Settantacinque progetti approvati e finanziati in Campania che avevano fatto conquistare alla Regione il primato tra le 6 regioni del sud Italia interessate dal bando del PNRR per la rifunzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie. Complessivamente 51 gli Enti territoriali – in massima parte comuni, cui si aggiungono il Consorzio Agrorinasce, la Città metropolitana di Napoli e la Provincia di Avellino – che erano riusciti ad elaborare progetti vincenti, con un investimento complessivo di oltre 109 milioni di euro, pari al 36,5% dei 300 milioni di dotazione finanziaria totale.
Tutto inutile visto che con la decisione di ieri il Governo ha deciso di cancellare con un tratto di penna i 300 milioni dalle misure del PNRR, fondi dedicati alla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Una scelta grave – denuncia Libera Campania – inconcepibile che di fatto annulla il più grande investimento su questi beni pubblici degli ultimi 40 anni: soldi che sarebbero diventati asili nido, centri antiviolenza, presidi di mutualismo e legalità in territori colpiti dalla violenza mafiosa e che avrebbero potuto rappresentare una vera e propria svolta nel processo di restituzione alla collettività dell’enorme patrimonio confiscato alla camorra e destinato a tornare ai cittadini sotto forma di lavoro, economia, welfare, servizi, rigenerazione urbana e sociale.
La provincia con il maggior numero di comuni è quella di Caserta, con 21 comuni nei quali insistono beni confiscati oggetto di finanziamento. Seguono la provincia di Napoli (18 comuni), quella di Salerno (7 comuni), quella di Avellino (4 comuni) e, infine, quella di Benevento (1 comune). All’esito del bando, la ripartizione dei fondi ha seguito lo stesso schema, con la provincia di Caserta alla quale è stata assegnata la percentuale maggiore di fondi sul totale regionale (51,6%). A seguire, la provincia di Napoli (25,7%), quella di Salerno (13,5%), quella di Avellino (6,8%) e, infine, quella di Benevento (2,3%).
Alla provincia di Caserta era andata la porzione più alta di fondi, con 29 progetti finanziati e un totale di 41,5 milioni. A seguire, la provincia di Napoli (28 progetti, oltre 25,5 milioni), la provincia di Salerno (10 progetti, quai 11 milioni), quella di Avellino (4 progetti, quadi 7,5) e infine quella di Benevento (1 progetto, 2,5 milioni).
“La prospettiva di offrire alla collettività questa enorme rete di servizi a partire dalla valorizzazione dei beni sottratti ai clan – commenta Riccardo Cristian Falcone, responsabile beni confiscati Libera Campania – rischia ora di diventare l’ennesima occasione persa. Uno schiaffo senza precedenti alle decine di Enti Locali che, per non lasciarsi sfuggire questa opportunità, hanno lavorato giorno e notte, riuscendo ad elaborare progetti all’altezza delle sfide poste dal PNRR. Oltre che a loro, questo schiaffo va alle tante realtà del Terzo Settore che hanno co-progettato con i comuni e che avrebbero potuto materialmente riconsegnare questi beni ai cittadini, assumendosi la responsabilità della gestione di questi luoghi”.
Tra i progetti che rischiano di essere definanziati in Campania, anche i 3 risultati vincitori sulla linea di finanziamento della procedura negoziale: l’intervento di recupero del Palazzo Teti Maffuccini di Santa Maria Capua Vetere, cui erano andati quasi 15 milioni; quello relativo alla realizzazione del Polo territoriale della carità di Battipaglia, per il quale era stato previsto un finanziamento di quasi 4 milioni di euro; quello per la realizzazione dell’asilo nido comunale nella ex Villa Zagaria, in località Varcaturo di Giugliano in Campania, cui erano stati destinati 2,5 milioni. E poi Il Fondo Agricolo “Nicola Nappo” di Scafati, il più grande bene confiscato a vocazione agricola della provincia di Salerno; i 6 progetti del Comune di Napoli per realizzare un hub dei servizi e della cultura in un immobile ubicato alla Duchesca, da destinare a casa di accoglienza e semi-autonomia per donne maltrattate; l’ex cementificio Ciotta di contrada Olivola a Benevento, l’ex Parco Allocca, oggi Parco Faber, di Castel Volturno.
“Una decisione incomprensibile, grave e assolutamente sbagliata – conclude Riccardo Cristian Falcone di Libera Campania – che conferma le nostre preoccupazioni sulla volontà di ridimensionare il valore del principio del riutilizzo sociale dei beni confiscati e che, soprattutto, trasferisce ai cittadini un messaggio chiaro di disattenzione e disinteresse verso questo ambito e, in ultima analisi, verso la lotta alla camorra. In territori difficili e delicati come quello della Campania, dove enorme è il patrimonio confiscato e dove la camorra ancora spara e uccide, dal Governo ci si aspetterebbero segnali diversi”.
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