamento nelle comunità locali, affinchè l’Irpinia si senta rappresentata e benefici delle soluzioni ai suoi problemi come l’organizzazione dei servizi, la difesa del suolo: problemi rilevanti sui quali il Pd in primis deve organizzare una riflessione utile ad accompagnare il lavoro dei consiglieri».
Da un consiglio all’altro, dalla Regione al Comune, con il Pd sempre diviso. Intanto, qual è il suo giudizio su questo anno e mezzo di amministrazione?
«Mi faccia dire subito, in ossequio alla chiarezza a cui abbiamo fatto riferimento, che in città il Pd è all’opposizione, con il suo candidato sindaco scelto dal partito, ciè dove l’elettorato, seppure per pochi voti ci ha collocati. Per quanto riguarda la sua domanda, credo che dopo un anno e mezzo di un’amministrazione guidata da un sindaco che non è del Pd, essendosi candidato con un’altra lista, si possano fare delle considerazioni e dire che la città è penalizzata, penso alla vicenda del mercato bisettimanale, un luogo di storia e tradizione per tutti gli avellinesi a cui è stato sottratto o a quella dei trasporti e dello stazionamento degli autobus. Mi viene in mente quando Antonio Di Nunno parlava dell’aquilone o della città giardino, intesa come recupero di una comunità alla riqualificazione del dopo terremoto. Ecco, se dovessi guardare all’oggi con quelle parole direi che l’immagine di Festa è quella di una città che dovrebbe sorridere sulle proprie macerie: c’è tanta distanza tra quello che si vuole far credere e quella che è la realtà».
Il Pd che si avvia al congresso, le provinciali e tutto ciò che verrà: che ruolo intende svolgere Enza Ambrosone?
«Sono una semplice iscritta che non ha ruoli e non ne rivendica. Certo, ora si apre una stagione nuova dove ci sarò il protagonismo di tanti giovani che abbiamo visto in campagna elettorale, quello degli amministratori che, pur non iscritti, hanno votato il Pd perché lo ritengono uno strumento utile per la crescita delle loro comunità. Io sono un’iscritta che ha una storia, non rivendica ruoli ma intende dare il suo contributo come sempre».