E all’improvviso ti ritrovi per terra. Nessuna buca, nessun inciampo, nessuno spintone. Una caduta, punto e basta. Un episodio che turba e suscita preoccupazione perché non è riconducibile a una semplice distrazione, ma a qualcosa che non ha funzionato a dovere nel tuo corpo. Ma cosa? Le cause possono essere molteplici, alcune banali e altre più serie. Per scoprirle, impara a porti le domande giuste.
Prima di cadere hai avuto un capogiro?
La vertigine è una falsa sensazione di movimento che, talvolta, si può manifestare insieme a nausea o vomito, difficoltà a mantenere l’equilibrio o a camminare.
«Per capirne l’origine, bisogna innanzitutto chiarire che tipo di capogiro hai avvertito », spiega Federico Furlan, medico internista del Pronto Soccorso dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Se durante l’episodio ti sembrava che fosse la stanza a girare vorticosamente intorno a te, si parla di vertigine “oggettiva”: in questo caso potresti avere un problema alle strutture dell’orecchio interno e del cervello, che sono coinvolte nell’equilibrio».
Un classico esempio è quello della labirintite, un’infiammazione dalle cause ancora non completamente note (anche se spesso riconducibili a un’infezione virale) che può durare diversi giorni, accompagnata non solo da nausea e vomito, ma anche dalla diminuzione della capacità uditiva, da ronzii all’orecchio e da movimenti oculari incontrollati (nistagmo). Il discorso si fa invece più complesso se durante il capogiro ti sembra che sia tu stessa a girare.
«L’ipotesi più probabile in caso di vertigine “soggettiva”», prosegue il dottor Furlan, «è di trovarsi di fronte a un problema di tipo neurologico, come un attacco ischemico transitorio (TIA) o un’assenza dovuta a un disturbo elettrico del cervello. Questo genere di ipotesi deve poi essere confermato da ulteriori approfondimenti».
Hai anche perso conoscenza?
Può capitare di cadere a terra pur rimanendo pienamente coscienti. Magari avverti la testa vuota e un’imminente senso di svenimento, però resti comunque consapevole di quello che sta accadendo. «Questo genere di malore viene definito come “presincope”», precisa lo specialista.
«Tra le cause più comuni abbiamo un abbassamento di pressione, un colpo di calore, un calo di zuccheri, una forte emozione o un dolore acuto. Per riprenderti, in questi casi, devi sdraiarti in un luogo fresco, con le gambe sollevate per qualche secondo. Potrebbe essere utile bere acqua, magari con un po’ di zucchero, se la presincope è dovuta a un calo glicemico». Il ventaglio delle ipotesi si fa ancora più ampio se la caduta è invece associata a una temporanea perdita di coscienza, uno svenimento vero e proprio: in questi casi si parla di sincope.
«La causa più frequente è l’ipotensione, cioè un repentino abbassamento della pressione arteriosa che comporta un minore afflusso di sangue al cervello e un momentaneo blackout», prosegue l’esperto. Spesso accade per il caldo o la disidratazione, ma a volte può essere colpa anche dei farmaci. «Pensiamo per esempio agli antipertensivi, che in questo periodo possono provocare un eccessivo calo dei valori pressori, motivo per cui si consiglia sempre di modulare la terapia con l’aiuto del medico».
In casi più rari, il forte calo di pressione può essere il campanello d’allarme di un evento cardiovascolare grave che compromette il controllo della pressione arteriosa, come l’infarto, un’aritmia o la rottura di un aneurisma. Infine, nelle persone diabetiche, lo svenimento può essere provocato da un forte calo della glicemia (ipoglicemia), causato da una somministrazione erronea di insulina o dalla non adeguata assunzione di cibo dopo la somministrazione di farmaci ipoglicemizzanti.
Hai avvertito dolore prima del malore?
Hai avvertito dolore prima del malore? Questa è la domanda cruciale che i medici fanno ai pazienti che si presentano al Pronto Soccorso dopo uno svenimento. «Se l’episodio è stato preceduto da un forte mal di testa o da altri sintomi suggestivi di un problema del sistema nervoso, ci si orienta verso una causa neurologica, mentre se si è avvertito dolore al petto o una tachicardia ci si concentra sul sistema cardiovascolare», riassume Furlan.
«Se non ci sono stati segnali particolari, allora si parla di sincope senza prodromi, una condizione che è spesso riconducibile a un problema elettrico del cuore, ovvero un’aritmia». Per scoprirne la natura, è utile ricordare se la sincope è avvenuta durante uno sforzo fisico oppure a riposo. A volte basta un elettrocardiogramma per arrivare alla diagnosi, ma spesso bisogna ricorrere a un monitoraggio più lungo con un elettrocardiogramma dinamico (Holter ECG) delle 24 ore. «Se si sospetta un’aritmia grave (maligna), si può prendere in considerazione il ricovero per fare un approfondito studio elettrofisiologico del cuore», conclude Furlan.
Cosa fare subito dopo l’incidente
Andare o non andare al Pronto Soccorso? Molti tentennano, ma sottovalutare l’accaduto può rivelarsi un errore. «Se ci sono parti del corpo doloranti, si può eseguire una radiografia: una volta esclusi i traumi, si procede con ulteriori accertamenti per indagare le cause del malore», afferma il dottor Federico Furlan.
«Durante la visita si misura la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca, la saturazione di ossigeno nel sangue e si effettua un elettrocardiogramma per verificare la regolarità del battito. Si eseguono anche degli esami del sangue, come l’emocromo e la glicemia, per avere un quadro più completo. Se si sospettano disturbi dell’equilibrio si verifica se c’è un movimento involontario delle pupille, il cosiddetto nistagmo, mentre in caso di disturbi neurologici si effettua un esame obiettivo che comprende la valutazione dei riflessi, della sensibilità e dell’equilibrio. Eventualmente, nei casi più seri, si può ricorrere a una Tac senza contrasto dell’encefalo».
«Se la caduta è dovuta al cedimento di un ginocchio o un altro problema agli arti inferiori occorre immobilizzare subito la gamba, non caricare il peso, applicare del ghiaccio e rivolgersi quanto prima a un ortopedico», aggiunge il dottor Gianmarco Regazzola.
Se a tradirti sono le gambe
Può succedere anche ai più giovani e sportivi: vecchie lesioni o degenerazioni articolari, sottovalutate o silenti per lungo tempo, possono improvvisamente tornare a farsi sentire, provocando una caduta. «Il caso tipico è quello della lesione del menisco, che magari ci siamo procurati in passato e che a distanza di tempo si rompe completamente», spiega Gianmarco Regazzola, ortopedico.
«A volte basta alzarsi dal letto o da una posizione accovacciata per cadere. Il dolore è immediato e, nel giro di 24-48 ore, il ginocchio può gonfiarsi». Questa articolazione può cedere anche per colpa di un legamento crociato rotto. «Eseguendo movimenti banali si avverte che il ginocchio va per i fatti suoi: può quindi accadere che l’improvviso cambio di direzione, impresso con un movimento sbagliato o una torsione, lo faccia cedere provocando una caduta». Un altro motivo per cui si può finire a terra è la rottura del tendine d’Achille.
«Soprattutto dopo i 40 le fibre del tendine possono degenerare e, se vengono sottoposte a un carico eccessivo possono rompersi, provocando un rumore di schiocco simile a quello della rottura dell’elastico», prosegue l’esperto. «In questo caso si sente un dolore improvviso (come se venissimo colpiti da un sasso), e diventa impossibile flettere la punta del piede verso il basso».
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