Caschi da bici: i migliori 4

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Devono essere sicuri e proteggerti al top in caso di cadute. Ma anche leggeri, pratici da usare e con un’ottima capacità di aerazione. Ecco quelli a maggior contenuto “tecno”





Elena e Graziana sono due grandissime appassionate di bicicletta. La prima fa parte della famiglia di Brontolo Bike, un gruppo molto attivo in provincia di Milano che partecipa a gare amatoriali e organizza lunghe uscite nel weekend e perfino vacanze per pedalare tra amici (brontolobike.it). L’altra è presidente di uno storico club ciclistico piemontese. Due donne che macinano oltre 10.000 km in bici all’anno. Il segreto? La voglia di fare movimento all’aria aperta e una grande passione, condivisa con i rispettivi mariti.

Entrambe vanno spesso in ufficio in bicicletta e poi, quasi tutte le sere, tornano a casa, cambiano abbigliamento, cambiano la bici lasciando quella da città per quella da corsa ed escono per una cinquantina di km di allenamento su stradine di campagna poco trafficate. Una cosa non cambiano: il casco.

Ribadito che ormai l’utilizzo del casco in bicicletta è una pratica di uso comune per tutti (e se non lo è ancora per voi, dovrebbe diventarlo), esiste in effetti una categoria di caschi che, per struttura, livello di sicurezza e perfino estetica, possono essere scelti dalle appassionate della bici sia per un uso quotidiano urbano sia per andare a pedalare durante un’uscita estiva con amici e parenti nel weekend.

«Le caratteristiche principali di un casco di cui si dovrebbe tenere conto al momento dell’acquisto sono la sicurezza che ovviamente è la priorità ma anche il comfort, l’aerazione e la leggerezza», esordisce Elena Cislaghi.

«Un casco urban ha linee e colorazioni più eleganti e meno aggressive di quelli per la MTB o per le bici da strada ma deve garantire gli stessi livelli di sicurezza e una certa facilità d’uso, dovendo indossarlo e toglierlo con una certa frequenza», prosegue Graziana Antoci. «Il cinturino sotto al mento dovrebbe aprirsi e chiudersi agevolmente, magari con il solo uso di una mano».

Esistono anche caschi telescopici veramente di tendenza che si richiudono su sé stessi, occupando meno spazio e potendo essere riposti nelle borse o in un cassetto della scrivania, ma per un’uscita in MTB è meglio ripiegare su modelli e forme classiche, supercollaudate.

Come riconoscere quindi un casco sicuro?

La struttura interna di nove caschi su dieci è realizzata con una schiuma di polistirene espanso sinterizzato ad alta densità, altrimenti detta EPS, pensata apposta per assorbire gli eventuali impatti e proteggere la testa. In negozio ti potrebbe capitare di vedere alcuni caschi che non hanno questa tradizionale struttura interna nera ma che invece presentano una calotta “a nido d’ape”.

È fatta di uno speciale materiale sintetico, ancora più efficace, ribattezzato koroyd. Ovvero un materiale tecnico, tanto leggero e traspirante quanto costoso, che non è ancora facile trovare tra i caschi urban. Un’ottima garanzia di sicurezza è invece quel bollo giallo che molti caschi riportano all’altezza della nuca con la scritta MIPS: indica la presenza, all’interno della calotta, di un guscio di plastica tanto sottile quanto determinante che, in caso di impatti non frontali ma obliqui (quelli più pericolosi per il cervello), permette alla testa di ruotare dentro al casco di circa 1.5 cm assorbendo gran parte della forza del colpo. Funziona anche con i caschi da sci e quelli da moto.

La scocca esterna dei caschi è invece in policarbonato ed è più o meno uguale per tutti e meno cruciale per la sicurezza.

Comodità e aerazione

Non è cosa scontata affermare che ognuno di noi “ha la propria testa”. Ce ne siamo accorti anche eseguendo questo Lab: ci sono caschi validissimi che però, pur potendone regolare la calzata con la classica rotella che si trova dietro la nuca, possono non essere adatti alla forma del nostro cranio. È capitato anche a noi.

Al di là del fatto che ogni casco vada provato, il comfort è dato da quella sottile imbottitura che si trova all’interno e che assorbe il sudore, oltre che dal numero e dalle dimensioni delle prese d’aria che, quando fa caldo, possono fare la differenza: una testa fresca e ben ventilata ragiona meglio, è più vigile lungo la strada e magari ti permette di arrivare in ufficio con i capelli ancora a posto, non madidi di sudore.

Qualunque sia il casco, è importante controllare che sia dotato del marchio CE (Comunità Europea) che ne garantisce la conformità alle regole di sicurezza vigenti. Una curiosa riflessione va fatta per le donne che raccolgono i capelli lunghi: non sono ancora stati inventati (ma alcune aziende ci stanno lavorando) i caschi da bici con un’apertura posteriore, dove far passare la coda di cavallo. Fino ad allora ci sarà sempre bisogno di fare una coda molto bassa, che non dia troppo fastidio spingendo sulla parte posteriore del casco.



BOLLE’ ECO REACT MIPS

Le nostre tester lo hanno definito “stabile e avvolgente”, qualità tutt’altro che secondarie in un casco di questo genere. La linea è sportiva ma anche piacevolmente femminile, soprattutto nei colori bianco e pastello in cui è proposto (noi lo abbiamo provato azzurro). È dotato del sistema MIPS che ne aumenta la sicurezza e si fa notare per la visiera in sughero “sostenibile”, con bordo catarifrangente.

Buona aerazione e regolazione posteriore, risulta adatto anche all’uso delle bici gravel che oggi vanno tanto di moda. Esiste anche una versione “Halo” dotata di segnali luminosi ad un prezzo superiore, utile per chi ama pedalare anche con il buio.

SMITH EXPRESS MIPS

Pratico, con una visierina removibile in grado di proteggere gli occhi dal sole e dalle gocce di pioggia. Il casco Smith Express si fa preferire per le linee minimal (ricorda i caschi da skateboard), per la presenza del già citato MIPS e per quella di una grossa luce rossa posteriore (è possibile scegliere tra tre diverse intermittenze ed è caricabile grazie ad una porta USB) che vi renderà molto visibili durante le pedalate estive dopo cena, su strada o su pista ciclabile.

La sua vestibilità è stata definita buona, la ventilazione discreta (le prese d’aria sono ridotte al minimo) mentre il sistema di allacciatura è semplice, rapido e istintivo.

LIMAR AIR STAR

Il modello Air Star della Limar? Ha una linea piuttosto aerodinamica che tradisce le sue origini sportive, ha il MIPS e ben 19 prese d’aria per la ventilazione. Una delle due tester lo ha descritto come “supercomodo”; merito anche del sistema di regolazione molto preciso che rende la calzata perfetta.

Peraltro, la rotella sulla nuca include anche una luce rossa integrata di sicurezza. L’altra tester, che porta i capelli lunghi, ha fatto notare quanto la linea alta del design le consenta di tenere comodamente la coda di cavallo. La peculiarità è il peso: i suoi 230 grammi (nella taglia M) lo rendono il casco di gran lunga più leggero tra tutti quelli testati.

JULBO ITINERAIRE EVO

Questo casco urban presenta molte novità in fatto di design: leggero, elegante e sofisticato, con una serie di luci LED integrate e dettagli riflettenti nel lato posteriore per garantirsi di essere ben visibili al buio. Inoltre, ha una nuova grande visiera mobile, compatibile con un paio di occhiali da vista, da alzare o abbassare al bisogno, ma occorre abituarsi ai suoi bordi, che all’inizio danno la sensazione di limitare la visione laterale.

Infine, c’è bisogno di una certa manualità per imparare a gestire la chiusura magnetica con due sole dita. Il casco ha una buona vestibilità e un’ottima ventilazione, data da ben venti prese d’aria.

Tester Lab: Elena Cislaghi, membro di Brontolo Bike, partecipa al Gran Fondo Amatoriale e pedala tutti i giorni; Graziana Antoci, presidente dell’Associazione Ciclistica GC’ 95 Novara, è esperta di gravel.


















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