Berlinguer, così il cinema riaccende il dibattito sulla Sinistra tra nostalgia e monito alla politica di oggi – Corriere dell’Irpinia

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Vinia La Sala sottolinea come il film si faccia monito alla politica e ai cittadini di oggi “!La società attuale si fonda su (dis)valori che Berlinguer contrastava con forza. Gli stessi che avversava #Pasolini e tutte le (vere e autentiche) brave persone che, in qualche modo, hanno tirato le cuoia prima del necessario”

A porre l’accento sulle tante qualità del film anche Roberto Montefusco, segretario provinciale di Sinistra  Italiana “Il film racconta la traiettoria politica di Enrico Berlinguer dal 1973 al 1978 con precisione e rigore storico. Non era semplice. Ma descrive con chiarezza il contesto politico nazionale e internazionale nel quale si collocò la proposta del Compromesso storico, i suoi presupposti, le sue finalità

2) Pur mettendo in evidenza la complessità del rapporto con l’Unione Sovietica, la distanza che il PCI progressivamente assumeva dal mondo del socialismo realizzato, l’ancoraggio fondamentale alla democrazia e al pluralismo, il film non cede alla tentazione della descrizione di un Berlinguer addirittura “anticomunista”, per stare alle rappresentazioni devianti di qualche esegeta interessato.

3) Enrico Berlinguer fu un uomo e un dirigente politico che credette fermamente nell’orizzonte di un’altra società, di un altro sistema di organizzazione delle relazioni economiche e sociali. In altre parole, nel socialismo. Bellissimo il passaggio in cui spiega ai figli in cosa consista, secondo lui, quell’approdo verso una società nella quale il profitto e il denaro non siano lo strumento che stabilisca chi abbia perso o abbia vinto la gara dell’esistenza umana.

4) L’interpretazione di Elio Germano è straordinaria, e rivela una immersione profonda nella dimensione di quell’ uomo, del suo tempo, del Partito, del popolo che rappresentava. Il cui carisma, weberianamente, non derivava dall’essere uomo solo al comando, ma dal rappresentare un popolo in cammino, e le lavoratrici e i lavoratori italiani. Il noi, dunque, piuttosto che l’io.

5) La scelta di rappresentare il Berlinguer che va dal 1973 al 1978 si può senz’altro discutere. Legittima, ma evidentemente quello che verrà dopo non aveva affatto esaurito la sua carica e capacità di essere innovatore politico. Il Berlinguer della questione morale dieci anni prima che arrivasse Tangentopoli, il Berlinguer di Mirafiori e della difesa della scala mobile, che capi’ che l’onda neoliberista che inviziava a travolgere l’occidente avrebbe colpito conquiste sociali, potere e forza politica del movimento operaio e dei lavoratori.

6) Colpisce che tanto di quel “popolo” del Pci e di Enrico Berlinguer sia andato in questi giorni a vedere il film con un sentimento di nostalgia autentica e profonda. Un compagno uscendo dalla sala mi ha chiesto e si è chiesto retoricamente: “Come abbiamo fatto a perdere tutto questo?”. Ora penso che si farebbe davvero troppo lunga ad abbozzare un tentativo di risposta. Ma quello che penso di poter dire è che quel popolo e quelle idee siano ancora un serbatoio democratico prezioso di cui l’Italia ha bisogno in questi tempi cupi”.



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