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di Rossella Briganti e Alessandro Pellizzari
Secondo l’Istat, la pratica dello sport è massima tra i ragazzi di 11-14 anni (70,3%, di cui il 61% in modo continuativo e 9,3% in maniera saltuaria) e tende a decrescere con l’età; infatti solo il 31,7% degli “under 25” pratica uno sport o frequenta una palestra in modo regolare. Ma non sempre i più giovani si sottopongono a un adeguato check-up per testare la salute dell’organo che viene messo più sotto sforzo, il cuore. Con l’aiuto del professor Michele Gulizia, direttore dell’Unità complessa di Cardiologia dell’ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, e presidente della Fondazione per il Tuo cuore dei cardiologi ospedalieri Anmco vediamo quali sono i controlli indispensabili.
Quali sono i test da fare?
Prima di iniziare una pratica sportiva è buona norma sottoporsi a visita cardiologica ed elettrocardiogramma (Ecg). Sarà il cardiologo, dopo aver raccolto la “storia clinica” (anamnesi) dello sportivo, aver auscultato il cuore per escludere la presenza di soffi cardiaci patologici e avere escluso patologie emergenti dall’Ecg, a rilasciare una idoneità all’attività fisica e sportiva di tipo non agonistica, oppure a decidere di sottoporre il giovane a ulteriori esami.
Quali sono i test da fare per l’agonismo?
L’Italia è tra i rari paesi al mondo in cui la visita medica per l’idoneità sportiva agonistica è obbligatoria per legge. Gli esami cui sottoporre gli atleti agonisti sono stabiliti dal Cocis (Comitato organizzativo cardiologico per l’idoneità allo sport) e generalmente prevedono, oltre all’Ecg e alla visita cardiologica, particolarmente per gli sport a maggiore impegno cardiovascolare, l’esecuzione di un test da sforzo su pedana mobile (in pratica, un tapis roulant) o al cicloergometro, cioè pedalando su una cyclette. Serve a registrare il comportamento del cuore quando viene sottoposto a esercizio fisico prolungato, valutando la risposta cardiaca individuale, la sua capacità di adattamento nonché i tempi di recupero.
Quando scattano gli approfondimenti?
Sia per chi pratica sport ludico sia per chi è votato all’agonismo, se il cardiologo durante la visita di ammissione rileva delle anomalie dell’Ecg, potrà prescrivere degli esami supplementari. Tra questi, spiccano l’ecocardiogramma colordoppler, che grazie agli ultrasuoni permette la visualizzazione dell’anatomia e della funzione meccanica della pompa cardiaca, l’Ecg dinamico secondo Holter (ovvero il monitoraggio dell’Ecg nelle 24 ore) e test specifici di elettrofisiologia per la vulnerabilità aritmica del cuore.
Che peso gioca l’eredità familiare?
Tantissimo. Compito del cardiologo è infatti quello di rivolgere al giovane delle domande sulla salute dei suoi parenti di primo e secondo grado. C’è forse qualche nonno, cugino, zio o zia che sono morti precocemente per un arresto cardiaco improvviso? Se la risposta è sì, occorre escludere che il teenager abbia ereditato dal ceppo familiare delle cardiopatie genetiche, molto pericolose perché possono causare la cosiddetta “morte cardiaca improvvisa” (Mci) che troppo spesso ha funestato i campi da gioco, con giovani atleti caduti in gara, sotto gli occhi esterrefatti dei loro fan, come appena successo a un dodicenne di Treviso durante una corsa campestre. Le patologie a trasmissione ereditaria che causano queste morti bianche sono 5: la sindrome di Brugada, quella del QT lungo, del QT corto, la displasia aritmogena del ventricolo destro e la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Le morti improvvise non danno sintomi?
È questo il punto: l’assenza di un campanello d’allarme. In molti casi il primo sintomo coincide con l’evento, ovvero la fibrillazione ventricolare, che si manifesta all’improvviso e che, se non si interviene tempestivamente con un defibrillatore (obbligatorio in tutti i campi sportivi e di gara), porta al decesso.
Ma i periodici screening cui si sottopongono gli atleti non rivelano nulla?
In realtà sì. In oltre il 90% dei casi basterebbe leggere con attenzione il tracciato Ecg per rilevare dei segnali sospetti, non trascurando di approfondire il significato anche di sporadiche extrasistoli che possono celare la presenza di patologie ad alto rischio di morte cardiaca improvvisa. Oggi non è più ammissibile assistere a decessi improvvisi come quelli occorsi a grandi atleti come Vigor Bovolenta, il pallavolista morto nel 2012, Pier Mario Morosini, il centrocampista deceduto nello stesso anno, e Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso nel 2018. Per questo la prima regola del gioco di chi pratica sport è affidarsi a specialisti esperti: con il cuore non si scherza.
L’importanza delle analisi del sangue
Un esame del sangue una volta all’anno. È questa l’indicazione dei cardiologici per tutti gli sportivi. Serve a valutare l’emocromo, la sideremia (i livelli di ferro circolanti), la ferritina (i depositi di ferro) e le transaminasi per la funzionalità epatica. E poi il colesterolo (che può ostruire le arterie già ristrette sotto sforzo) e gli elettroliti (sodio, potassio, calcio, magnesio e cloro) per il bilanciamento dei minerali. Utile anche un protidogramma per dosare le proteine.
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