Battiti accelerati del cuore: le altre cause della tachicardia

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I battiti accelerati possono essere innescati da disturbi che non riguardano il cuore. Cosa fare se dipendono dalla tiroide, dall’ansia, dal reflusso gastrico

La tachicardia può avere cause che non ti aspetti. Ogni tanto, il tuo cuore perde colpi, lo senti battere forte o avverti come uno sfarfallio in mezzo al petto. Hai fatto elettro ed ecocardiogramma che non hanno evidenziato problemi, ma quelle aritmie ti preoccupano. «I battiti anomali potrebbero essere innescati da disturbi che non riguardano il cuore. Sul banco degli imputati ci sono la tiroide, per esempio, ma anche l’ansia o la malattia da reflusso, disturbo che colpisce fino al 9% della popolazione mondiale e registra ogni anno ben 120 nuovi casi ogni 100.000 persone», spiega il dottor Davide Perona, medico chirurgo specialista in cardiologia e perito del Tribunale di Genova.

Ecco i campanelli d’allarme che possono farti capire il perché della tachicardia, quelle pulsazioni fuori tempo, e farti agire di conseguenza.

  • 1) La tiroide va troppo veloce: palpitazioni, caldo e sudore

Il tuo cuore ha brusche accelerate. Accanto al ritmo ballerino, negli ultimi tempi hai notato anche una serie di disturbi di cui non avevi mai sofferto: tremori, irrequietezza, riduzione di peso anche se mangi come sempre, una minor tolleranza alle alte temperature, una maggior facilità a sudare e un ciclo più doloroso.

Il problema. Questi sintomi potrebbero avere una sola causa: la tiroide che lavora troppo e che produce ormoni in eccesso. Questa ghiandola endocrina, infatti, controlla molte funzioni corporee tra cui la contrazione e la frequenza del battito cardiaco: se è più attiva del dovuto (e soffri quindi di ipertiroidismo), incrementa anche la frequenza delle pulsazioni.
Se la tiroide lavora poco, invece, i battiti rallentano, senza però dare sintomi.

La soluzione. Il medico può prescriverti esami del sangue come il dosaggio del TSH, l’ormone che regola il lavoro della tiroide, e quello del T3 e del T4, gli ormoni tiroidei. A volte può essere necessaria anche una scintigrafia, che permette di scoprire se ingrossamenti o noduli ne innescano l’eccessiva attività.
Le cure? Farmaci a base di metimazolo o propiltiouracile, che riducono la sintesi degli ormoni da parte della tiroide. E la tachicardia sparisce.

  • 2) Attacchi d’ansia: ti manca l’aria

Stai vivendo un periodo di stress e ti ritrovi con il cuore in gola, l’impressione di soffocare, capogiri e formicolii. A ciò si aggiunge una forte sensazione di paura.

Il problema. Potresti soffrire di crisi d’ansia. Sono l’effetto di un cortocircuito del nervo vago che regola in modo autonomo la respirazione, il battito cardiaco e l’equilibrio. Normalmente, si attiva quando “è in gioco la vita” e c’è un allarme per l’organismo. In circa il 5% della popolazione, però, questo sistema è geneticamente più sensibile ed entra in funzione in assenza di pericolo.

La soluzione. Riduci il consumo di caffè e di stimolanti. Impara tecniche di rilassamento come training autogeno o meditazione. Praticale regolarmente e usale quando l’ansia monta. Quando ti accorgi che stai iperventilando, inspira lentamente dal naso e spingi l’aria nella pancia. Poi espirala dalla bocca per un tempo superiore a quello dell’inspirazione, senza forzare.

Se le crisi si ripetono, rivolgiti al medico perché è necessaria una terapia farmacologica mirata, associata a sedute di psicoterapia. I farmaci sono i modulatori della serotonina (SSRI come paroxetina, sertralina e citalopram). Dopo 2-3 settimane di cura hai i primi effetti.

  • 3) Reflusso gastrico: batticuore dopo mangiato

A breve distanza da un pasto il tuo cuore fa le capriole. Dopo cena, spesso accelera quando ti sei ormai coricato, per ricominciare la mattina appena ti alzi. Per di più hai la bocca amara e una tosse secca e stizzosa.

Il problema. Potrebbe trattarsi di reflusso gastroesofageo: il cardias, la valvola che di solito mantiene chiuso lo stomaco durante la digestione, non “tiene” e il cibo, misto agli acidi gastrici, risale irritando l’esofago. Anche il cuore è coinvolto: per il reflusso lo stomaco è più disteso ed entra in contatto con il muscolo cardiaco: ne disturba così la normale contrattilità, facendogli perdere il ritmo.

La soluzione. Rivolgiti al medico. Può prescriverti farmaci antireflusso o inibitori della pompa protonica, che neutralizzano la secrezione acida. Se dopo 2 settimane non hai risultati, potrebbe trattarsi di reflusso duodeno-gastrico: i prodotti della digestione, misti agli acidi prodotti da bile e pancreas, risalgono dal primo tratto dell’intestino (il duodeno) verso lo stomaco, disturbando ugualmente l’attività del cuore. I farmaci adatti, allora, sono a base di imecromone, ad azione coleretica (stimola cioè la secrezione biliare), o di trimebutina maleato, che regolarizza la trasmissione nervosa intestinale. In genere 15 giorni di terapia bastano a bloccare i reflussi e permettono al cuore di riprendere il suo ritmo normale.

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