Se l’obiettivo del 2024 era di rafforzare il Pd, Elly Schlein può chiudere l’anno con un bilancio positivo. La segretaria sta cambiando il partito e i risultati si vedono. Alle Europee i dem hanno incassato il 24,1 per cento grazie anche a Stefano Bonaccini, al recordman del Sud, Antonio Decaro, a Dario Nardella, Giorgio Gori, Matteo Ricci, all’ex-presidente Nicola Zingaretti.
Un trend positivo che si è confermato nei capoluoghi, dove è finita 6 a 0 – ad Avellino il Pd ha mancato la vittoria per un soffio. Alle regionali è andata bene in Emilia Romagna e Umbria: con Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, il Pd arriva al 42,9% e al 30,2% con Stefania Proietti, sindaca civica di Assisi. In Liguria Andrea Orlando non ha vinto per poco, il Pd è comunque primo partito con il 27,6%, doppiando quasi Fdi.
Ma Schlein ha di fronte sfide difficili. Deve ultimare il lavoro. Lo slogan è ‘Unità’. Così c’è scritto sulla nuova tessera presentata all’assemblea nazionale Pd di metà dicembre. “E’ una parola bellissima e impegnativa ma soprattutto un programma, un metodo, un approccio alle cose”, è il messaggio di Schlein. Certo, si può parlare di un percorso unitario grazie anche a Bonaccini, che al congresso pd è risultato sconfitto. Soprattutto a rendere necessaria l’unità sono stati gli appuntamenti elettorali nel corso dell’anno. Ma l’appello lanciato da Schlein è rivolto ora agli alleati.
C’è da costruire una coalizione, o anche un Campo largo, se è questo il prototipo di alleanza che funziona. Il rapporto con i 5stelle regge nonostante si siano registrati durante l’anno momenti di tensione. Come ad esempio quando Giuseppe Conte, leader dei pentastellati, annullò le primarie per le comunali a Bari: ”Non ci sono più le condizioni per svolgere seriamente le primarie”, disse a seguito di alcune inchieste giudiziarie.
Pronta la risposta della segretaria: ”Ritirarsi dalle primarie a tre giorni dal voto è uno schiaffo alle persone perbene. Una scelta unilaterale che rappresenta un favore alle destre”. A vincere a Bari è stato il candidato dem, Vito Leccese, al secondo turno con il 70%.
Schlein è intervenuta nello scontro tra Conte e Beppe Grillo: “So bene che i processi di maturazione richiedono pazienza ma allo stesso tempo -ha detto la segretaria all’assemblea nazionale di metà dicembre- non possiamo passare il prossimo anno ognuno a farci gli affari propri, pensando rinviare alla vigilia delle politiche la sintesi e la costruzione dell’alternativa che dobbiamo alla nostra gente”. Insomma, per la segretaria bisogna darsi una mossa.
Per costruire il Campo largo è necessario inoltre comprendere le intenzioni del centristi, altrimenti “il rischio è quello di avere una Quercia addirittura senza cespugli, ma solo circondata dall’erba”, ha avvertito Romano Prodi dopo le regionali in Emilia Romagna e Umbria.
Matteo Renzi di Italia Viva e Carlo Calenda di Azione si sono oggi defilati, stanno a guardare. Da federatori del Centro si fanno invece avanti Beppe Sala per un’area liberale e riformista a Ernesto Maria Ruffini con un taglio più cattolico-democratico.
Fatto il Centro, si aggrega il centrosinistra e si sceglie il leader. Dovrebbe essere la segretaria, che guida il partito più importante della coalizione.
Per essere legittimata, per evitare scossoni, Schlein nel 2025 dovrà superare due sfide decisive: la prima, guidare il centrosinistra unito alla vittoria nel referendum contro l’autonomia. L’altra è la battaglia contro il terzo mandato del governatore della Campania Vincenzo De Luca. A gennaio, entro il 10, il governo dovrà decidere se impugnare o meno la legge regionale fatta approvare dal presidente della Regione. A prescindere l’obiettivo della Schlein è vincere in Campania possibilmente senza De Luca candidato presidente. Solo a questo punto il lavoro della segretaria sarà compiuto.