E’ un’analisi attenta delle dinamiche legate alla politica postunitaria quella che consegna Ermanno Battista, Vicedirettore del Comitato Istituto di storia del Risorgimento di Avellino, tra i collaboratori del Centro Dorso, nel volume “I protagonisti della politica. Notabili, elezioni e sistema politico in Campania (1861-1919), presentato questo pomeriggio alla libreria Mondadori. Un’analisi, introdotta da Mariano Nigro, presidente dell’Istituto di storia del Risorgimento, che sceglie di partire dalla continuità tra classe dirigente unitaria e postunitaria, evidente nella presenza di notabili capaci di riciclarsi, cambiando bandiera con disinvoltura, forti del proprio consenso sui territori. “Ci troviamo di fronte – spiega Battista – a una classe dirigente che cerca di imporsi a livello nazionale per poi sfruttare questo potere a livello locale, utilizzando la macchina amministrativa per fini personali. Un potere consolidato attraverso una rete di relazioni parentali e amicali, utilizzando, ad esempio, i familiari alla guida di enti benefici e comunali. Sono uomini come Michele Capozzi che sarà per tanti anni parlamentare del Regno Unitario, partecipando pochissimo al dibattito parlamentare e presidente del Consiglio provinciale, fulcro del potere locale, poichè fonte di finanziamenti. Un potere, quello di Capozzi, costruito grazie a rapporti familiari, a partire dal prozio Mario che aveva portato avanti scaltre azioni finanziarie per acquistare terreni e incamerare ricchezza. Un personaggio a cui si contrappone a Napoli una figura come quella dell’avvocato Antonio Ranieri, amico di Leopardi che riesce, grazie al suo ruolo, ad intrecciare rapporti con differenti settori della società, grazie al potere clientelare legato alla propria professione. E’ una politica che è, in qualche modo, al di là del potere costruito sui territori, attenta anche al benessere della comunità. Basti pensare alla disputa tra Michele Capozzi e Luigi Amabile sulla localizzazione della stazione. Capozzi voleva che sorgesse ad Atripalda, guardando anche alla provincia, a quella che sarebbe stata la linea dell’Avellino Rocchetta, Amabile chiedeva, invece, che sorgesse in centro. Sarà Capozzi a vincere la disputa. Lo stesso De Sanctis, pur lontano dal modo di Capozzi di intendere la politica, in qualche modo si servirà del suo sostegno nel suo Viaggio Elettorale, desideroso di farsi eleggere nel collegio di Avellino, dove non era mai stato eletto”.
E’ Claudio Spagnuolo a soffermarsi sulle tematiche che attraversano il volume “che si interroga su un certo modo di fare politica ma consegna anche un’analisi della società del tempo, contrapponendo il notabilato di comunità, rappresentato da personaggi come Michele Capozzi, espressione di un ambiente circoscritto, di logiche di potere familiare, al notabilato di società, legato a una dimensione metropolitana con avvocati e imprenditori che mettono la loro professionalità al servizio della comunità e ottengono consensi in virtù della loro professione. Un itinerario che proseguirà con l’affermarsi del notabilato di partito, nei primi decenni del Novecento, dopo la nascita del Partito Popolare con l’emergere di un modo diverso di fare politica”. Sottolinea come “Ci troviamo di fronte sui territori a una classe borghese che si allontana dal concetto di possedimento fondiario, sempre più capitalista, ma che al tempo stesso vive di logiche vicine a quella della vecchia aristocrazia, nel segno di politiche dinastiche. Anche l’interesse delle comunità scaturisce da lotte di potere con vecchie oligarchie che si affiancano alle nuove”. Quindi si sofferma sul ruolo decisivo della stampa nella costruzione del potere e sulla capacità dei notabili di stabilire nuovi legami per conservare il potere con una vera istituzionalizzazione del sistema. Un confronto che passa in rassegna anche personaggi come Imbriani, De Sanctis e Mancini che partecipano alla rivolta del ’48 e dovranno fare i conti con l’esilio o carcere per poi essere protagonisti della scena politica. Senza dimenticare quel notabilato di società che si affermerà anche nel capoluogo con l’emergere di figure come quella del giornalista Achille Vetroni.
Età liberale, classe dirigente che cerca di imporsi a livello nazionale e locale, sfrutta il potere nazionale per giocare un ruolo decisivo a livello locale, per tanti ann del Regno, partecipa poco ai dibattiti parlamentari, presidente del Consiglio provinciale, fulcro del potere locale, come emdaglietta per rafforzare il suo ruolo, un esempio gestire la macchina amministrayiva locale a fini personali, utilizzo familiaro, a cmando enti benfici e comunali così da rafforzare il suo ruolo, antonio Ranieri, Napoli dell’800 post bprbonica, avvocato riesce al suo ruolo dintrecciare rapporti con differenti settori della società, esempio di politica atten, volta al benessere della comunità, amabile e Capozzi si scobtrano su dove posizionare la stazione, Pianodardine, il tentativo di Capozzi era di dare possibilità all Provincia con la Rocchetta sant’antonio attenzione al benessere della comunità, politica borghesia, parte cetuale nuova appartenenza sociale secondarua, nuoo modo di intendere politica, politicizzazione a livello specificità, continuità nella classe diirgente unitaria e postunitari, come questa ckasse dirigente oassasse da una bandera all’altra, grazie ai consensi
Proseguono alla libreria Mondadori gli “Appuntamenti della storia”. Il 24 marzo, alle 18, si terrà la presentazione del volume del Vicedirettore del Comitato ISRI di Avellino, Ermanno Battista, intitolato “I protagonisti della politica. Notabili, elezioni e sistema politico in Campania (1861-1919)”. Relatore Claudio Spagnuolo, anche lui membro del Consiglio Direttivo del Comitato di Avellino dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano. Un volume prezioso, quello di Battista, che consegna una biografia collettiva di una classe dirigente composta per lo più di notabili decisi a rivendicare, in virtù della propria funzione mediatrice fra lo Stato e la società civile, un ruolo politico in ambito locale o un riconoscimento di prestigio come sigillo ultimo di una intera carriera politica.
Ermanno Battista, membro scientifico del Centro di ricerca “G. Dorso” per lo studio del pensiero meridionalistico, è dottore di ricerca in scienze storiche presso l’Università di Napoli Federico II. I suoi interessi di ricerca riguardano la storie delle classi dirigenti, con un approccio che prova a tenere insieme storia delle istituzioni e storia sociale.