Bere acqua prima di dormire: benefici e controindicazioni

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Secondo alcuni studi, idratarsi prima del sonno notturno aiuta a riposare meglio, perdere peso, rimanere in forma e purificarsi dalle tossine accumulate. Ma sarà vero? «L’ultimo bicchiere di acqua del giorno può rientrare fra gli otto che dovremmo consumare quotidianamente per raggiungere i famosi due litri, necessari per mantenerci in salute», spiega la dottoressa Simona Tadini, biologa nutrizionista. «Nell’arco delle 24 ore, la notte rappresenta il momento più critico, perché l’idratazione della giornata dev’essere sufficiente per coprire anche quel periodo in cui non possiamo bere». Ciò significa che se facciamo un buon lavoro durante il resto del giorno (idratandoci costantemente e consumando le cinque porzioni consigliate di frutta e verdura), bere prima di metterci a letto può essere superfluo.

È giusto bere acqua prima di andare a dormire?

Ovvio, tutto dipende dalle condizioni ambientali. Per esempio d’estate, quando fa molto caldo, bere un bicchiere d’acqua prima di mettersi a letto può aiutare a reintegrare i liquidi che verranno persi durante la sudorazione notturna, favorendo di conseguenza la qualità del riposo. «Durante la notte, infatti, il corpo fa le “pulizie” ed elimina le tossine accumulate nelle ore di veglia. Tutte queste reazioni metaboliche necessitano di acqua, per cui risultano meno efficienti se siamo disidratati», racconta l’esperta. Ci sono poi degli studi che sostengono come bere prima di andare a dormire migliori l’umore al risveglio, faciliti il ciclo sonno-veglia e favorisca addirittura il dimagrimento. «Non illudiamoci: non ci sveglieremo più magri», scherza l’esperta, «però il miglioramento di tutti quei processi metabolici di cui abbiamo parlato potrebbe giocare anche a favore della linea».

Quali controindicazioni

È altrettanto importante non esagerare. Se la sera beviamo troppo, aumentiamo il rischio di nicturia, caratterizzata dalla necessità di urinare più volte nel corso della notte. «In condizioni di normalità, mentre dormiamo, il corpo produce degli ormoni che rallentano la funzione renale, riducono la produzione di urina e migliorano quantità e qualità del sonno, evitando di alzarsi spesso.

Se invece aumentiamo le dosi di acqua a ridosso del sonno, otteniamo l’effetto contrario e, di conseguenza, lavoriamo contro il nostro stesso benessere, perché interrompiamo tutti quei processi di riposo e ristorazione dell’organismo», precisa la dottoressa Tadini.

Inoltre non deve bere prima di dormire chi soffre di reflusso gastroesofageo, perché l’aumento del volume dei liquidi nello stomaco potrebbe favorire la risalita di acido verso l’esofago, ma anche chi presenta particolari malattie renali: «In questo caso, la corretta idratazione va sempre stabilita con lo specialista, perché l’assunzione di troppa acqua può essere pericolosa in alcune forme di insufficienza renale per l’incapacità di eliminare quella in eccesso».

Acqua, fredda o calda

Anche la temperatura può fare la differenza. Una buona regola può essere quella di consumare dell’acqua intorno ai 12-15 gradi d’estate e ai 20 gradi d’inverno, ma possiamo semplicemente regolarci con la temperatura ambiente. «Alcune correnti di pensiero sostengono che sia preferibile riscaldarla, ma forse questo vale più per il mattino», precisa la dottoressa Tadini.

«Durante la notte infatti, nonostante il bicchiere d’acqua serale, l’organismo tende a disidratarsi un po’, per cui rallentano tutte quelle funzioni vitali che necessitano di acqua, come la corretta evacuazione. Se al risveglio ci reidratiamo immediatamente, stimoliamo la peristalsi intestinale e l’acqua tiepida sembra favorire questo processo». Detto ciò, se anche la sera non gradiamo l’acqua fredda, possiamo intiepidirla oppure usarla per preparare una tisana: «In questo modo, sfrutteremo anche le proprietà della fitoterapia: per esempio, piante come melissa, camomilla, lavanda o fiori d’arancio favoriscono il buon sonno, a patto di non aggiungere zucchero, che al contrario disturba il riposo».

Un’acqua non vale l’altra

Se l’acqua del rubinetto è una valida soluzione, si può sfruttare quella minerale in bottiglia come vero e proprio alimento, capace di integrare eventuali carenze. In base alla composizione riconoscibile in etichetta, si possono identificare le acque bicarbonate (bicarbonato oltre 600 mg/l), solfate (solfato oltre 200 mg/l), calciche (calcio oltre 150 mg/l), magnesiache (magnesio oltre 50 mg/l), sodiche (sodio oltre 200 mg/l), clorurate (cloruro oltre 200 mg/l), fluorate (fluoro oltre 1 mg/l) e ferruginose (ferro oltre 1 mg/l).

Per esempio, quelle calciche possono essere preziose in menopausa oppure per vegetariani, vegani o per chi deve seguire diete restrittive, le bicarbonate aiutano a neutralizzare l’eccesso di acidità nello stomaco per cui sono adatte a chi soffre di dispepsia o svuotamento gastrico rallentato, le solfate rappresentano un toccasana per chi è afflitto dalla stitichezza, le magnesiache e le clorurate stimolano il sistema biliare aiutando la cistifellea a contrarsi più velocemente, ma le seconde sono sconsigliate a chi soffre di fastidi renali e agli ipertesi. «Insomma, dal primo bicchiere del giorno fino all’ultimo della sera, l’acqua può rappresentare una vera e propria terapia a sostegno del benessere», conclude la dottoressa Tadini.

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