Atogepant, il nuovo farmaco che la previene

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Si chiama atogepant ed è la prima terapia orale rimborsata in Italia per il trattamento preventivo dell’emicrania negli adulti che presentano almeno 8 giorni di mal di testa disabilitante al mese.

Come funziona? «Il cervello è un organo impassibile, nel senso che non può “fare male”, perché è privo di recettori per il dolore, i cosiddetti nocicettori», spiega la professoressa Cristina Tassorelli, docente di Neurologia all’Università di Pavia e direttrice del Centro di Ricerca sulle Cefalee della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Nazionale Mondino.

«Questi recettori sono abbondanti, invece, nelle meningi, un sistema di membrane che servono a proteggere l’encefalo e il midollo spinale dai traumi fisici e da eventuali sostanze tossiche o pericolose che, attraverso il sangue, potrebbero raggiungere il sistema nervoso centrale».

L’atogepant va a bloccare uno di questi recettori, su cui non riesce più ad agire una sostanza dal nome complicato, calcitonin gene–related peptide (CGRP), responsabile di una reazione infiammatoria nelle meningi (detta “infiammazione neurogena”) e di una dilatazione dei vasi sanguigni locali, che iniziano a pulsare di più, provocando dolore.

Cosa dicono gli studi

L’emicrania è la seconda malattia più disabilitante nel mondo, che interessa più di 1 miliardo di persone, di cui 6 milioni solo in Italia, con una prevalenza tre volte maggiore nelle donne.

Addirittura, l’Organizzazione mondiale della sanità considera una giornata vissuta con l’emicrania invalidante al punto da essere paragonabile a una condizione di demenza, tetraplegia o psicosi acuta. E questo dato è ancora più significativo tenendo conto del fatto che spesso l’emicrania si manifesta nella fascia di età tra 20 e 50 anni, quando le persone sono più attive e produttive.

«Come in tutti i farmaci, anche per atogepant ci sono soggetti responder e non-responder, cioè che rispondono positivamente o meno alla terapia», ammette la professoressa Tassorelli. «Detto ciò, l’efficacia di atogepant nella profilassi dell’emicrania è stata dimostrata da due studi registrativi di fase 3, Advance e Progress, che hanno mostrato un elevato numero di soggetti responder».

In entrambi i casi, atogepant è risultato più efficace del placebo, con un buon profilo di sicurezza, ben tollerato e capace di determinare un miglioramento nella qualità di vita dei pazienti. «Nel 60-80% dei pazienti si è assistito a un dimezzamento degli episodi di emicrania al mese, che talvolta si sono ridotti anche del 75%», riferisce l’esperta.

Addirittura, negli studi in aperto a lungo termine (52 settimane) il 48% dei pazienti con emicrania episodica ha riportato una riduzione del 100% dei giorni di emicrania, ovvero la totale libertà dall’emicrania nell’ultimo mese di trattamento.

Chi può utilizzare l’atogepant

Al momento, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha stabilito la rimborsabilità dell’atogepant per i soggetti adulti (mancando i dati di efficacia e sicurezza sulla popolazione pediatrica) che abbiano presentato almeno 8 giorni di emicrania disabilitante al mese negli ultimi tre mesi.

«Per stabilire questo criterio viene utilizzato il MIDAS, che sta per Migraine Disability Assessment Score Questionnaire, un questionario che offre un quadro della disabilità causato dagli attacchi emicranici», racconta la professoressa Tassorelli. «Se il punteggio del paziente è uguale o superiore a 11, si parla di disabilità media e l’atogepant può essere prescritto. Non si tratta, però, di un farmaco di prima linea: significa che diventa rimborsabile solo se i pazienti hanno avuto almeno tre fallimenti terapeutici con tre classi di farmaci per la prevenzione dell’emicrania. In altre parole, se i trattamenti classici non funzionano, allora si può accedere all’atogepant».

Come si assume l’atogepant

La dose raccomandata di atogepant è di 60 mg una volta al giorno, perché questo farmaco ha un’emivita molto breve: bastano 11 ore perché la sua concentrazione nel sangue si dimezzi (rispetto ai 27-29 giorni degli anticorpi monoclonali).

«Considerando che l’emicrania è una malattia cronica e che questo farmaco è ben tollerato, si tende a prescrivere cicli di terapia lunghi, anche superiori a un anno, specie nei pazienti che presentano più di 15 giorni di emicrania al mese. Tutto va contestualizzato alla storia clinica del singolo individuo», specifica l’esperta.

Per quanto riguarda gli effetti collaterali: «Abbiamo detto che l’atogepant va a bloccare un recettore specifico a livello delle meningi che, ovviamente, ha una funzione precisa nel corpo, perché determina vasodilatazione. Per questo motivo, consigliamo cautela nelle persone con malattie cerebrovascolari e cardiache, dove la vasodilatazione è spesso fondamentale in fase acuta, come accade nell’ictus cerebrale».

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