Colpo di scena ieri pomeriggio dinanzi al Tribunale Collegiale di Napoli, Settima Sezione Penale, presieduto dal Giudice Michele Ciambellini.
Assoluzione piena per i coniugi Sibillo, genitori del baby boss Emanuele, trucidato a soli 19 anni in una sanguinosa faida di camorra nata nel centro storico di Napoli.Assolti per non aver commesso il fatto Vincenzo Sibillo, in collegamento video dal Carcere di massima sicurezza di Sulmona,dove sta scontando pene definitive a seguito delle condanne comminate per la sua appartenenza all’omonimo clan, e sua moglie Anna Ingenito.
Accuse gravissime quelle sollevate dalla DDA di Napoli, rappresentata dai Procuratori Urbano Mozzillo e Celestina Carrano, che avevano chiesto per entrambi gli imputati una condanna a 5 anni di carcere.I delitti contestati erano appunto quelli della estorsione e della violenza privata, aggravati dal metodo mafioso per aver agito “approfittando delle condizioni di omertà, paura ed assoggettamento ingenerati nelle persone offese dalla loro nota appartenenza al clan Sibillo, articolazione satellitare del sodalizio criminale di tipo camorristico facente capo ad Eduardo Contini”.
Simulacro di Camorra avevano gridato in aula i Procuratori della DDA, che in data 28 Aprile 2021, in piena emergenza covid, con una operazione che aveva visto il coinvolgimento di numerosissimi agenti di Polizia e Carabinieri, vigili del fuoco ed operai vari, avevano, tra le proteste degli abitanti del quartiere di via Santi Filippo e Giacomo, proceduto allo smantellamento dell’altarino dedicato ad ES 17.
Emanuele Sibillo, descritto in una nota sentenza emessa dal Tribunale di Napoli come “l’eroe eterno dei vicoli e delle stradine del centro cittadino, venerato quasi come San Gennaro, sull’altare che la famiglia ha eretto a sua memoria, nell’androne del palazzo dove abitava”, divenuto nel giro di pochissimo tempo estremamente popolare, anche grazie ai numerosi film (La Paranza dei Bambini, Gomorra) e documentari (Sky) girati sulla sua breve vita.
Altarino al cui cospetto, secondo l’assunto accusatorio, venivano condotte le persone vittime di estorsione. Altarino, ove sempre secondo l’assunto accusatorio, si fermavano incantati i bambini della vicina Scuola Media ad ammirare il busto eretto in onore del baby boss, busto oggi esposto in bella mostra al Museo del Crimine di Roma.
La serrata arringa del difensore di fiducia dei Sibillo, l’Avvocato avellinese Rolando Iorio, ha totalmente destabilizzato l’impianto accusatorio tanto da condurre ad una assoluzione piena per i suoi assistiti.Imperterrito dal Carcere di massima sicurezza di Sulmona Vincenzo Sibillo ha ascoltato in religioso silenzio il verdetto assolutorio. La moglie, Ingenito Anna, attendeva a casa.
Ed ora, si chiede Lady Sibillo, visto che non vi è alcun reato, “ridatemi il busto di mio figlio”, aggiungendo: “ricostruirò l’edicola votiva in memoria di Emanuele”.