Come i biscotti toscani, precisamente originari di Prato, così i lupi di Piero Braglia, altro toscano D.O.C. seppur di Grosseto: brutti ma buoni. L’Avellino non convince ma vince al Rocchi di Viterbo e ottiene i primi 3 punti della sua stagione.
Una gara noiosa, soporifera, con poche chance da rete. Due per i lupi, almeno tre (e più nitide) per la Viterbese. I biancoverdi sono stantii e ripetitivi nel gioco, sfruttano poco le corsie esterne e non trovano varchi centrali (non che la Viterbese abbia mostrato calcio champagne, comunque).
Insomma, il gol poteva arrivare soltanto da una giocata estemporanea o da un calcio piazzato, e infatti così è stato. Il neo entrato Tito pennella un calcio di punizione perfetto per D’Angelo che insacca e regala la vittoria (IL RACCONTO DEL MATCH).
C’è da lavorare, c’è da sudare, perché la condizione è quella che è, e perché l’assenza di qualche altro giocatore si percepisce. Manca, sicuramente, qualcuno che possa creare il caos sulla trequarti avversaria, capace del dribbling nello stretto o di un passaggio filtrante capace di mettere in porta il compagno.
Bocciato il tridente pesante con Bernardotto, Santaniello e Maniero, De Francesco dovrà ritrovare il tocco visto alla Reggina lo scorso anno, così come sicuramente servirà un Tito in spolvero sulla corsia esterna per avere una soluzione di qualità in corso.
Insomma, l’Avellino è un work in progress, ad ammetterlo lo stesso mister Braglia nel post gara.
Bisogna aspettare: l’arrivo degli acquisti, la condizione fisica che migliora, l’amalgama nella squadra che cresce. Per ora, però, vanno bene i 3 punti.
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Una partita tutt’altro che bella e tutt’altro che facile, ma all’ultimo respiro a deciderla è Santo D’Angelo, che regala 3 punti all’Us Avellino. In quel di Viterbo la squadra di Piero Braglia non fa stropicciare gli occhi, ma in attesa dei nuovi rinforzi e di poter preparare meglio la squadra, sono 3 punti preziosissimi.
