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Autobus vola nella scarpata, uno dei passeggeri: “E stato uno schianto tremendo”

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Era partito da Lecce ed era diretto a Roma Tiburtina il pullman della Flixbus finito in una scarpata. Tre dei 14 feriti – due particolarmente gravi – sono stati portati ad Ariano Irpino, tre ad Avellino e gli altri otto a Benevento.I passeggeri del bus e delle auto coinvolte che non hanno avuto la necessità di ricorrere alle cure mediche sono stati ospitati nella palestra comunale di Grottaminarda .

La dinamica dell’incidente è ancora al vaglio della Polizia Stradale, anche se dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che, a seguito di un incidente tra tre autovetture, nel quale un automobilista è morto, il Flixbus si è trovato di fronte due auto ferme a causa di un tamponamento. Il conducente del bus ha sterzato sulla sinistra, dirigendosi verso il guardrail, per evitare l’impatto, ma è finito nella scarpata che, per fortuna, non è particolarmente profonda. Altre tre vetture, che seguivano il pullman, sono finite contro le auto ferme al centro della carreggiata.

 

“E stato uno schianto tremendo: in pochi secondi ci siamo ritrovati nella scarpata. Il bus è rimasto quasi sospeso, siamo riusciti ad uscire uno per volta strisciando pancia a terra”. A parlare è Laura, aviere, originaria di Brindisi, una dei passeggeri a bordo del bus della Flixbus finito in una scarpata. Al momento dell’impatto stava dormendo nel suo posto in coda al bus. Il pullman cinque minuti prima dell’incidente, intorno alle tre e mezza, aveva fatto sosta nell’area di servizio “Calaggio”. Quasi tutti i passeggeri hanno scelto di restare a bordo. Siria, una giovane di San Michele Salentino (Brindisi) con la madre Antonietta e il fratello, diretta a Roma per sottoporsi ad una operazione, occupava il primo posto del bus. “L’autista ha lanciato un grido, poi ha virato verso sinistra finendo sul guardrail. C’è stato un testa coda prima di travolgere un’auto ferma sulla carreggiata per poi finire nella scarpata. Alla giovane è stato applicato un collare. Nicoletta, sua madre, e il fratello hanno rimediato lievi contusioni. Anche loro sono riusciti ad uscire strisciando nello spazio creato dalla rottura di un vetro. “Ci siamo ritrovati tutti l’uno sull’altro – dice Nicoletta – siamo salvi per miracolo: gli alberi hanno frenato il bus che altrimenti sarebbe finito per rotolare su se stesso per molte decine di metri”.

L’incidente di oggi sulla A16 ha richiamato immediatamente alla memoria la strage del bus che il 28 luglio del 2013 causò la morte di quaranta persone originarie di Pozzuoli (Napoli), precipitate dal viadotto “Acqualonga” dell’A16 Napoli-Canosa, nel territorio del comune di Monteforte Irpino, in provincia di Avellino.

La più grave tragedia autostradale italiana si verificò intorno alle 20:30 di una domenica d’estate nella quale, dopo alcuni giorni in gita nei luoghi di Padre Pio, la comitiva di famiglie e amici stava tornando a casa a Pozzuoli. A provocare l’incidente sarebbe stato un guasto che avrebbe disattivato l’impianto frenante del bus mentre stava percorrendo in discesa il tratto autostradale.

L’autista tentò in ogni modo di frenare la corsa del veicolo, che aveva percorso oltre un milione di chilometri, accostandosi alle barriere del viadotto che pero’ non ressero facendo precipitare il bus da un’altezza di trenta metri. Trentotto persone morirono sul colpo, due nei giorni successivi. Dieci i superstiti. Da allora i comuni di Pozzuoli e Monteforte Irpino sono gemellati.



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