Arpac, un anno di impegno per l’ambiente in Campania – Corriere dell’Irpinia

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«Il 2024, ormai in chiusura, sul piano internazionale è stato particolarmente stressato dalle crisi belliche ed ambientali, sotto l’incalzare del “climate change” – tra gli opposti di alluvioni e siccità- nel bel mezzo di una controversa ed ancora incerta transizione ecologica verso l’obiettivo della decarbonizzazione, della riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e di neutralità climatica ed in Europa il Green New Deal ed il processo di ripresa e resilienza».

Così il direttore generale dell’Arpa Campania, Stefano Sorvino, che tira le somme del 2024 sul fronte ambientale, partendo dai mutati scenari sul pianeta per passare all’impegno che l’agenzia è stata chiamata ad affrontare sulle questioni che di volta in volta si sono presentate.

«Tra gli eventi più significativi dell’anno – continua l’avvocato Sorvino – si è consumata a Baku in Azerbaigian la XIX Conferenza ONU (COP 29), sui grandi temi della biodiversità, cambiamenti climatici e desertificazione, con esiti piuttosto incerti e deludenti,  pur con qualche utile definizione per il mercato internazionale dei crediti di carbonio. Nel vertice e nel commento dei suoi esiti incerti si sono registrate profonde divaricazioni tra le parti : dall’ottimismo del Commissario UE per il clima – circa l’accordo sui finanziamenti ai Paesi in via di sviluppo- secondo cui  si è aperta ” una nuova era per la finanza climatica” al pessimismo dell’India, che lo definisce “abissalmente povero”, passando per i commenti intermedi di chi sperava di più,  non lo ritiene ambizioso ed all’altezza delle sfide ma comunque una utile base per costruire ancora positivi sviluppi.

In Italia, colpita dall’alluvione della Romagna, ma anche da situazioni di crisi idrica, il convulso 2024 è stato connotato – dall’impegnativo processo di attuazione del PNRR e strumenti collegati – con perduranti esigenze di semplificazione e snellimento procedurale per rispettare le stringenti tempistiche europee-,  dal difficile coordinamento tra politiche ambientali ed energetiche, da aggiornamenti ed innovazioni normative tra cui l’attuazione di direttive unionali, l’avvio della revisione del Codice/Testo unico dell’ambiente ( Dlgs 152/2006) e, da ultima, l’attesa emanazione da parte del governo del “Regolamento ispettori” del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA) al fine di disciplinare l’esercizio della funzione ispettiva per il personale tecnico delle Agenzie ambientali».

Il direttore generale continua, riferendosi ai temi in Campania: «La nostra attenzione deve però focalizzarsi  sul delicato ma stimolante scenario operativo del territorio della Campania,  caratterizzato da diffusi rischi naturali ed antropici ( di natura ambientale, sismica e bradisismica, vulcanica, idraulico-alluvionale ed idrogeologica), che si presenta da sempre come concentrato di complessità e fragilità ma al tempo stesso laboratorio di esperienze significative e soluzioni avanzate.

La nostra Agenzia è più che mai sottoposta alla stressante e visibile pressione di sempre nuove incombenze e responsabilità, della più svariata provenienza, disponendo però di una struttura gracile per sottodotazione di risorse finanziarie ed umane, nonostante apprezzabili segnali di attenzione e rafforzamento da parte del governo regionale, fortemente impegnato negli obiettivi delle politiche ambientali.

Nonostante le gravi carenze di organico tecnico, Arpa Campania -grazie all’impegno,  alla professionalità e, talvolta, persino all’abnegazione di larga parte del suo personale- è sinora riuscita a fronteggiare le molteplici richieste ed i fabbisogni di intervento, ordinari e straordinari, provenienti dai diversi livelli istituzionali e da ogni area del territorio regionale sui più vari tematismi, configurandosi come l’Agenzia dai ” cento mestieri”.

L’Arpa garantisce innanzitutto la conoscenza e messa a disposizione del pubblico dei dati ed informazioni ambientali, costantemente acquisiti attraverso lo studio ed il monitoraggio continuo delle matrici ambientali e resi accessibili in modo trasparente ed agevole – mediante costanti aggiornamenti tematici in tempo reale – , con l’organizzazione di un patrimonio informativo disponibile per la determinazione delle politiche ambientali della Regione e degli Enti istituzionali oltre che per la fruizione collettiva di operatori e cittadinanza. Si segnala tra l’altro la pubblicazione nel 2024 del Rapporto Arpac sullo stato dell’ambiente ( RSA) – ora in fase di aggiornamento – oltre alla cura ed al continuo arricchimento del sito istituzionale e degli altri strumenti di comunicazione, anche mediante applicazioni mobili, video e  canali social».

L’avvocato Sorvino prosegue: «La condizione dell’ambiente in Campania si presenta variegata ed altalenante -con criticità e positività di difficile sintesi-, offrendo un complesso quadro chiaroscurale, diversificato nelle sue luci e ombre da territorio a territorio ma con segnali di netto o tendenziale miglioramento per alcune matrici, come ad esempio per le acque di balneazione o, in negativo, per l’eccessivo consumo ed impermeabilizzazione di suolo.

Fondamentale e delicato risulta il monitoraggio della qualità dell’aria e dell’inquinamento atmosferico, rilevato attraverso l’articolata rete delle centraline, fisse e mobili, in costante ammodernamento tecnologico verso obiettivi di intensificazione qualitativa delle misurazioni e speciazione delle fonti emissive settoriali. Il monitoraggio offre un set di indicatori variabili e in parte critici con diffusi sforamenti, soprattutto per le polveri sottili ed ultrasottili (PM 10 e 2. 5), influenzati dagli elementi meteo-climatici stagionali e dalla conformazione geomorfologica degli areali, come nel resto del Paese – con la punta più critica in Pianura Padana- spesso in difficoltà rispetto ai più severi e rigorosi parametri nazionali, con conseguenti procedure d’infrazione aperte a carico dell’Italia.

Le criticità dell’aria si rilevano principalmente nell’agglomerato Napoli-Caserta per il biossido di azoto e per l’ozono nonchè per il particolato sospeso PM 10 e PM 2. 5 mentre rilevano- per le emissioni in atmosfera- soprattutto i contributi settoriali provenienti  dai trasporti stradali ed altre sorgenti mobili, dai sistemi di riscaldamento con caldaie e camini, dagli impianti di combustione industriali e produttivi, dall’agricoltura anche per effetto di abbruciamenti ed incendi boschivi oltre all’apporto naturale delle polveri sahariane

È stato ulteriormente potenziato il monitoraggio – attraverso numerose stazioni di rilevamento- della qualità delle acque interne (superficiali e sotterranee) e di transizione rispetto all’inquinamento dei corpi idrici e delle falde, soprattutto di tipo biologico da scarichi civili non depurati più che da contaminazioni chimiche di provenienza industriale, evidenziandosi criticità da tetracloretilene in alcune aree.

Nello stato ecologico dei fiumi della Campania si rileva – al netto dei tratti a monte- una più o meno diffusa condizione di inquinamento conseguente allo scarico di reflui provenienti dai comparti civile, agricolo e zootecnico, mentre invece il buono stato chimico del 77% dei corpi idrici esprime un inquinamento molto ridotto per sostanze provenienti dalle attività industriali.

In Campania si registra la presenza di oltre 600 impianti di depurazione delle acque reflue urbane ma circa il 13% dei comuni non è ancora adeguatamente servito da un depuratore  funzionante e la  impiantistica fognario-depurativa -in fase di completamento-  non è per ora in grado di servire la totalità dei residenti, mentre invece la rifunzionalizzazione dei grandi impianti comprensoriali del Golfo di Napoli ha prodotto notevoli avanzamenti sulla qualità della balneazione.

Non ottimale risulta il quadro delle acque di transizione ed in particolare dei laghi flegrei – Miseno, Fusaro, Lucrino e Patria- laddove, allo stato. solo il primo raggiunge lo stato ecologico di buono mentre gli altri tre non conseguono l’obiettivo, a causa dell’elevato tenore di nutrienti nelle acque.

Anche quest’anno è stata notevolissima l’attività di monitoraggio della balneazione, con impatto sensibile sulla fruizione collettiva, svolta da Arpac con il supporto di propri mezzi nautici – per tutta la durata della stagione balneare- sui circa cinquecento chilometri di costa della Campania, con migliaia di prelievi e campionamenti seguiti da analisi di laboratorio, effettuati con capillare periodicità a tutela della salute dei bagnanti.

Il monitoraggio mare restituisce un quadro ottimale del litorale campano per il 98% balneabile, con una elevata percentuale classificata eccellente (88%) ed il pieno recupero di tratti costieri in passato degradati, come il Litorale Domizio ( coronato,  tra l’altro,  dall’attribuzione della “bandiera blu” al comune di Castel Volturno). La situazione strutturalmente positiva subisce però fastidiosi occasionali inquinamenti per l’afflusso straordinario di acque piovane – a causa del “troppo pieno” che bypassa gli impianti- ed il conseguente scarico in mare di acque non depurate,  per effetto degli acquazzoni estivi da cui scaturiscono divieti temporanei di balneazione, tuttavia rapidamente rimuovibili dopo l’effettuazione di nuove analisi a breve tempo ripristinato( come accaduto, nello scorso agosto, in alcuni punti della città di Napoli). Arpac ha comunicato anche interessanti osservazioni sulla temperatura del mare- che richiamano la questione del cambiamento climatico- rilevando ad agosto punte di riscaldamento superiori a 30 gradi con effetti sugli ecosistemi marini.

L’Agenzia non si limita naturalmente al monitoraggio stagionale della balneabilità ma lo sviluppa in via permanente per le acque marino-costiere (ai sensi della Dir.  2000/60/Ce, recepita in Italia dal Dlgs 152/2006), per l’attuazione della direttiva unionale Marine Strategy per la macroregione del Mediterraneo occidentale, per le microplastiche e le alghe tossiche (Ostreopsis ovata) e in collaborazione con il Centro regionale per la sicurezza del pescato (CRISAP).

Una problematica diffusa ed impegnativa in Campania è costituita dagli innumerevoli e defatiganti procedimenti di bonifica dei piccoli e grandi siti contaminati, sia di interesse nazionale ( Bagnoli-Coroglio e Napoli Orientale nel capoluogo) che regionale e locale, laddove lo stato di avanzamento delle procedure di bonifica non è rapido – in correlazione alla complessità ed alle tempistiche della normativa- ma tuttavia numerosi interventi sono stati attivati e proseguono nel loro percorso.

Arpac concorre in modo determinante all’elaborazione ed all’aggiornamento del Piano regionale di bonifica, ed a tutte le fasi degli articolati procedimenti – dal controllo delle indagini preliminari ai piani di caratterizzazione ed alle analisi di rischio- sino al controllo mediante contro-campioni delle operazioni di bonifica vera e propria con la loro successiva validazione ai fini della certificazione di avvenuta bonifica.

Si segnala, per dimensioni quali/quantitative, l’attuazione del progetto definitivo di bonifica – il più grande sinora approvato dal Ministero dell’Ambiente- dei siti di Napoli Orientale , di proprietà della multinazionale Kuwait RC, con l’avvio delle connesse ed onerose attività di controllo ( di campo e laboratorio) di competenza dell’Agenzia che la impegneranno in un arco pluriennale.

Una considerazione a parte merita l’attività relativa al “sottoinsieme” delle bonifiche agricole, in particolare  costituito dalle aree vaste della cosiddetta ” Terra dei Fuochi” – in alcune decine di comuni tra le province di Caserta sud e Napoli nord- oggetto di una speciale e progressiva attività di censimento e classificazione, svolta da un gruppo interforze di cui ARPAC è la prima componente ambientale, seguendo un apposito modello tecnico- scientifico elaborato “ad hoc”

Di assoluto rilievo resta la tematica dei rifiuti, laddove in Campania il dato di produzione pro capite di quelli urbani (R. U.) risulta molto al di sotto della media nazionale, con un andamento di decrescita nel lungo periodo, mentre circa il 56% dei 2. 6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti in Campania è stato raccolto in maniera differenziata per frazioni merceologiche ed avviato a recupero, in filiera secondo le regole dell’iniziativa privata, consolidando un andamento in crescita negli ultimi anni.

Tuttavia l’obiettivo normativo del 65% non è stato ancora centrato dalla media regionale per il pesante ritardo di alcuni grossi centri urbani delle province di Napoli e Caserta – rispetto alle performance virtuose del Sannio, dell’Irpinia e del Salernitano- tra cui il capoluogo partenopeo, per oggettive difficoltà strutturali, che pure nell’ultimo biennio ha avviato un incisivo percorso di recupero. La gran parte dei rifiuti indifferenziati, previo pretrattamento, viene incenerita dal termovalorizzatore con recupero energetico di Acerra, facendo collocando la nostra regione al terzo posto in Italia per incenerimento dei rifiuti urbani, dopo la Lombardia e l’Emilia Romagna.

Notevole attività hanno svolto i Dipartimenti territoriali di Arpac in materia di agenti fisici per il contrasto all’inquinamento acustico ed elettromagnetico. In particolare sono stati svolti circa 3. 000 controlli in materia di rumore ed elettromagnetismo – dove è da tempo in atto la ristrutturazione delle reti e sono subentrate durante l’anno, modifiche normative – evidenziandosi un livello di non conformità pari al 16%, mentre i superamenti dei limiti normativi sono stati rilevati soprattutto nell’ambito dei controlli dell’inquinamento acustico nei centri urbani

Risultano ottimi i dati della Campania relativi alla estensione delle aree protette terrestri e marine, che presentano grande ricchezza di biodiversità – laddove la nostra è tra le regioni che maggiormente contribuiscono al totale nazionale – mentre invece, in negativo, risulta al terzo posto per percentuale di suolo consumato con un eccesso di impermeabilizzazione (negativo anche sotto il profilo dell’assetto idraulico del territorio e del corretto drenaggio delle acque).

Attività significativa è stata svolta da Arpac Campania per il monitoraggio delle aree agricole, in particolare nei comuni della “Terra dei fuochi” – di cui alla legge speciale n. 6/2014- con la verifica della idoneità o meno alle coltivazioni agricole dei terreni indagati e, nei casi negativi, con la conseguente emanazione di provvedimenti interministeriali di interdizione parziale o totale. Sopralluoghi e controlli sono stati eseguiti dall’Agenzia in aziende agricole per gli effluenti zootecnici – rilevando una percentuale elevata di non conformità – e per i frantoi oleari oltre al concorso, per gli aspetti relativi ai controlli ambientali, alle azioni di sanità veterinaria per l’eradicamento della brucellosi nel Casertano.

Di recente sono state implementate e potenziate le attività di monitoraggio olfattometrico – attraverso l’organizzazione di una apposita struttura laboratoristica- per le emissioni maleodoranti e miasmi odorigeni, problematica di crescente rilievo sul territorio – soprattutto in prossimità delle aree industriali- e a cui viene rivolta sempre maggiore attenzione sul piano autorizzatorio e normativo oltre che dall’opinione pubblica.

Significativa produzione tecnica agenziale è stata resa in materia di radon e radioattività, attraverso l’apposito Centro Regionale- che concorre anche alla sorveglianza della dismissione della centrale nucleare del Garigliano -,  di prevenzione della legionellosi, di amianto e materiali pericolosi, per le analisi degli stupefacenti a supporto delle Procure, sostanze chimiche, metrologia, OGM. , ecc

Le aree territoriali di Arpac sono poi impegnate in periodiche e sistematiche attività’di controllo sugli impianti, tra cui innanzitutto le ispezioni multi-matrice relative alle aziende autorizzate in regime di AIA (autorizzazione integrata ambientale)  statale e regionale, i controlli ispettivi sulle aziende a rischio di incidente rilevante (ARIR) sopra soglia, la partecipazione ai procedimenti per le certificazioni EMAS ed a quelli di danno ambientale, le verifiche di ottemperanza statali e regionali.

Un ambito di attività tecnico-amministrativa delicata e rilevante è quello costituito dalle numerosissime istruttorie e pareri resi,  con ogni possibile sollecitudine, nei procedimenti autorizzatori – quasi sempre decisivi per le determinazioni conclusive delle conferenze di servizi- e le istruttorie di VAS, VIA e VI (valutazione ambientale strategica, di impatto e  incidenza), preordinate a garantire un adeguato livello di compatibilità e sostenibilità ambientale per i piani e progetti in valutazione.

Inoltre sono state attivate, su base convenzionale, molteplici campagne straordinarie di controlli e monitoraggi (soprattutto atmosferico, acustico, elettromagnetico, sugli impianti, ecc) su richiesta di Enti pubblici e territoriali come, Province, Comuni, Autorità portuale, soggetti concessionari e gestori, ecc, utili ad ampliare a più ampio raggio, la sfera della sorveglianza ambientale delle strutture  istituzionali.

Tuttavia in Campania l’Agenzia ambientale -oltre alle attività primarie di prevenzione collettiva- concorre, con significativo impegno, alle voluminose attività dirette dalle Autorità giudiziarie di contrasto e repressione degli eco-reati ed illeciti ambientali su tutto il territorio regionale e, in particolare, in alcune aree.

È stato sinora offerto da Arpac costante e puntuale riscontro alle molteplici richieste di collaborazione e supporto tecnico delle dieci Procure della Repubblica, operanti in Campania, e degli organi di polizia delegati per indagini ed accertamenti relativi soprattutto alla gestione illegale di rifiuti, scarichi idrici non autorizzati o non conformi, emissioni inquinanti e miasmi, siti contaminati e bonifiche, impianti di depurazione e rifiuti, incendi e quant’altro.

Le collaborazioni vengono rese da Arpac sia ai corpi specializzati in polizia ambientale (Carabinieri Forestali e NOE, Capitanerie di Porto, Guardia di Finanza aeronavale), sia alle forze di polizia territoriali, sia alle Polizie locali di Comuni e Province, con un carico di lavoro in campo davvero quotidiano e vessante.

In via semplificative sono stati effettuati da Arpac, nel corso dell’anno, circa 700 sopralluoghi oltre alle circa 1.100 relazione di asseverazione tecnica oltre 2.000 prescrizioni impartite nell’ambito delle procedure estintive dei reati contravvenzionali in materia ambientale.

Tra le molteplici attività rese da Arpac nei procedimenti giudiziari spiccano alcune di significativo rilievo – relative ad ambiti interprovinciali vasti- anche per i risultati finora conseguiti, tra cui le pluriennali indagini relative all’inquinamento del bacino del Sarno ( soprattutto nell’area  di foce),  dirette dalle Procure di Torre Annunziata, Nocera Inferiore ed Avellino con il coordinamento del Procuratore Fragliasso. Nell’ultimo biennio sono stati effettuati in quel bacino idrografico oltre 300 sopralluoghi, ispezioni, campionamenti e misurazioni -congiuntamente ai nuclei di polizia delegati- individuandosi circa trenta scarichi non conformi di reflui urbani ed industriali, riguardanti soprattutto il comparto agroalimentare, anche provvedimenti di sequestri e misure cautelari.

Si segnalano inoltre le cospicue collaborazioni e sinergie con vari organi straordinari, come il Commissario per la bonifica delle discariche (Generale Vadalà),  il Commissario Legnini per la ricostruzione di Ischia, il Vice Prefetto Silvestro delegato del Ministero dell’Interno per i roghi con la partecipazione interforze alle “action day”, la struttura commissariale per l’eradicamento della brucellosi, le cinque Prefetture della Campania, i dipartimenti di prevenzione delle Asl, l’Istituto zooprofilattico, gli organi della protezione civile.

Ulteriori e delicate attività di monitoraggio ambientale in emergenza sono state frequentemente svolte in collaborazione con i Vigili del Fuoco, a valle dei numerosi incendi – divampati soprattutto in periodo estivo- alcuni dei quali purtroppo di significativo rilievo, come ad esempio la combustione dolosa di rifiuti del 30 luglio scorso avvenuta in una piazzola del sito militare di Persano (Sa).

Nonostante la strutturale sottodotazione di risorse ordinarie – stridente con la moltiplicazione esponenziale di compiti ed esigenze di intervento- l’Agenzia si è industriata per rinnovare e potenziare le proprie strutture e dotazioni, in particolare con l’utilizzo nell’ultimo biennio di circa quindici milioni tra fondi statali ( PNC) e regionali (POR-azione 1) per l’ammodernamento del parco laboratoristico ed il rafforzamento delle attrezzature e strumentazioni per il monitoraggio ambientale (prog.  AIMA), anche con la partecipazione a progetti in partenariato interistituzionale e scientifico.

Con le risorse di investimento sono state potenziati, tra l’altro, i laboratori regionali di Agnano, le aree analitiche di Avellino e Benevento – soprattutto per i laboratori dedicati alle acque interne- il laboratorio mare di Napoli, con strumenti specifici per le microplastiche, ed i laboratori alimenti anche con l’ampliamento della gamma di prestazioni analitiche.

L’Agenzia ha parzialmente sopperito all’assottigliamento del personale mediante un ( sia pur limitato) reclutamento straordinario, con il ricorso flessibile e mixato agli istituti a tempo determinato, con collaborazioni a progetto, mobilità e comandi, stabilizzazioni di personale esperto, operando utili rotazioni e ricambi nelle proprie strutture ed attivando percorsi di valorizzazione delle tante risorse interne meritevoli, oltre alla produzione di una serie di regolamenti aggiornati ed al continuo allineamento alle evoluzioni normative ( in materia di trasparenza, performance e controlli, digitalizzazione, sicurezza, privacy, ecc. ) nel progressivo superamento di criticità ataviche.

Sotto il profilo finanziario-contabile, ferma restando l’insufficienza dei trasferimenti ordinari per la spesa corrente relativa soprattutto al personale, si segnala la buona gestione di cassa e l’elevato indice di tempestività dei pagamenti (I. T. P.). Risulta in equilibrio la gestione della società partecipata in house Arpac Multiservizi – che svolge prestazioni di supporto sulla base del piano industriale e delle specifiche contrattuali- e si sta gradualmente realizzando un progetto di razionalizzazione e miglioramento logistico delle sedi e dei laboratori, con risparmio e benefici organizzativi».

Il direttore generale Arpac si avvia alle conclusioni:«A fine novembre la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti della Campania, in sede di giudizio di parifica del bilancio regionale – sulla base di un filone sollevato a livello nazionale- ha mosso articolati rilievi alla Regione sulla legittimità della imputazione quasi esclusiva del ( limitato) finanziamento di Arpac,  a valere per lo 0, 53%,  sul riparto del Fondo sanitario regionale (FSR) anzichè sui capitali dell’Ambiente, pur essendo molte delle sue prestazioni collegate inscindibilmente ad obiettivi di tutela sanitaria ed all’erogazione obbligatoria dei livelli essenziali di assistenza (LEA), con una evidente connessione tra la sfera dell’ambiente e quella della salute. La Regione ha conseguentemente attivato le necessarie azioni correttive per un equo riparto dei trasferimenti tra i capitoli della manovra di bilancio, anche con specifiche modifiche alla normativa di riferimento per le voci di finanziamento dell’Agenzia.

In definitiva si consolida a tutto tondo l’assoluta esigenza, ormai improcrastinabile, di potenziare e rafforzare l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, che costituisce – oggi più che mai- uno strumento essenziale di presidio, vitale per le azioni di controllo, monitoraggio e prevenzione a salvaguardia dell’ambiente e per la sostenibilità dello sviluppo.

Soddisfatti per l’anno trascorso, stressante ma produttivo, porgiamo un sentito e caloroso augurio a tutti nell’auspicio che si dischiude un 2025 sereno e foriero di buoni risultati per la comunità campana».



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