“Sono quaranta anni che lavoro ai carri e oggi grazie all’associazione Carnevale di Paternopoli, ho nuovi stimoli per andare avanti”. Così si racconta Antonio Biondi settantacinquenne di Paternopoli.
Come ha imparato a lavorare la cartapesta?
“Ho partecipato sin dall’inizio alla realizzazione dei carri per il carnevale a Paternopoli, siamo alla trentottesima edizione. Io sono un fabbro, addetto alla realizzazione della struttura di ferro ma ho imparato anche a lavorare la cartapesta, con pazienza e impegno anno dopo anno”.
Come si lavora la cartapesta?
“Si utilizza la carta di giornale che è tagliata a pezzi, intanto si prepara la colla che è fatta di farina di grano, si mette la pentola sul fuoco per riscaldare l’acqua e poi si aggiunge la farina. Quando è pronta la colla, su un piano si mettono i pezzi di carta e si inizia a incollare un foglio sull’altro, almeno 4/5 fogli per dare una certa consistenza, poi si fa asciugare “.
Come nasce un carro?”
“Si parte dalla struttura in ferro che si posiziona sul carrellone che è la base per il trasporto, dopo aver consolidato la struttura si iniziano a posizionare gli elementi scenici e poi si prosegue con la pitturazione e le rifiniture”.
Come si asciuga la cartapesta?
“E’ un problema soprattutto in questi mesi freddi e umidi, si spera in qualche giornata di sole e ci aiuta un ‘cannone’ a gas che emana aria calda e così piano piano si asciuga”.
Cosa si utilizza per rendere la cartapesta più resistente?
“Si fa la struttura della figura che si vuole rappresentare con la rete di ferro e poi si ricopre di cartapesta, così ha una consistenza “.
Ricorda qualche personaggio che ha amato particolarmente?
“ Ne abbiamo fatti tanti, neanche li ricordo più, dal drago al leone. In trentotto edizioni quatto carri all’anno veramente son tanti, difficile da ricordare”.
Quanti siete a preparare i carri?
“Siamo in sette persone, due si occupano delle strutture di ferro, poi ci sono tre ragazzi che si occupano della cartapesta, due ragazzi dipingono e un altro ragazzo realizza i volti, che ognuno ha il suo compito, ma siamo abbastanza interscambiabili, ci aiutiamo a vicenza”.
Come si scelgono i temi dei carri?
“Cerchiamo di trarre ispirazione dal nostro tempo. I carri vogliono rappresentare le problematiche di maggiore attualità. Quest’anno un carro ci invita a riflettere sull’inquinamento, un altro sulla povertà, un altro è legato alla politica e al Pd, un quarto è il carro della musica, è dedicato ai ragazzi che possono ballare liberamente intorno a questo carro”.
Per realizzare un personaggio di cartapesta, come si procede?
“Per realizzare il corpo di una persona, prima si realizza una struttura di ferro, mentre la testa è lavorata con l’argilla, perché Paternopoli è un paese ricco d’argilla. Quindi si fa uno stampo in scagliola positivo negativo, si continua con la cartapesta a riempire lo stampo e poi si fanno tutti i particolari. Abbiamo un lavoro fatto di carta di giornale, il pittore dà una mano di bianco e poi su questo fondo bianco si passa il fondo di colore. Infine, un ragazzo con l’aerografo sfuma tutto il pupazzo”.
Chi organizza il Carnevale a Paternopoli?
“C’è l’Associazione Carnevale di Paternopoli il cui Presidente è Giuseppe Scala. La cornice dei nostri laboratori è la Cittadella, qui costruiamo i carri e ci incontriamo, discutiamo e a volte degustiamo specialità locali”.
Che senso ha il carnevale per questa comunità?
“E’ una tradizione che viene da tempi remoti. In quaranta anni ho realizzato tanti carri. Il nostro Presidente, è più giovane, ma ha tanto entusiasmo. E’ un gruppo che ci porterà lontano”
E’ importante trasmettere alle nuove generazioni questi valori?
“Oggi sono pochi i giovani, partecipano alla sfilata, ma non è facile nell’era dei telefonini coinvolgere i ragazzi in certi progetti”.
Prima il Carnevale di Paternopoli era una competizione tra quattro Contrade, adesso i carri sono fatti da voi Associazione. E’ finita la competizione?
“Q Purtroppo oggi ci sono regole da rispettare, bisogna attenersi alle leggi vigenti, senza improvvisazioni. Prima i carri si costruivano nei garages, oggi possiamo contare su questa cittadella. E’ difficile tornare alla competizione tra i quattro rioni, il paese si sta spopolando, stanno andando via parecchi giovani, speriamo che questo flusso si arresti creando nuove occasioni di lavoro”.
Pellegrino La Bruna
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