Se nemmeno le comunali accendono più il dibattito politico, c’è da preoccuparsi. Le elezioni nei piccoli centri sono, storicamente, altra cosa rispetto alla politica nazionale. Occasioni di confronti aspri, capaci di dividere famiglie o di unire, rinsaldare rapporti fraterni.
Si sono chiuse le urne di questa tornata elettorale che ha chiamato al voto circa 42mila irpini – al netto dei residenti all’estero – dislocati in 17 comuni sparsi per la provincia avellinese. La percentuale di affluenza generale si è attestata al 56%, in linea con le altre zone interessate dal voto.
Andando a fondo nei dati, il quadro è impietoso. Se non ci fossero stati alcuni comuni virtuosi come Conza della Campania, Vallata, Summonte, Torre le Nocelle, Lapio che, attestandosi abbondantemente al di sopra del 70%, hanno fatto impennare la media, sarebbe stato un disastro. In piccolissimi centri come Cairano si è andati poco oltre il 20% ma è eclatante il caso di Sant’Angelo dei Lombardi, dove è stata registrata un’affluenza del 38%.
Paradossalmente, il maggior numero di persone che si è recato a votare è stato individuato in quei comuni dove a concorrere a un posto in Municipio c’era una lista unica. La stanchezza e l’apatia verso la politica è lampante, e la curva continua a tendere verso il basso.
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